Cosa succede se scade il mandato di Mattarella, ma non è stato ancora eletto il suo successore? La prima votazione per l’elezione del presidente della Repubblica è fissata al 24 gennaio. Dati alla mano saranno consentiti al massimo dieci tentativi prima del 3 febbraio, giorno in cui l’attuale capo dello Stato potrà sentirsi “libero”. Vediamo insieme in caso di mancato accordo, che può accadere: è vero che la pandemia è una novità per tutti, che non ci sono precedenti a cui far riferimento, ma possiamo far riferimento alla Costituzione.
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Cosa succede se non si trova il successore di Mattarella entro il 3 febbraio
Le titubanze dei partiti e il clima incerto a pochi giorni dalla prima votazione rendono la partita del Quirinale ancora più complessa. Sergio Mattarella ha giurato davanti al Parlamento il 3 febbraio 2015, e per quella stessa data di quest’anno, vale a dire tra poco più di un mese, lascerà il Quirinale. Anche se, in verità, potrebbe farlo prima, se le forze dell’Aula raggiungessero ad un accordo subito dopo il 24 gennaio. Ma se questo non dovesse avvenire, cosa accadrebbe? Se slittasse di diversi giorni, cosa potrebbe verificarsi? Due le opzioni previste dalla Costituzione in realtà: che l’attuale inquilino del Quirinale prosegua il suo mandato e lasci il testimone dopo l’elezione del suo sostituto oppure che a fare le sue veci per quei pochi giorni sia la seconda carica dello Stato, vale a dire il presidente del Senato. In questo caso si parla di Maria Elisabetta Alberti Casellati, che tra l’altro è una delle possibili candidate che starebbe valutando il centrodestra.
Lo scenario possibile
Già Ugo Magri in un articolo uscito su «La Stampa» aveva affrontato la questione: “Trattandosi di caso limite, la Costituzione purtroppo non specifica. Una parte della dottrina (Mortati, Virga, Marini) ritiene che subentrerebbe la seconda carica istituzionale in veste di supplente, dunque toccherebbe a Elisabetta Casellati, donna di centrodestra; altri costituzionalisti non meno autorevoli (Paladin, Balladore Pallieri) sostengono invece che resterebbe in carica il presidente uscente, in regime di ‘prorogatio'”. In caso di “reggenza” temporanea, a Maria Elisabetta Casellati non sarebbe comunque consentito di sciogliere le Camere, proprio come non ha potuto Mattarella nel periodo del cosiddetto “semestre bianco”. Difatti, secondo i Costituzionalisti, “il potere di scioglimento delle Camere va contro la la prerogativa della reggenza”. Non si tratta solo di questo: le prossime elezioni del Presidente della Repubblica potrebbero portare anche ad un altro scenario senza precedenti. Sarebbe un unicum nella storia del nostro Paese: il passaggio diretto da Palazzo Chigi al Quirinale di Mario Draghi. In tal caso, l’ex presidente della Bce dovrebbe dimettersi immediatamente. Al suo posto diventerebbe premier supplente il ministro più anziano, vale a dire Renato Brunetta. Leggi anche l’articolo —> Draghi va avanti con le riforme, ma strizza l’occhio al Colle: i nomi di chi potrebbe sostituirlo a Palazzo Chigi