Covid Italia. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha escluso la possibilità di cambiare i paramenti di rischio. Questi parametri attualmente sono 21 e servono a definire quanto è diffuso il Covid in una regione. I governatori delle regioni hanno proposto di semplificare il modello e passare da 21 a 5 parametri. Speranza non è incline alla proposta delle regioni e sostiene che i 21 parametri danno un quadro più completo della situazione in Italia.
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Covid Italia: le richieste delle regioni
I governatori hanno chiesto “un urgente incontro con il governo”, nel quale sono state valutate due modifiche alla gestione della pandemia. La prima riguarda la “definizione di caso confermato”. Nello schema attuale questo prevede che in presenza di un test rapido positivo, sia necessaria la conferma con un tampone molecolare anche in assenza di sintomi. Le Regioni hanno chiesto che questo step in più sia saltato. Questo permetterebbe di minimizzare la diffusione, visti anche i tempi per avere una risposta del test molecolare. Quindi nel caso un tampone rapido sia positivo si farebbero scattare “con tempestività tutte le azioni di sanità pubblica necessaria”: isolamento, ricerca dei contatti, quarantena.
Per la Conferenza delle Regioni, “bisogna semplificare i parametri di valutazione e, in questa fase dell’epidemia che interessa tutte le Regioni, è quanto mai opportuno che Governo e Regioni compiano un ulteriore sforzo collaborativo, anche per comunicare correttamente ai cittadini le misure restrittive che debbono essere assunte con grande e comune senso di responsabilità”. Per le Regioni, gli attuali parametri sono infatti “inadeguati, incongrui, da rivedere”.
La risposta di Roberto Speranza
“Il dialogo con le regioni è sempre aperto.” Il ministro Speranza ha confermato la sua disponibilità ad un dialogo costruttivo con le regioni in un’intervista all’Adnkronos. Il ministro non ha però intenzione di rivedere i parametri, tutti a suo parere necessari per definire correttamente la situazione. “I 21 parametri indicano l’indice di rischio insieme all’Rt e determinano quali misure attuare sui territori”.
“Avere più indicatori significa avere una fotografia più completa, le Regioni individuano cinque dei 21 indicatori che già esistono e che utilizziamo da maggio: ci hanno aiutato a leggere l’epidemia. Il confronto con le Regioni è sempre aperto, le polemiche sono incomprensibili, ma 21 criteri danno una fotografia più affidabile: oggi questo è il modello che abbiamo e che ha prodotto dei risultati, dobbiamo rispettarlo”, ha sottolineato Speranza.>>Tutte le news