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Che cos’è la Sindrome di Obelix

05/03/2020 10:54

Che cos’è la Sindrome di Obelix? Questa è la domanda che vale ben 70 mila euro nel noto programma televisivo Chi vuol essere milionario. Tra i vari quesiti improbabili questo ha fatto molto scalpore. Sembra che fino a quel momento fossero in pochi a sapere di cosa si trattava. Si tratta di una sindrome ispirata al noto personaggio dei cartoni animati di cui sembrano molto affetti i paesi Francofoni.

sindrome di obelix

Sindrome di Obelix

La Sindrome di Obelix consiste nel dichiarare di pesare qualche chilo in meno rispetto alla realtà. E’ questa la risposta che ha dovuto affrontare la concorrente di Chi vuol essere milionario. Sono molte le persone che dichiarano di pesare alcuni chilogrammi in meno rispetto al loro peso reale. Nei Paesi francofoni questo tipo di indulgenza con se stessi viene chiamata “Sindrome di Obelix”, visto che il celebre personaggio della serie Asterix che rispondeva a chi gli faceva notare il suo sovrappeso: “Grasso io? No. Sono solo un po’ cresciutello”.

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Chi mente di più

Secondo una ricerca condotta dall’Institut de veille sanitaire sulle risposte di 629 cittadini francesi, quasi tutti si dichiarano più alti e magri (circa 1,05 chili in meno per il peso e di 0,79 centimetri di altezza in più) di quanto non siano. Sembra ci siano alcune fasce d’età più predisposte alla bugia. Bara di più chi ha tra i 55 e i 74 anni, mentre la fascia 35-54 sembrerebbe più sincera. Non finisce qui perché i medici hanno stimato che lo scarto tra il vero peso e quello dichiarato sarebbe stato ancora più grande se prima non avessero avvertito le persone che sarebbero state poi effettivamente pesate. Ciò che lascia un po’ senza parole è che nonostante siano stati avvertiti di questo dettaglio, hanno comunque deciso di mentire.

Nonostante questo l’obesità non è un problema che va preso alla leggera. Proprio da Obelix prende infatti il nome un progetto internazionale di ricerca sulle cause dell’obesità e il suo legame con alcuni inquinanti con i quali i bambini verrebbero in contatto già nella prima infanzia (per esempio gli ftalati, le diossine e il bisfenolo A).