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Caso Vannini, l’avvocato della famiglia: «Ora può succedere di tutto»

10/02/2020 11:21

«Il 7 febbraio si è completamente riaperta una porta, quindi può succedere di tutto. Le motivazioni della sentenza della Cassazione saranno fondamentali». Celestino Gnazi, avvocato della famiglia Vannini, ha parlato a Radio Cusano Campus del caso del giovane bagnino ucciso in casa della fidanzata a Ladispoli, dopo la sentenza della Cassazione che ha annullato la sentenza d’appello disponendo un nuovo processo per Antonio Ciontoli.

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Caso Vannini: «E’ un turbine questa vicenda e i genitori ne sono avvinti»

«E’ come se fosse successo ieri – ha affermato Gnazi – Il tempo tende a sminuire, in questo caso no. Questo può dipendere da tanti motivi, ma certamente dipende anche dal senso angoscioso di ingiustizia che la famiglia ha subito. E’ un turbine questa vicenda e i genitori ne sono avvinti come se fosse il primo momento. C’era una generalizzata sensazione che la vicenda dal punto di vista giudiziario si sarebbe chiusa il 7 febbraio, però noi ci credevamo e abbiamo fatto bene. Chi ha assistito al processo in Cassazione ha trovato dei giudici che sapevano perfettamente tutto, conoscevano gli atti, la rappresentante della Procura generale era assolutamente preparata, partecipe».

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«E’ stato un processo in un tribunale che ti dava la sensazione che c’era partecipazione, conoscenza – aggiunge il legale dei Vannini – Giudici di quel livello non si fanno certo influenzare dall’esterno, è chiaro che la pressione mediatica ha acceso i riflettori su questa vicenda che è particolare perché c’è anche un binario morale. Sotto il profilo giuridico la soluzione secondo me è assolutamente corretta, è quella che mi ero prefigurato fin dall’inizio della vicenda».

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«C’è stato un ritardo enorme nei soccorsi»

«E’ stato esploso un colpo di pistola – dice Gnazi – non ci sono elementi seri per dire che fosse omicidio volontario, c’è stato un ritardo enorme nei soccorsi, la conclusione è stata che a mio avviso non avremmo mai avuto la prova di chi aveva sparato e di come era successo, certamente si era subito percepito che quel ritardo nei soccorsi aveva determinato la morte del ragazzo e dunque l’omicidio era lì, nel periodo successivo allo sparo, in quella falsità, in quelle mendacità che si sono verificate tra lo sparo e i soccorsi. Nel processo c’erano da subito tutte le prove, a mio avviso sono state lette in modo inadeguato nei giudizi precedenti, certamente quello di secondo grado. Il 7 febbraio si è completamente riaperta una porta, quindi può succedere di tutto. Le motivazioni della sentenza della Cassazione saranno fondamentali. Con le motivazioni avremmo le istruzioni per l’uso». >> Tutto sul caso Vannini