Si stringe la stretta sulla Sardegna. Il governatore Solinas, visto l’aumento dei casi nella regione, “invita” chi arriva a presentare certificati di tamponi o sierologici effettuati entro 48 ore prima della partenza. La Sardegna diventa così la prima regione che chiude a chi entra nell’isola. Non importa da che zona dell’Italia o dell’estero si arrivi, non si entra senza esito negativo del tampone. Chi sarà sprovvisto di esito all’imbarco dovrà effettuare un tampone all’arrivo e aspettare l’esito in isolamento fiduciario.
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Coronavirus, Sardegna
La Sardegna è stata una delle mete preferite dagli italiani nell’estate 2020, ma proprio per questa grande affluenza il covid-19 si è diffuso ancora di più. Sono tantissimi i casi di turisti che sono ritornati dall’isola con il virus. Tra gli esempi più popolari abbiamo Flavio Briatore e Silvio Berlusconi. Il governatore Solinas di fronte ai recenti sviluppi ha scelto di restringere ulteriormente le misure di sicurezza.
L’ordinanza di Solinas prevede la mascherina obbligatoria anche all’aperto dove non si possano rispettare le distanze interpersonali: le nuove norme sono previste fino al 7 ottobre prossimo. Da lunedì 14 settembre, quindi, tutti i passeggeri in arrivo nell’isola, fermo restando l’obbligo della registrazione on line già in vigore, “sono invitati a presentare, all’atto dell’imbarco, l’esito di un test – sierologico (IgG e IgM) o molecolare (RNA) o Antigenico rapido – eseguito non oltre le 48 ore dalla partenza, che abbiano dato esito negativo per covid-19″, si legge nel provvedimento. In poche parole il governatore rispolvera il “passaporto sanitario” di cui si era parlato quest’estate.
L’ordinanza
Per entrare in Sardegna dovranno essere indicati: il tipo di test effettuato e la data di esecuzione; il nome della struttura (pubblica, privata o privata accreditata) in cui è stato effettuato. Chi si presenterà senza certificazione di negatività, accetterà di sottoporsi “a un test molecolare o antigenico, da effettuarsi per mezzo di tampone entro 48 ore dall’ingresso nel territorio regionale, a cura dell’azienda sanitaria locale di riferimento ovvero presso una struttura privata accreditata”. >> Tutte le notizie sul Coronavirus