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Coronavirus riapertura 4 maggio: cosa prevede la fase 2 e chi resta ancora chiuso

07/04/2020 10:09 - Aggiornamento 07/04/2020 10:16

Martedì 7 aprile 2020 – Coronavirus riapertura in Italia. Si lavora alla ripartenza del paese. L’avvio della fase 2, che prevede l’allentamento delle misure adottate dal Governo, passa per una data, il prossimo 4 maggio. Questo significa che tra meno di un mese si potrà tornare a passeggiare mano nella mano in pieno centro? Fare la spesa in un supermercato affollato? Smettere di fare gli esami universitari online? Assolutamente no, il ritorno alla normalità sarà graduale. Le regole sostanzialmente rimarranno le stesseun metro di distanza tra le persone, preferibilmente, con le mascherine nei luoghi pubblici. Anche perché resterà in vigore ancora a lungo il divieto di assembramento.

Coronavirus riapertura

Coronavirus riapertura 4 maggio: cosa prevede la fase 2 e chi resta ancora chiuso

L’ultimo decreto firmato dal premier Giuseppe Conte scade il 13 aprile. I prossimi giorni saranno utili per valutare l’andamento della curva epidemica e l’indice di contagio R0. Se questi ultimi andranno in calo, come gli scienziati si aspettano, potrebbero ripartire, subito dopo Pasqua, come riporta ‘Next’, le imprese di supporto alla filiera alimentare e farmaceutica, alcune aziende meccaniche, ma anche qualche negozio che vende prodotti per il tempo libero o forniture per gli uffici. Niente da fare per eventi pubblici, feste nei locali chiusi o all’aperto, concerti. È ancora troppo presto e probabilmente, nella prima fase, bar e ristoranti resteranno ancora chiusi. In vista dell’estate cresce la preoccupazione, soprattutto per i più giovani, che saranno chiamati ancora una volta al senso di responsabilità e autodisciplina. Complicata anche la situazione per estetisti e parrucchieri: la riapertura di negozi e centri benessere comporterà nuove abitudini e regole di igiene. L’ipotesi al vaglio del governo è quella di concedere la riapertura soltanto a quegli esercizi muniti di una particolare autorizzazione che dimostri la dotazione di protezioni personali per i dipendenti e i clienti stessi.

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Il ritorno alla normalità sarà graduale: restano vigenti le misure di distanziamento sociale

Tutto però è rimandato a quella data fatidica, da segnare sul calendario, a cui facevo accenno in apertura, 4 maggio 2020. Al momento non siamo ancora pronti per la ripartenza, tenendo conto che in Italia ci sono più di 93.000 casi positivi al momento e sappiamo che si tratta di un numero parecchio sottostimato. Allentare adesso il lockdown vorrebbe dire rendere vani gli sforzi fatti finora, ma soprattutto esporre la popolazione ad un grosso rischio. Un disastro vero e proprio. Non dimentichiamoci che l’emergenza economica è una naturale conseguenza di quella sanitaria, che tuttavia è ancora in corso. Senza il vaccino per il Coronavirus non possiamo ancora dire di aver vinto il nemico e come dimostrano gli studi dell’Imperial College di Londra, finora, ad aver evitato un’ecatombe sono state proprio le misure di restrizione applicate dai governi dei singoli stati. Stando allo studio inglese le ferree leggi e i divieti di assembramento hanno fino ad oggi evitato la morte di circa 60 mila persone in 11 Paesi europei.

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Il picco? Superato, anzi ne abbiamo oltrepassati due

Come scrive Giorgio Sestili su Il Fatto Quotidiano l’altra notizia buona è che il picco ce lo siamo buttati alle spalle: “Anzi ne sono stati superati due: quello relativo ai nuovi casi positivi, raggiunto intorno al 25 marzo, a cui ha fatto seguito quello dei decessi, raggiunto circa quattro giorni più tardi. Dopo un’intera settimana a parlare di plateau, sembra quindi che anche il numero dei morti, giorno dopo giorno, cominci a diminuire”, scrive il giornalista. Staremo a vedere i grafici dei prossimi giorni.

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