Carlo Verdone, protagonista della cover di Vanity Fair, in edicola dal 29 gennaio, si è raccontato in un’intervista rilasciata al vicedirettore Malcom Pagani. A 40 anni da Un sacco bello e poco prima dell’uscita in sala del suo nuovo film Si vive una volta sola, il regista romano ha voluto fare una sorta di bilancio della propria esistenza, mettendosi a nudo e parlando soprattutto dei momenti difficili. E ci sono stati, non sono stati neppure pochi: «La mia vita non è stata una passeggiata».
Carlo Verdone si mette a nudo: «La mia vita non è stata una passeggiata»
Non c’è rosa che non abbia le spine, non c’è una casa dove non ci sia un problema. Allo stesso modo non c’è persona che non abbia sofferto. Un periodo buio Carlo Verdone lo ha vissuto quando ha dovuto fare i conti con la malattia della mamma: «Quando mia madre si è ammalata di una sindrome neurologica rara e spietata per me furono quattro anni di merda. Era la persona a cui volevo più bene al mondo, la vedevo sfiorire e il solo guardarla mi faceva disperare. Era arrivata a pesare 39 chili. Con la tristezza e il cuore rotto, dovevo continuare a far ridere e la scissione era brutale» – ha raccontato il noto regista – Durante il giorno giravo Acqua e sapone e al tramonto tornavo da lei. Nuotare tra Natasha Hovey, la Sora Lella, Padre Spinetti e il dolore reale fu un’esperienza tremenda. Stavo perdendo mia madre e mi ricordo che faticavo a perdonarmi perché desideravo morisse il prima possibile. Non si poteva vedere una persona ridotta così. Non si poteva accettare di sapere che soffrisse così tanto».
Dalla malattia della madre alla separazione dalla moglie Gianna Scarpelli
Tra i momenti tristi anche la separazione dalla moglie Gianna Scarpelli: «Il giorno in cui io e Gianna andammo in tribunale per le pratiche mi presentai senza legale. Il giudice era sconvolto: “Ma lei non ha un avvocato?”. Implicitamente mi stava dicendo: “Guardi che sua moglie vincerà su tutta la linea”. Lo anticipai: “Decida lei, per me non è cambiato niente”. Fu brutto, ma Gianna si dimostrò speciale. Accettai ogni decisione senza fiatare e poi alla fine della liturgia lei si avvicinò: “Che fai quest’estate? Parti? Hai programmi?”. Allargai le braccia. “Cosa vuoi che faccia?”. “Io vado in Sardegna con i bambini, se non hai niente da fare vieni, loro saranno contenti”. Aveva già prenotato una stanza perché sapeva che le avrei detto di sì. Fu una cosa molto bella».
Carlo Verdone nelle sale con Si vive una volta sola: «È una storia d’amicizia»
Carlo Verdone torna nelle sale il 26 febbraio 2020 con Si vive una volta sola, film, girato tutto in Puglia. Nel cast, oltre all’attore e regista romano, Anna Foglietta, Rocco Papaleo e Max Tortora. Tutti medici: «Eccellenti in sala operatoria», dice Verdone, «quanto miserabili nella vita». Per la ventisettesima opera sua il 69enne ha deciso di tornare a vestire i panni di un dottore. Parlando di Si vive una volta sola l’attore ha ammesso non senza una punta di malinconia: «È una storia di amicizia e quando mi sono trovato a scrivere con Giovanni Veronesi ho pensato soprattutto a loro. Agli amici perduti. Ai rapporti che quando avevo vent’anni credevo fossero indissolubili. Eterni. L’amicizia era veramente importante. Condividevamo le stesse passioni: lo studio, il cineclub, la musica, le cantine umide in cui recitare. Eravamo un gruppetto di 6 o 7 persone e non facevamo altro che stare insieme. A volte qualcuno si fidanzava con la compagna di quello con il quale il rapporto era ormai logoro. Ma non c’era né gelosia né rabbia. Dicevi: “Vabbè, m’è andata male, però se è felice con lui va bene così”».