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Costa Concordia 10 anni dopo, storia del tragico naufragio che uccise 32 persone

13/01/2022 11:37 - Aggiornamento 13/01/2022 11:56

Costa Concordia 10 anni dopo il naufragio. Molti famosi disastri navali si sono verificati in mare aperto. Ma il 13 gennaio 2012 la “Costa Concordia”, una delle ammiraglie della nota compagnia di navigazione turistica Costa Crociere, è naufragata appena al largo dell’Isola del Giglio, nell’arcipelago Toscano, in acque relativamente basse. Il disastro, considerato da molti esperti di cose navali come “evitabile”, causò la morte di 32 persone e il ferimento di altre 110. La tragedia della “Concordia” ha lasciato gli investigatori con molte domande e poche certezze, persino nel lungo iter giudiziario per accertare le responsabilità del disastro che si è concluso nel 2016. La prima e più importante domanda è sempre rimasta senza una risposta convincente: perché la nave da crociera di lusso navigava così vicino alla costa?

Costa Concordia 10 anni dopo

Il naufragio e la tragedia della “Concordia”: una sequenza di eventi negativi avviati da un errore umano

Partiamo dalla conclusione, vale a dire il processo per accertare le responsabilità dei soggetti coinvolti nel naufragio. L’11 febbraio 2015 Francesco Schettino, comandante della “Concordia”, è stato condannato a 16 anni di reclusione (dieci per omicidio plurimo colposo e lesioni colpose, cinque per naufragio colposo, uno per abbandono della nave) e un mese di arresto. Sia Schettino, sia Costa Crociere sono stati condannati in solido al pagamento di risarcimenti di 1,5 milioni di euro per il Ministero dell’ambiente, un milione per la Presidenza del Consiglio dei ministri, 500mila euro per i Ministeri della difesa, delle infrastrutture, dell’interno e per la Protezione civile, 300mila euro per il Comune del Giglio e numerosi altri risarcimenti ai parenti delle vittime e ai feriti e naufraghi. In precedenza la Costa Crociere aveva già risarcito 2 623 passeggeri e 906 membri dell’equipaggio con 85 milioni di euro.

Il 31 maggio 2016 la condanna a 16 anni per Schettino è stata confermata anche in secondo grado dalla Corte d’appello di Firenze. L’ex comandante è stato anche interdetto per 5 anni da tutte le professioni marittime. Le provvisionali a favore dei passeggeri che si sono costituiti parte civile anche in questo secondo grado di giudizio sono state tutte elevate, mediamente di 15mila euro ciascuno, portando i risarcimenti riconosciuti ai sopravvissuti tra i 40mila e 65mila euro ciascuno. Schettino ha sempre contestato la sentenza di condanna a suo carico, arrivando più volte a chiedere un nuovo processo.

In precedenza (luglio 2013), i co-imputati nel processo per il tragico naufragio avevano patteggiato pene ben più leggere. Si tratta di Ciro Ambrosio, Silvia Coronica, Jacob Rusli Bin, Roberto Ferrarini e Manrico Giampedroni, tutti accusati di omicidio plurimo colposo e lesioni colpose. Gli ufficiali in seconda Ciro Ambrosio e Silvia Coronica e il timoniere Jacob Rusli Bin sono stati condannati anche per naufragio colposo.

La condanna più alta è stata comminata dal Gup al capo dell’Unità di crisi di Costa Crociere, Roberto Ferrarini (2 anni e 10 mesi). Manrico Giampedroni, hotel director della Costa Concordia, ha invece patteggiato 2 anni e 6 mesi. L’ufficiale in seconda Ciro Ambrosio ha avuto 1 anno e 11 mesi mentre Silvia Coronica 1 anno e 6 mesi così come il timoniere Jacob Rusli Bin.

Durante il processo, conclusosi con la condanna di Francesco Schettino, i pubblici ministeri hanno fornito per il tragico naufragio una spiegazione perfetta per i tabloid: il capitano della nave, uomo sposato, aveva navigato così vicino all’isola per impressionare una ballerina moldava molto più giovane di lui con cui aveva una relazione.

costa concordia 10 anni dopo francesco schettino

Se il capitano Francesco Schettino stesse cercando o meno di impressionare la sua “ragazza” è discutibile. Schettino ha sempre insistito sul fatto che la grande nave navigasse vicino alla riva per salutare gli altri marinai e dare una buona visuale ai passeggeri: una pratica nota nell’ambiente dei comandanti di navi da crociera come “inchino”. Ma qualunque sia stato il motivo dell’eccessivo avvicinamento all’isola, la Magistratura italiana ha giudicato il capitano, quattro membri dell’equipaggio e un funzionario della compagnia armatrice della nave, colpevoli per aver causato il disastro e non aver permesso un’evacuazione sicura. Il naufragio non è stato certo causato da condizioni meteorologiche impreviste o malfunzionamento della nave: è stato un disastro causato interamente da una serie di errori umani.

“In qualsiasi momento in cui si verifica un incidente simile a Concordia, non c’è mai… un singolo fattore causale”, ha commentato a History Brad Schoenwald, un ispettore marittimo senior della Guardia Costiera degli Stati Uniti. “In genere è una sequenza di eventi, cose che si allineano in modo negativo che alla fine creano quell’incidente”. E per la “Costa Concordia” è andata esattamente così.

