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Crocifisso in aula, la Cassazione: “Decidano le scuole. Ma devono mediare con chi dissente”

10/09/2021 10:03

Crocifisso esposto nelle aule scolastiche. Il crocifisso nelle aule non è una discriminazione per le altre religioni, ma la scelta di esporlo deve essere condivisa dalla scuola, che deve mediare con chi dissente. La sentenza delle sezioni unite civili della Suprema Corte mette un punto a una questione dibattuta da anni dentro e fuori le aule.

crocifisso in aula

“Ragionevole accomodamento”

La Cassazione dice sì al crocifisso in aula, ma con una limitazione. Secondo la Corte l’aula di una classe “può accogliere la presenza del crocifisso quando la comunità scolastica interessata valuti e decida in autonomia di esporlo, eventualmente accompagnandolo con i simboli di altre confessioni presenti nella classe e in ogni caso ricercando un ragionevole accomodamento tra eventuali posizioni difformi”.

La sentenza della Corte di Cassazione

La sentenza 24414 delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione mette fine a una lunga causa, iniziata nel 2008, contro il preside di un istituto professionale di Terni. A portarlo in tribunale era stato un professore dell’istituto, che lamentava la compressione della sua libertà di religione, poiché il dirigente scolastico aveva imposto l’esposizione del crocifisso in aula. La decisione di tenere il simbolo cattolico in bella vista sopra la lavagna era stata concordata dall’assemblea degli studenti di una terza dell’istituto superiore. Secondo la Cassazione, però, né il professore né il preside hanno agito in modo corretto.

Il dirigente, infatti, avrebbe dovuto cercare un “ragionavole accomodamento” con la posizione del professore dissenziente che ogni volta che entrava in classe rimuoveva la croce. Ma il professore a sua volta non aveva il diritto di lamentare l’invasività del simbolo poiché, secondo la Suprema Corte, il crocifisso resta un simbolo passivo che non implica nessuna adesione né lede alla libertà di insegnamento e di religione del professore.

Secondo la Cassazione, infatti, la presenza della croce sulle pareti dell’aula non impedische tantomeno al docente di manifestare le proprie convinzioni religiose o di criticare la presenza stessa della croce. D’altro canto, la circolare del dirigente scolastico era illegittima perché ordinava l’esposizione del crocifisso senza percorrere la strada del confronto e della mediazione. Di conseguenza, parte della sanzione disciplinare che era stata inflitta al docente dissenziente è stata invalidata. (continua dopo la foto)

crocifisso in aula

Crocifisso in aula

In via definitiva, la Corte Suprema ha stabilito che l’esposizione del crocifisso in aula non è obbligatorio. Ma il non-obbligo non implica il divieto: la croce può essere esposta “allorquando la comunità scolastica valuti e decida in autonomia di esporlo, nel rispetto e nella salvaguardia delle convinzioni di tutti, affiancando al crocifisso, in caso di richiesta, gli altri simboli delle fedi religiose presenti all’interno della stessa comunità scolastica e ricercando un ‘ragionevole accomodamento’ che consente di favorire la convivenza delle pluralità”.

Soddisfatta la Cei, il cui segretario generale monsignor Stefano Russo giudica il crocifisso in aula come “espressione di un sentire comune radicato nel nostro Paese e simbolo di una tradizione culturale millenaria”. “È innegabile – spiega – che quell’uomo sofferente sulla croce non possa che essere simbolo di dialogo”. Per Unione atei, invece, l’imposizione del crocifisso è incompatibile con uno stato laico. >> Napoli, donna di 85 anni uccisa dal figlio: i resti ritrovati in un borsone