Crisi governo Conte al Senato – martedì 19 gennaio 2021. Il voto alla Camera è stato favorevole al premier, che ha ottenuto il via libera alla fiducia con 321 voti positivi, 259 contrari e 27 astenuti. Il presidente del Consiglio ha ricevuto quindi 6 voti in più della maggioranza assoluta, fissata a 315. Una giornata faticosa, quella del presidente del consiglio, che era iniziata in mattinata con un accorato intervento in Aula. Durante il suo discorso Giuseppe Conte ha lanciato un appello ai volenterosi “che hanno a cuore il destino dell’Italia”.
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Crisi Governo Conte al Senato, Mattarella in attesa: i possibili scenari
Il premier Conte riparte oggi dalla maggioranza ottenuta ieri sera alla Camera, con 321 sì, tra cui il voto di Renata Polverini, che è poi uscita da Forza Italia. Questa è stata la risposta all’invito del presidente del Consiglio ai parlamentari responsabili. O “soccorso nero”, come l’ha chiamato Renzi. Il leader di Italia Viva, intervenendo alla trasmissione “Quarta Repubblica” su Rete 4, ha detto: «Formalmente non abbiamo aperto una crisi. Abbiamo chiesto di dare più soldi alla sanità , che si riaprano le scuole, che si parli di giovani e di lavoro, noi siamo gli unici che le poltrone le lasciano». Renzi ha anche attaccato direttamente il presidente del Consiglio: «La politica è fatta di gesti e sfumature. Noi abbiamo scelto di dire no alla fiducia astenendoci, se non hai la fiducia non puoi non andare al Quirinale, se domani Conte con meno di 161 voti va avanti, dimostra di essere attaccato alla poltrona», ha tuonato il senatore toscano.
La partita nel vivo dopo il discorso al Senato
Ma cosa accadrà nelle prossime ore? Il presidente del Consiglio parlerà alle 9.30 al Senato, con un discorso che sarà simile a quello di ieri alla Camera. Le sorti del governo si decideranno oggi: Conte chiederà la fiducia e bisognerà vedere se raggiungerà la maggioranza e se questa sarà relativa (più probabile) o assoluta. L’attenzione del presidente della Repubblica Mattarella è rivolta proprio alle parole e ai toni usati dal premier. Il capo dello Stato, che in questa fase si è astenuto del tutto dall’interferire perché non sia messo in discussione il proprio ruolo istituzionale di garanzia, nel caso la crisi diventasse “reale” e dovesse occuparsene in prima persona.
Crisi governo Conte in bilico: cosa può succedere
La Costituzione non impone che i governi siano tenuti a battesimo da una maggioranza assoluta, che è di 161 voti al Senato. A Conte e ai suoi soccorritori riuniti sotto la bandiera di un gruppo parlamentare può bastare la maggioranza semplice (o relativa). Quest’ultima si può ottenere conquistando un voto in più di quelli messi insieme dall’opposizione. Come scrive “Il Corriere della sera” “esistono una trentina di precedenti, compresi un paio legati all’era berlusconiana, che vincolano Mattarella ad accettare, comunque lo giudichi, un simile risultato. Dal quale, per inciso, il premier uscirebbe automaticamente confermato al timone di Palazzo Chigi, senza bisogno di dimettersi e rinascere sotto la voce «ter». Tanto che, secondo la prassi, Conte potrebbe perfino non sentirsi in obbligo di salire al Quirinale, se non per cortesia, o per proporre un rimpasto, peraltro ampiamente prevedibile”. In questo caso non si può escludere che Mattarella richieda un incontro con il premier stesso. L’altro scenario? Se invece martedì sera salterà tutto, la “palla” passerà nelle mani del capo dello Stato. Che aprirà di corsa le consultazioni per accertare se vi siano delle soluzioni possibili. Leggi anche l’articolo —> Nel Decreto Ristori 5 risarcimenti, bonus, cig e pace fiscale