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Covid Italia contagi, Crisanti: «Siamo arrivati a punto di rottura, le misure non funzionano più»

18/10/2020 09:10 - Aggiornamento 18/10/2020 09:19

«Non si riesce a fare tracciamento sul territorio e non si riesce ad arrestare la trasmissione. Siamo arrivati al punto di rottura in cui le misure non funzionano più», così Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia e virologia dell’università di Padova, a ‘Mattino Cinque’, commentando le dichiarazioni del commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus in Italia Domenico Arcuri. Nel corso dell’incontro con le Regioni il governo si è detto pronto a «ricominciare gli acquisti centralizzati di tamponi, reagenti e test antigenici per arrivare a 200mila tamponi molecolari al giorno e 100mila test rapidi antigenici al giorno». 

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Andrea Crisanti

Covid Italia contagi, Crisanti: «Siamo arrivati a punto di rottura, le misure non funzionano più»

Uno sforzo quello auspicato dall’esecutivo non da poco: «In questo momento non ci sono le macchine per processare 300mila tamponi al giorno. Tutto questo tra l’altro avrebbe dei costi pazzeschi. Sono demoralizzato da questo approccio che ritengo non degno di un Paese civile», ha precisato sempre Crisanti, raggiunto da ‘Open’. «Non dobbiamo guardare i casi di ogni giorno, dobbiamo guardare i casi e le persone che riusciamo a isolare: una persona ha in genere 10-15 contatti, noi siamo al di sotto di un rapporto 1:1. Se una persona si infetta, nei precedenti 5 giorni ha incontrato 10-15 persone. Bisogna intercettare la maggior parte di queste persone e tutto questo non accade. Farei uno stress test sull’app Immuni per capire se funziona», ha precisato il virologo.

Andrea Crisanti

«Oggi abbiamo i testi rapidi, dovremmo usarli per campionare»

A proposito della scelta del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, di chiudere le scuole in Campania, Crisanti ha detto: «Non mi voglio intromettere in una decisione politica, ma è giunto il momento di capire cosa sta succedendo nelle scuole». E ancora: «Ora abbiamo i test rapidi, dovremmo usarli per campionare. Ci viene detto che nelle scuole ci sono stati 1500 casi: è preoccupante, se pensiamo che tra i bambini sono l’1%. I test rapidi sono un po’ meno efficaci, ma sono validi per questa situazione: se facciamo i test rapidi a scuola, possiamo vedere se c’è trasmissione. Poi, se vogliamo vedere quanti sono gli infetti, bisogna eseguire test più accurati», ha concluso il direttore di Microbiologia e virologia dell’università di Padova. Leggi anche l’articolo —> Coronavirus, Crisanti: «Lockdown a Natale? È nell’ordine delle cose»