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Coronavirus nome, perché si chiama COVID-19?

12/02/2020 15:17 - Aggiornamento 12/02/2020 15:22

Ha finalmente un nome il Coronavirus partito lo scorso dicembre dalla città di Wuhan che sta terrorizzando il mondo intero. Si chiama COVID-19. A darne l’annuncio il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus. A sei settimane di distanza dal primo caso riscontrato nel capoluogo della provincia di Hubei, nella Cina Centrale, si è riusciti a dare una denominazione all’epidemia che finora ha determinato 1.113 vittime. Oltre 44mila casi di contagio. La maggior parte nei dintorni della città focolaio.

Coronavirus

Perché il Coronavirus si chiama COVID-19?

COVID-19 questo il nome di questo specifico tipo di Coronavirus. Il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus ha spiegato nel corso di una conferenza stampa i motivi per cui sono state scelte proprio queste lettere. -CO sta per coronavirus, -VI per virus, -D per ‘disease’, che in italiano si può tradurre con qualcosa tipo «malattia»; 19, proprio perché è stato individuato nel 2019, sul finire dello scorso anno. Dare un nome era un fatto necessario, proprio per evitare fraintendimenti. Come spiega chiaramente Ok Salute e Benessere stavolta le autorità competenti hanno scelto una denominazione che non contesse alcuna indicazione geografica, come invece era successo ad esempio con la MERS, che sta per Middle East respiratory syndrome, sindrome respiratoria mediorientale. Non è semplice dare un appellativo, un’operazione tutt’altro che banale. Difatti l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha un vero e proprio protocollo a cui gli scienziati devono attenersi. Il nome non deve contenere riferimenti a stati, comunità e non può essere neppure quello di una persona o di un animale per evitare episodi di razzismo. In passato ci sono stati casi spiacevoli, si pensi soltanto alla già citata MERS, ma anche all’influenza suina.

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L’attuale epidemia di COVID-19 colpisce le basse vie respiratorie: terzo caso di ‘spillover’

Come qualcuno di voi saprà all’inizio i medici si riferivano al coronavirus con il nome di 2019-nCoV, il quale però sin da subito era risultato troppo complicato, quasi impronunciabile in diverse lingue. Il rischio? Quello di banalizzare e chiamare il virus di Wuhan semplicemente ‘Coronavirus cinese’, una denominazione impropria che poteva e può creare ancora adesso più di qualche inconveniente alla popolazione locale. L’attuale epidemia di COVID-19 colpisce le basse vie respiratorie ed è il terzo caso, in soli due decenni, di spillover (il meccanismo biologico per cui un virus riesce a passare da una specie ad un’altra) di un coronavirus animale che arriva all’uomo causando una grave epidemia. I ricercatori concordano nel dire che si tratta di un virus fratello dei coronavirus responsabili di sindrome respiratoria acuta (SARS-CoVs).

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