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Catania, morta malata di leucemia: «Doveva iniziare terapia a Bergamo, ma il Covid-19 lo ha impedito»

02/04/2020 15:04 - Aggiornamento 02/04/2020 15:06

Non ce l’ha fatta Marilù Rascunà, mamma siciliana di 42 anni, malata di leucemia, che avrebbe dovuto cominciare un protocollo sperimentale per la rara forma che l’aveva colpita. Si è spenta il 30 marzo scorso. Su ‘Fanpage’, che aveva promosso la raccolta fondi per dare avvio alla terapia che avrebbe potuto salvarla, pubblicata la testimonianza della sorella Samanta: «Dovevamo partire per Bergamo, ma poi a causa dell’emergenza Coronavirus l’ospedale ci ha bloccato. Voglio ringraziare comunque tutti quelli che ci hanno aiutato».

Catania, morta malata di leucemia: «Doveva iniziare terapia a Bergamo, ma il Covid-19 lo ha impedito»

È morta Marilù Rascunà, che da tre anni combatteva contro la leucemia linfoblastica acuta del tipo Philadelphia. La donna, che ha lottato fino alla fine, lascia tre figli. «All’inizio di dicembre Marilù ha cominciato a peggiorare, sapevamo che di lì a poco la malattia avrebbe raggiunto la soglia del 5%, ovvero il livello richiesto dal protocollo per dare inizio alla terapia», ha raccontato la sorella Samanta a ‘FanPage’. «Quando abbiamo chiamato l’ospedale di Bergamo ci hanno rifiutato. Non so come sarebbe andata se ci avessero lasciato salire al Nord per ricoverare Marilù, so solo che è morta tra sofferenze atroci per un’ascite. La malattia aveva colpito il fegato e lei si è spenta con livelli di bilirubina altissimi e la pelle completamente gialla», ha proseguito la donna. «Nonostante tutto voglio ringraziare dal profondo del cuore quelli che hanno partecipato alla raccolta e ci hanno aiutato: grazie. Purtroppo non abbiamo fatto in tempo».

malata leucemia

Addio a Marilù: le parole della sorella Samanta e del marito Bruno

Altrettanto forti le parole del marito della 42enne, Bruno: «Era il gennaio 2017 quando le è stata diagnosticata la malattia. Siamo andati al pronto soccorso perché lei si sentiva molto stanca e lamentava forti dolori alle ossa, soprattutto alle spalle e alla clavicola. Le hanno fatto una serie di analisi che hanno confermato che si trattava di leucemia linfoblastica acuta del tipo Philadelphia positiva, aveva i bianchi a 40mila. È stata ricoverata nel gennaio successivo e ha fatto chemioterapie per sei mesi, fino a giugno, quando ha fatto il trapianto, grazie alla sorella, compatibile al 100 per 100». Poi il tiro mancino del destino: «A settembre abbiamo scoperto, dopo accertamenti di controllo, che aveva avuto una recidiva. Ha cambiato terapia, sembrava stesse meglio, ma poi di nuovo una recidiva», ha concluso affranto il marito di Marilù, malata di leucemia.

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