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Coronavirus, riapertura graduale: le ipotesi al vaglio del Ministero della Salute per ripartire

03/04/2020 10:53 - Aggiornamento 03/04/2020 10:57

3 aprile 2020 – Coronavirus riapertura graduale. Accanto all’emergenza sanitaria è opportuno cominciare a pensare anche a quella economica, proprio per non farsi cogliere impreparati. Il Governo non può – e soprattutto non deve – sottovalutare la situazione. Le conseguenze del Covid-19 hanno avuto degli effetti devastanti su imprese, piccoli commercianti, artigiani, le famiglie stesse. Strascichi che ci porteremo avanti per mesi e mesi. Su ‘Repubblica’ Luca Fraioli riflette su una ‘exit strategy’, vale a dire un piano che metta in campo l’uso sperimentale di farmaci, tecnologie avanzate, una nuova versione del distanziamento sociale e la ricerca di immuni al Covid-19. Non possiamo pensare che il lockdown in Italia possa andare troppo a lungo. Bisognerà imparare a convivere con l’epidemia. Nel corso della giornata di ieri, 2 aprile 2020, il Comitato tecnico-scientifico del Ministero della Salute ha discusso dei test per il rilevamento degli anticorpi. Tale strada però sembra non bastare. Come scrive sempre Luca Fraioli sono almeno 4 gli ingredienti a cui far ricorso perché la ricetta funzioni: cercare i pazienti a domicilio; usare gli antivirali e l’idrossiclorochina, scovare gli immuni e ridisegnare la nostra quotidianità.

Coronavirus riapertura graduale

Coronavirus riapertura graduale: le ipotesi al vaglio del Ministero della Salute per ripartire

Parlando dei malati a domicilio Enrico Bucci, professore di Biologia dei sistemi alla Temple University di Philadelphia, ha detto: «Bisogna cercare casa per casa i pazienti a uno stadio molto precoce della malattia, attraverso triage che si possono fare anche al telefono. Una volta, se qualcuno diceva ho un po’ di febbre gli si consigliava la tachipirina, oggi bisogna includerlo in una terapia domestica». Questo proprio per evitare l’insorgenza di nuovi focolai, che comporterebbero un collasso del sistema sanitario, come successo in Lombardia, dove si è assistito ad un intasamento delle terapie intensive. Dove la scienza non arriva, si può pensare che ce la faccia la tecnologiaNicola Segata, docente nel dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Trento, sta traducendo nella nostra lingua il questionario dell’app britannica “Covid Sympton Tracker”, finanziata dal King’s College di Londra. Si tratta di uno strumento molto semplice«Gli utenti rispondono alle domande sui sintomi che hanno e scoprono se sono a rischio coronavirus». Un sistema intuitivo al fine di scansare l’esplosione di una nuova epidemia.

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Exit strategy: uso sperimentale di farmaci, tecnologie avanzate, nuove misure di distanziamento sociale e…

Passiamo ora agli antivirali e dell’idrossiclorochina, che a patologia evoluta diventano inutili, secondo il professor Bucci. Giuseppe Di Chiara, professore emerito di Farmacologia all’Università di Cagliari, ha dichiarato: «Il problema è che queste medicine si possono somministrare in ospedale o chi fa parte di un trial clinico. L’unico alla portata per un trattamento domestico è l’idrossiclorochina, che sembra agire sia come antivirale nella fase iniziale della malattia che come antinfiammatorio quando i polmoni sono aggrediti pesantemente. Però per fare una vera sperimentazione ci vuole tempo». E purtroppo sappiamo che non ce n’è troppo a disposizione: «Ricordo che ogni giorno in Italia muoiono 700-800 persone per il coronavirus: siamo in una emergenza e dobbiamo agire in fretta», afferma Ernesto Carafoli, emerito di Biochimica all’Università di Padova.

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Coronavirus riapertura graduale: come sarà il ritorno alla normalità?

Nell’attesa di brevettare un vaccino, si può intraprendere un’altra strada, quella di scovare gli immuni, ossia coloro che hanno già gli anticorpi per il Coronavirus. Come spiega Luca Fraioli su ‘Repubblica’ si tratta di una via già imboccata dal Veneto e della Toscana. In questo caso il problema vero riguarda l’affidabilità dei kit a disposizione. Bisognerà attendere dei riscontri in laboratorio che verranno fatti nei prossimi giorni. La domanda che ci facciamo tutti però è: come sarà il ritorno alla normalità? Per quanto tempo ancora dovremo portare la mascherina? Sarà graduale, su questo non c’è dubbio. E sono al vaglio del Governo tutte le ipotesi per scongiurare rischio recidive e nuovi focolai. Da settimane i ministeri della Salute e dell’Innovazione dicono di voler seguire il modello coreano, ossia tracciatura dei contagiati attraverso smartphone, carte di credito, videocamere di sorveglianza. Per ora resta un’idea, non sappiamo se in Italia una mappatura del genere, che porta con sé alcune problematiche legate alla privacy, andrà mai in porto. «Eppure sarà fondamentale per spegnere sul nascere i nuovi focolai», ha chiosato Bucci.

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