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Coronavirus, trovata molecola che gli impedisce di replicarsi: la scoperta in Germania

21/03/2020 10:36

Si chiama “13B” la possibile arma in grado di bloccare il motore del virus sarscov2. Si tratta di una molecola che lega e inibisce l’enzima proteasi usato dal virus per replicarsi nelle cellule infettate. Una scoperta fondamentale. Gli studiosi sono riusciti ad individuare il bersaglio principale per colpire la struttura 3D del Covid-19. Quest’ultima sarà svelata finalmente grazie ai raggi x del sincrotrone Bessy di Berlino, che è riuscito a fotografarla. 

Coronavirus molecola

Coronavirus, trovata molecola che gli impedisce di replicarsi: la scoperta in Germania

Lo studio pubblicato su Science firmato da un gruppo internazionale guidato dall’università di Lubecca e dall’Helmholtz-Zentrum Berlin für Materialien und Energie, precisa che tutto questo consentirà di sviluppare nuovi farmaci efficaci che inibiranno la riproduzione del virus. Nello specifico il team tedesco, guidato dal virologo di fama mondiale Rolf Hilgenfeld, ha decodificato l’architettura della principale proteasi virale (Mpro o anche 3CLpro) di Sars-CoV-2. L’analisi 3D della proteasi ha aperto dunque una nuova strada per bloccare la riproduzione del Coronavirus. La riproduzione dettagliata ha permesso agli scienziati di vedere il Covid-19 come fosse un cristallo. L’analisi dell’architettura 3D della protesi, responsabile della replicazione, descritta su Science, è stata ottenuta grazie a tecnologie all’avanguardia. Testata in provetta su cellule di polmone umano colpite da coronavirus, la molecola 13B è subito entrata in azione. Dapprima sperimentata sui topi, come riporta RaiNews, ha dimostrato di non essere tossica e di poter essere somministrata per via inalatoria, depositandosi dopo 24 ore nei polmoni, che sono gli organi più colpiti dall’infezione.

Coronavirus molecola

Conoscendo la struttura 3D della protesi gli studiosi possono colpire al bersaglio il nemico

«Ora il nostro inibitore deve essere trasformato in un farmaco: per farlo avremo bisogno del supporto di una azienda farmaceutica, per avere le risorse per finanziare la sperimentazione clinica», ha spiegato il coordinatore dello studio Rolf Hilgenfeld. «Di sicuro ci vorranno anni prima che il nostro inibitore diventi un farmaco anti-coronavirus. Se tutto andrà bene, il prodotto sarà comunque disponibile per questa epidemia», ha precisato il ricercatore. Gli studi sulla molecola 13B rappresentano comunque un primo importante passo: così sarà più facile disegnare nuovi farmaci contro il coronavirus. Conoscendo, infatti, la struttura 3D della sua proteasi gli studiosi saranno capaci di colpire al bersaglio il nemico. 

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