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Rapporto Crea Sanità 2023, il sindacato infermieri: “Un incubo che prende forma sotto i nostri occhi”

01/02/2023 15:28

Carenza infermieri in Italia, “Una drammatica inadeguatezza degli organici infermieristici, che si aggrava ogni giorno di più, tanto da delineare un gap profondo con le altre nazioni del Vecchio Continente”. E’ in sintesi il commento di Antonio De Palma, Presidente Nazionale del sindacato nazionale Nursing Up, alla pubblicazione del Rapporto Crea Sanità 2023. (Continua a leggere dopo la foto)

Carenza infermieri in Italia, la triste fotografia scattata dal Rapporto Crea Sanità 2023

La fotografia scattata dal rapporto non riguarda solo la cronica carenza infermieri in Italia, ma anche la loro situazione professionale. “Come se non bastasse – osserva De Palma – gli infermieri in Italia hanno retribuzioni decisamente inferiori rispetto alla maggior parte degli altri colleghi europei, che non sono certo commisurate all’enorme competenza di una professione che, paradossalmente, trova sempre più collocazione in contesti sanitari di altre nazioni. Questo accade dice il presidente di Nursing Up, “dal momento che una condizione di disagio profondo sfocia in fughe legittime, verso realtà che offrono riconoscimenti economici degni di tal nome, crescita professionale, possibilità di scatti di carriera, formazione interna”.

“La triste realtà a cui facciamo riferimento – incalza De Palma – è quella di un sistema sanitario italiano profondamente malato, che ‘soffre le pene dell’inferno’ anche e soprattutto perché vive una situazione di profondo disagio e di una crescita a rilento legate a un finanziamento pubblico che si ferma al 75,6% della spesa, giudicato da più parti  come insufficiente e non in linea con le necessità di pazienti e operatori sanitari, ed  aprendo la strada ad un profondo gap rispetto alla media Ue che si assesta all’82,9%.”

carenza infermieri in italia

“Alla Sanità italiana mancano 50 milioni di euro”

Sono questi i contenuti a dir poco inquietanti del Rapporto Crea Sanità 2023, che in particolare, nell’evidenziare la situazione economico-contrattuale degli infermieri, “quella che più ci riguarda da vicino, assume i contorni di un incubo, di un brutto sogno dal quale vorremmo svegliarci prima possibile”, afferma il presidente di Nursing Up.

“Non ci sorprende il leggere che alla sanità italiana manca all’appello un ulteriore finanziamento di 50 milioni di euro per avere un’incidenza media sul PIL analoga agli altri paesi dell’Ue”, aggiunge. “Scavando nel profondo, andiamo a scontrarci con dati che non sono più preoccupanti e allarmanti di come lo erano già qualche anno fa, denunciati a gran voce nei nostri comunicati stampa, ma adesso sono diventati l’anticamera di quello che sembra l’orlo di un abisso”.

“Appena qualche giorno fa – sottolinea De Palma – nell’evidenziare l’assurda disparità nelle retribuzioni tra i medici e le altre professioni sanitarie del comparto, sollevavamo il retorico interrogativo relativo alla mancanza di camici bianchi. Ebbene il Rapporto Crea, sulla medesima scia dei dati Ocse, mette in luce che, in termini di numero di medici che praticano attivamente la professione, il nostro Paese, secondo anche i dati OECD, è in cima alle graduatorie europee: nel 2018 operano in Italia 4,06 medici per 1.000 abitanti contro 3,17 in Francia ed i 2,84 nel Regno Unito. La Spagna ha un valore simile all’Italia (4,0), mentre in Germania si registrano 4,3 medici per 1.000 abitanti. Ben diverso il caso del personale infermieristico attivo, per il quale nel nostro Paese si registra un tasso di gran lunga inferiore alla media europea”.

“Nel 2018 –  conclude – in Italia operavano 5,5 infermieri per 1.000 abitanti contro i 7,8 del Regno Unito, i 10,8 della Francia ed i 13,2 della Germania. Solo la Spagna si attestava a un tasso simile al nostro, pari a 5,8 ogni 1.000 abitanti. Nel 2022 i dati Ocse segnano un flebile passo in avanti del nostro Paese a 6,2 infermieri ogni 1.000 abitanti, ma nel frattempo anche gli altri Paesi sono cresciuti, vedi Regno Unito salito a 8.2. Rimane quindi inalterato il nostro gap di 2 punti rispetto alla media”.C’è di più nel caso dell’Italia, visto che la carenza di infermieri è destinata ad allargarsi oltre il numero di 320.000, usando come riferimento la popolazione over 75, la più bisognosa di assistenza.

“E’ chiaro che in un Paese come il nostro, proiettato verso l’inesorabile invecchiamento, il fabbisogno di operatori sanitari legato alle necessità dei soggetti fragili, afflitti da tante potenziali patologie, aumenta in modo vertiginoso.E non è finita, perché se paghiamo dazio  per quanto concerne la solidità economica di quello che somiglia sempre di più ad un fragilissimo castello di sabbia, siamo sempre più alle prese con una voragine di professionisti mai sanata alla radice”.