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Coronavirus Italia, Silvio Brusaferro (Iss): «Non mi sento di fare paragoni con l’influenza»

02/03/2020 09:55

Margherita De Bac de Il Corriere della sera ha intervistato Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità, che si è detto ottimista sull’efficacia delle misure di contenimento messe in atto nel nostro paese per contenere il Covid-19. L’ultimo bollettino parla di 1.577 i casi di coronavirus in Italia, con 83 guariti e 34 decessi. Ma i morti in realtà sono 7 in più: la Lombardia ne ha certificati 31 rispetto ai 24 precedentemente indicati, per un totale di 41.

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Coronavirus Italia, Silvio Brusaferro (Iss): «Non mi sento di fare paragoni con l’influenza»

«Alla fine della settimana capiremo se e quanto le misure di contenimento messe in campo hanno rallentato l’epidemia. Ci attendiamo risultati positivi, sono ottimista. Chiediamo collaborazione a tutti i cittadini. Il loro aiuto è importante per interrompere la catena di infezioni», ha spiegato Silvio Brusaferro, professore ordinario di Igiene e medicina preventiva, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, che ieri dopo un mese faticoso, è tornato ad Udine dalla sua famiglia. Il rientro a casa del dottore lo possiamo prendere come un segnale positivo? In realtà il soggiorno privato è durato giusto poco ore. «Con i virus non si può mai stare sereni. Noi abbiamo fatto tutto il possibile. Prima di 10-14 giorni dall’avvio degli interventi di contrasto e della creazione delle zone rosse non possiamo però valutare l’efficacia di questa sorta di cintura costruita attorno ai focolai in Lombardia e Veneto. I casi che vediamo moltiplicarsi in questi giorni riguardano infezioni contratte probabilmente prima che ci organizzassimo», ha chiarito il presidente dell’Istituto Superiore della Sanità, che ha aggiunto: «L’aumento esponenziale, circa 1.700, era atteso Abbiamo prefigurato una serie di scenari, anche i peggiori, per essere pronti. Se, come speriamo, dal fine settimana la curva scenderà, significa che abbiamo lavorato nella giusta direzione. Insomma credo che ce la stiamo giocando bene. Gli operatori sanitari fanno miracoli. Grazie a loro per tutti i sacrifici».

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«In Italia capiremo tra 7 giorni se le misure di sicurezza hanno funzionato»

Non sono pochi a sostenere che il Coronavirus sia arrivato in Italia già nella seconda metà di gennaio, prima della sospensione dei voli diretti da Wuhan. «Siamo concentrati sull’assistenza da dare ai malati e parallelamente stiamo ricostruendo la catena dei contagi. I Paesi dell’Europa ci guardano con molta attenzione, per loro siamo un modello visto che gli stessi problemi potrebbero toccare anche loro. Per ora non ci sono elementi sufficienti in base ai quali abbozzare il viaggio in Italia del coronavirus», ha spiegato Silvio Brusaferro, che ha descritto poi nel dettaglio in che condizioni in cui versano i pazienti contagiati dal coronavirus«Il 4-5% dei malati sono in terapia intensiva e richiedono un grosso impegno assistenziale. Il 10-20% hanno bisogno di ricovero e ne escono agevolmente, senza riportare danni, a meno che non soffrano di altre patologie che complicano la ripresa. La stragrande maggioranza delle persone positive restano in quarantena domiciliare con sintomi lievi come la congiuntivite, o addirittura senza sintomi. Significa che viene prescritta una vita socialmente ritirata e che sono controllati dai dipartimenti di prevenzione della Asl. Un monitoraggio stretto».

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Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità: «Coronavirus? Basta tenersi un po’ più lontani»

Senza inutili allarmismi il professore ha proseguito: «È più impegnativa dell’influenza in quanto siamo alle prese con un virus nuovo, non abbiamo farmaci specifici né vaccino. Le persone più fragili devono essere curate in terapia intensiva e il sistema sanitario è chiamato a grandi sforzi. Sta rispondendo bene, non sono pessimista. Non mi sento di fare paragoni con l’influenza. Però un dato è sotto gli occhi: nella stragrande maggioranza dei casi la Covid-19 passa naturalmente». Ribadita poi sul finale dell’intervista a Il Corriere della sera la distanza di sicurezza da rispettare: «Un metro. Le malattie respiratorie si trasmettono con le goccioline di tosse e starnuti di individui infetti, piccole particelle che si diffondono entro il raggio di un metro. Basta tenersi un po’ più lontani e si evita il contagio». 

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