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Addio a Cesare Romiti, è morto lo storico manager Fiat

18/08/2020 10:09 - Aggiornamento 18/08/2020 10:17

Cesare Romiti morto, addio allo storico manager Fiat. Con Cesare Romiti, spentosi questa mattina nella sua casa di Milano a 97 anni compiuti lo scorso giugno, scompare un pezzo di storia italiana del secondo dopoguerra.  (segue dopo la foto)

Cesare Romiti morto

Cesare Romiti morto: se ne va un pezzo di storia dell’economia italiana

Legatissimo a Enrico Cuccia, storico banchiere di Mediobanca, dopo aver ricoperto diversi incarichi, nel 1974 entra in Fiat divenendone prima amministratore delegato e poi presidente. Ed è alla Fiat, che lascia nel 1998 al compimento dei 75 anni, che il nome di Romiti restaindissolubilmente legato.

Da amministratore delegato, in un primo momento in convivenza con Carlo De Benedetti e Umberto Agnelli, su spinta di Cuccia, nel 1980 ne diventa timoniere assoluto. Sono quelli anni difficili per l’economia italiana e anche l’industria dell’auto ne risente, perdendo occupati.

La marcia dei Quarantamila e il rapporto con l’Avvocato Agnelli

Nel 1980 Fiat annuncia il licenziamento di 14mila occupati. Mirafiori, storico stabilimento torinese del gruppo, viene occupato. Gli scioperi che ne seguirono portarono alla storica marcia dei quarantamila che vide i colletti bianchi sfilare per le vie del capoluogo piemontese. Con Giovanni Agnelli per 25 anni si dettero sempre del ‘lei’, in pubblico come in privato, e per tutto il funerale dell’Avvocato, Romiti restò in piedi nel Duomo di Torino, una decisione che lui stesso spiego’, dieci anni dopo, in un’intervista al Corriere della Sera ”era il mio modo di rendergli omaggio”.

La biografia

Romiti era nato a Roma il 24 giugno del 1923. Figlio di un impiegato delle Poste, secondo di tre fratelli, si diploma ragioniere, si laurea a pieni voti in scienze economiche e commerciali studiando di notte e lavorando di giorno per mettere insieme qualche soldo dopo la morte del padre avvenuta a soli 47 anni. Nel 1947 lavora per il Gruppo Bombrini Parodi Delfino, azienda di Colleferro, di cui assumerà la carica di direttore finanziario affiancando Mario Schimberni, suo ex
compagno di classe, che si occupa invece di amministrazione e controllo di gestione.

Nel 1968, sempre a Colleferro, ricopre la carica di direttore generale nella Snia Viscosa dopo la fusione con la sua ex azienda. E proprio per seguire da vicino questa fusione, frequenta a Milano gli uffici di Mediobanca, facendo una buona impressione ad Enrico Cuccia. Due anni più tardi l’Iri lo nomina direttore generale prima e amministratore delegato poi della compagnia aerea Alitalia. Lavora per un breve periodo (1973) alla Italstat, azienda che lascia per approdare, sponsorizzato da Cuccia, al gruppo Fiat nell’ottobre del 1974, quindi nel periodo della crisi petrolifera. Nel 1976 diventa amministratore delegato in un triumvirato con Umberto Agnelli (lo stesso anno eletto senatore della Dc in un collegio romano) e Carlo De Benedetti (resta alla Fiat solo tre mesi).

Nella casa automobilistica ottiene i pieni poteri nel 1980, quando i due fratelli Agnelli, Gianni e Umberto, vengono convinti da Mediobanca a passare la mano per evitare il peggio e ricopre anche il ruolo di presidente (1996-1998) succedendo a Gianni Agnelli. >> Tutte le breaking news