Vai al contenuto

Festini segreti in barba alle norme anti contagio: cosa succedeva nel privè di Brescia

28/02/2021 14:41

Covid Brescia. Come ci sono stati tanti, tantissimi imprenditori che hanno fatto di tutto pur di rispettare le regole e tenere aperte le proprie attività, ce ne sono stati altri che hanno deciso di andare controcorrente. O meglio, contro la legge. E’ il caso di un locale di Brescia, situato in Piazza Arnaldo e molto frequentato dai più giovani. Lì il proibizionismo si può dire che non sia mai arrivato: sono continuati gli incontri, anche dopo le 18, con tanto di personale con la mascherina abbassata e file interminabili al bancone. Tutto lontano dagli occhi delle forze dell’ordine, e in barba alle norme anti contagio.

>> Leggi anche: Lecce, bambina di 11 anni azzannata alla gola da un lupo cecoslovacco

covid Brescia

Covid Brescia, in un locale festini segreti

“I tavoli erano da quattro, ma si poteva sedere chiunque”, ha confessato una persona al Corriere. “Al bancone stavano tutti appiccicati, anche i camerieri tenevano la mascherina al mento“. Il costo per entrare nel cuore della movida che sfuggiva alle misure anti covid di Brescia era 30 euro. Bevande escluse. “Tutti si facevano i selfie di gruppo davanti allo specchio. Non c’era nemmeno il gel disinfettante”, ha aggiunto poi. Teoricamente si cercava di tenere tutto nascosto, ma le stories e le fotografie sui social network non sono mai mancate. I controlli da parte delle forze dell’ordine, invece, sì. “Non ho mai visto un controllo”: fuori dall’ingresso, ma anche dentro, gli uomini della security si assicuravano che non potessero arrivare occhi indiscreti. “Ogni tanto ti chiedevano di restare seduto, ma non insistevano”, ha dichiarato la fonte.

Le regole non erano altro che un mero dettaglio di poca importanza. Per entrare, infatti, bastava essere in lista “o conoscere il nome di qualcuno che aveva prenotato un tavolo”. In un attimo si formavano infinite code al bancone del bar. Non mancavano poi i balli al centro della pista, dove gli ospiti di raggruppavano “con i drink in mano”. Come se il covid, a Brescia, non esistesse proprio. “I camerieri si toglievano la mascherina per prendere gli ordini. Ma anche negli altri momenti la tenevano sempre abbassata”.

“Fino alle 18:30 il privè era ancora pieno”

Nel locale di Brescia, non solo non venivano rispettate le norme di distanziamento per evitare il contagio da covid, ma nemmeno quelle sugli orari di apertura. “Fino a dicembre, alle 18:30 il privè era ancora pieno”. Per non parlare delle distanze: “Non ho mai visto una segnaletica, un cartello. Niente”. Solamente nell’ultimo periodo avevano, come si suol dire, drizzato le orecchie. “Ci hanno detto di aspettare a entrare perché c’erano in giro gli sbirri e temevano un controllo. Dieci minuti di attesa e poi siamo saliti”. Ora anche Brescia deve abbandonare la zona gialla, e forse la colpa è proprio di locali come questi che non hanno dato abbastanza importanza alle misure anti covid. >> Tutte le notizie di UrbanPost