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Chi è lo studente di Bologna arrestato e torturato in Egitto

09/02/2020 09:56 - Aggiornamento 09/02/2020 14:12

Patrick George Zaki, attivista egiziano di 27 anni che frequenta il master in Studi di genere dell’Università di Bologna, è stato fermato giovedì scorso all’aeroporto de Il Cairo mentre rientrava nella sua città natale, Mansoura. Lo studente è stato arrestato dalle autorità egiziane e, stando a quanto riferito dai legali che lo hanno incontrato alla Eipr, Egyptian Initiative for Personal Right, associazione cui Patrick fa capo, sarebbe stato “picchiato, sottoposto a elettroshock, minacciato e interrogato su diverse questioni legate al suo lavoro e al suo attivismo”. E in un attimo sembra di tornare indietro di quattro anni, quando fu rapito Giulio Regeni.

studente arrestato

Studente dell’Università di Bologna arrestato in Egitto

Prima arrestato, poi trasferito in una struttura di detenzione a Mansoura a 120 chilometri dalla capitale egiziana, dove le autorità della Procura di Mansoura sud hanno deciso di trattenerlo per altri 15 giorni mentre proseguono le indagini. Secondo quanto riportato, l’arresto è avvenuto in esecuzione di un ordine di cattura emerso nel 2019, del quale Zaki non era a conoscenza anche perché, come ha spiegato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, “aveva lasciato il suo Paese ad agosto 2019 per iniziare gli studi e questo è il suo primo rientro in Egitto”.

Con le accuse di “diffusione di notizie false, promozione del terrorismo e diffusione di dichiarazioni che disturbano la pace sociale”, per lui è stato disposto un fermo di 15 giorni. Ora Eipr chiede “l’immediato rilascio di Patrick George Zaki” e la fine di “continue minacce e detenzioni arbitrarie a professionisti dei diritti umani, membri di gruppi di società civile e giornalisti. Da ottobre 2019 sei membri dello staff Eipr sono stati temporaneamente detenuti e interrogati, anche per due giorni in un caso, come parte di operazioni illegali di ricerca di individui percepiti come politicamente attivi”. Zaki, secondo quanto riportato da altri attivisti, è stato anche manager della campagna presidenziale di Khaled Ali, uno degli oppositori del presidente Abdel Fattah al-Sisi.

studente arrestato

Egitto, studente arrestato in aeroporto per il suo attivismo

Stando alle ultime ricostruzioni, ieri Zaki è comparso “davanti a un pubblico ministero di Mansoura, dove è stato interrogato fino al tardo pomeriggio”, spiegano da Eipr. A rendere nota la notizia è stato un tweet del portavoce di Amnesty International, che sul suo profilo ha pubblicato: “Le autorità egiziane hanno confermato l’arresto dell’attivista Patrick George, studente del Master Gemma di Bologna. Scomparso per alcune ore all’arrivo al Carino, si trova ora agli arresti nella città natale di al Mansoura. Rischio di detenzione prolungata e tortura”.

La notizia è arrivata subito all’attenzione della Farnesina: il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, infatti, la sta seguendo scrupolosamente tramite l’ambasciata del Cairo. Dopo il Caso Regeni, che ha creato un precedente non indifferente, ora ogni precauzione è più che necessaria: le due storie, infatti, sembrano in qualche modo assomigliarsi. Senza escludere che possa essere stato sottoposto a trattamenti disumani e lesivi dei diritti umani anche in carcere, secondo Noury è fondamentale “aver fatto questo ‘rumore’ su Patrick George Zaky. E’ una deterrenza per chi pensa che nessuno nel mondo sappia cosa succede e che quindi crede di poterlo trattare come gli pare, come accaduto con Giulio”, ha detto infatti all’Ansa Riccardo Noury, riferendosi all’allarme lanciato per l’arresto del ricercatore egiziano e alla sorte di Regeni, torturato e ucciso in Egitto nel 2016.

Zaki, lo studente egiziano arrestato per “istigazione al terrorismo”

Era il 2018 quando Zaki, ai microfoni dell’agenzia Dire, spiegava che “L’Egitto non è affatto un Paese stabile, né dal punto di vista socio-economico, né delle libertà fondamentali. La gente non trova lavoro, il costo della vita continua ad aumentare e il governo fa di tutto per limitare gli spazi del dissenso”. Con il suo arresto, ora l’Egitto “mostra una volta di più la spietatezza della sua dittatura. Si tratta dell’ennesimo schiaffo che il nostro Paese riceve da un regime disumano e rappresenta un’ulteriore dimostrazione che l’Egitto non ha intenzione di collaborare con l’Italia per fare finalmente chiarezza sulla tragica fine di Giulio; e anzi si accanisce contro chiunque solidarizzi o si avvicini alla storia di Giulio Regeni”, spiegano gli studenti del Master Gemma di Bologna tramite Adi, l’associazione dei dottorandi e dottori di ricerca in Italia.

E in un attimo non si chiede più solo verità per Giulio Regeni: “Uniamo la nostra voce a quella della famiglia Regeni nel chiedere al Governo di inserire l’Egitto nella lista dei Paesi non sicuri e di richiamare l’ambasciatore italiani in Egitto per consultazioni”.