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La ricostruzione di quella tragica notte del 13 gennaio 2012

La Concordia avrebbe dovuto portare i passeggeri in una crociera di sette giorni da Civitavecchia a Savona. Ma quando ha deviato dalla rotta prevista per avvicinarsi all’isola del Giglio, la nave ha colpito uno scoglio noto come le “Scole”, alle 21:45 del 13 gennaio 2021. L’impatto ha danneggiato la nave, consentendo all’acqua di penetrare nello scafo e mettendo in pericolo le 4.229 persone a bordo.

Navigare vicino alla costa per offrire ai passeggeri una bella visuale o salutare altri marinai è noto come “veleggiata” o “inchino”. Non è chiaro con quale frequenza le navi da crociera eseguano queste manovre. Alcuni le considerano pericolose deviazioni dai percorsi pianificati. Nella sua relazione investigativa sul disastro del 2012, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti italiano ha rilevato che la Concordia “stava navigando troppo vicino alla costa, in una zona costiera poco illuminata… a distanza non sicura di notte e ad alta velocità (15,5 nodi)”.

Nel processo a suo carico, il capitano Schettino ha accusato del naufragio il timoniere Jacob Rusli Bin. Ha affermato che il timoniere della “Concordia” avrebbe reagito in modo errato al suo ordine. Schettino ha inoltre sostenuto che se il timoniere avesse reagito correttamente e rapidamente, la nave non sarebbe naufragata. Tuttavia, un ammiraglio della Marina italiana ha testimoniato in tribunale che, anche se il timoniere fosse stato davvero in ritardo nell’esecuzione degli ordini del capitano, “l’incidente sarebbe avvenuto comunque”. Ricordiamo, comunque, che il timoniere Jacob Rusli Bin, rinviato a giudizio per il naufragio della “Concordia”, ha patteggiato una condanna ad un anno e 6 mesi di carcere.

L’evacuazione dopo il naufragio: un dramma nel dramma

Le prove introdotte nel processo a Schettino suggeriscono che la sicurezza dei suoi passeggeri e dell’equipaggio non era la “priorità numero uno” mentre valutava i danni al Concordia. L’impatto e la perdita d’acqua hanno causato un blackout elettrico sulla nave. Una telefonata registrata con il coordinatore delle crisi di Costa Crociere, Roberto Ferrarini, ha dimostrato come Schettino abbia cercato di minimizzare e nascondere le sue azioni, dicendo che il blackout era stato effettivamente la causa dell’incidente.

“Ho fatto un pasticcio e praticamente l’intera nave si sta allagando”, si ascolta Schettino dire a Ferrarini mentre la nave stava affondando. “Cosa devo dire ai media?… Alle autorità portuali ho detto che abbiamo avuto… un blackout”. Anche Ferrarini è stato successivamente condannato per aver contribuito al disastro ritardando le operazioni di soccorso.

Schettino, inoltre, non ha immediatamente allertato la Capitaneria di porto dell’incidente e dell’imminente naufragio della “Costa Concordia”. L’impatto sulle Scole è avvenuto intorno alle 21:45 ora locale e la prima persona a contattare i soccorritori in merito alla nave è stata qualcuno sulla riva, secondo il rapporto investigativo. Le squadre di ricerca e il salvataggio hanno contattato la nave pochi minuti dopo le 22:00, ma Schettino non ha detto loro cosa era successo per circa 20 minuti in più.

Costa Concordia 10 anni dopo il naufragio

Poco più di un’ora dopo l’impatto, l’equipaggio iniziò a evacuare la nave. Ma il rapporto sul naufragio redatto dalla Capitaneria di porto, rileva che alcuni passeggeri hanno testimoniato di non aver sentito l’allarme per procedere alle scialuppe di salvataggio. L’evacuazione è stata resa ancora più caotica dall’inclinazione della nave fino a dritta. Questa condizione ha reso molto difficile l’accesso all’interno e l’abbassamento delle scialuppe di salvataggio, su un lato quasi impossibile. A peggiorare le cose, l’equipaggio aveva gettato l’ancora in modo errato, facendo inclinare la nave in modo ancora più drammatico.

In questo caos, il comandante Schettino in qualche modo riuscì ad entrare in una scialuppa di salvataggio prima di buona parte dei passeggeri della nave. Sono questi i momenti, drammatici, delle telefonate intercorse tra Schettino e l’allora comandante della Guardia costiera di Livorno, il capitano Gregorio De Falco. Conversazioni che sono passate alla storia per la drammaticità dei toni. Quando De Falco comprese che Schettino aveva lasciato la sua nave ben prima che sia il suo equipaggio sia i passeggeri fossero ben organizzati per evacuarla in sicurezza, gli disse con rabbia al telefono: “Salga a bordo, ca**o!”. Non è solo un detto marinaro che il “comandante è sempre l’ultimo ad abbandonare la nave”, ma una sua precisa responsabilità.

Schettino ha sostenuto di essere caduto in una scialuppa di salvataggio a causa dell’inclinazione della nave, ma questo argomento si è rivelato poco convincente. Come abbiamo detto, tre gradi di giudizio della magistratura italiana hanno ritenuto Schettino colpevole di omicidio colposo, naufragio, abbandono della nave prima che i passeggeri e l’equipaggio fossero evacuati e mentito alle autorità sul disastro. Oltre a Schettino, Ferrarini e Rusli Bin, le altre persone che hanno ricevuto condanne per il loro ruolo nel disastro sono state il Direttore del Servizio di Cabina Manrico Giampedroni, il Primo Ufficiale Ciro Ambrosio e il Terzo Ufficiale Silvia Coronica.

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