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Decreto 4 maggio, Italiani “esercito di scontenti”: Conte «caimano che nuota a dorso»

27/04/2020 16:05 - Aggiornamento 27/04/2020 18:40

Decreto 4 maggio. Un «esercito di scontenti», così Giuseppe Alberto Falci su l’Huffington Post definisce cittadini, enti locali e imprese, che si aspettavano molto di più dalla fase 2. «Sarà fondamentale il comportamento responsabile di ciascuno di noi: non bisogna mai avvicinarsi, la distanza di sicurezza deve essere di almeno un metro. Se non rispettiamo le precauzioni la curva risalirà, aumenteranno i morti e avremmo danni irreversibili per la nostra economia», ha detto il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa scatenando forti reazioni. Dalla Cei, che ribadisce l’importanza della libertà di culto, all’Anci, che per bocca del presidente Decaro manifesta tutto il disappunto dei comuni italiani. Fulmini e saette da Italia Viva, che ha trovato in Teresa Bellanova, pasionaria del renzismo, una sanguigna combattente, la quale ha bocciato su tutta la linea il piano del governo a colpi di «dobbiamo riaprire il paese». Opinione, tra l’altro, condivisa da Matteo Salvini, che, irriconoscibile, chiede di andare a lavorare:« Dopo 47 giorni di reclusione diciamo basta. Con distanza e mascherine fateci uscire», si legge in un tweet del leader della Lega.

Conte decreto 4 maggio

Decreto 4 maggio, Italiani “esercito di scontenti”: Conte «caimano che nuota a dorso»

Mormorii e lamentale da ogni dove, ma «in un fiume pieno di piranha» Conte come «un caimano nuota a dorso». Un vecchio proverbio portoghese brasiliano dice proprio così, alludendo ai rettili del Rio delle Amazzoni, quei pochi che sono rimasti, vittime dei pesci più temuti. Un modo di dire che indica un messaggio utile, del tipo “se vi spingete in acque poco sicure, le precauzioni non sono mai troppe”. Ed è proprio di eccessiva prudenza che è stato accusato il premier, che di «va a quel paese» ne ha presi praticamente da chiunque. Confindustria lamenta una fase 2 poco chiara. Ospite di Mezz’ora in più su Raitre, Carlo Bonomi ha attaccato Palazzo Chigi: «Sono 5 settimane che chiedo come intendono riaprire, siamo alla soglia del 4 maggio senza sapere come si farà. Qual è il metodo per arrivare alla riapertura? Ad oggi non ho ancora avuto una risposta!».

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Decaro (Anci): «Sui trasporti servono linee guida chiare»

Non meno aggressivi i toni del presidente dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) Decaro preoccupato per il trasporto pubblico. In tutto il Paese si metteranno in moto circa 2 milioni e 700 mila persone per andare a lavorare, che attendono disposizioni precise. «Quelle persone avranno bisogno di sapere come si devono spostare perché non potremo utilizzare gli autobus a pieno carico. Abbiamo la necessità di capire quali sono le modalità di utilizzo del trasporto pubblico sulla base delle indicazioni che arriveranno dalle autorità sanitarie nazionali», ha detto il primo cittadino di Bari. Ma i nodi da sciogliere sono molti di più: dalla nebulosa visita ai congiunti ora consentita al problema dei bambini che restano a casa con i genitori costretti a tornare al lavoro. «Ma se aumentano le deroghe, introducendo la possibilità di incontrare i parenti, noi sindaci come faremo con i controlli?», ha tuonato Decaro, che sull’argomento scuole chiuse ha aggiunto: «Se poi mandi a lavorare la gente e poi imponi che i bambini debbano stare a casa è un controsenso». 

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Decreto 4 maggio, Cei sul piede di guerra: «Inaccettabile vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto»

Nero su bianco lo sfogo della Cei«I vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto». E ancora: «Alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità, dare indicazioni precise di carattere sanitario, e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia». La Conferenza Episcopale Italiana ha trovato degli alleati in alcuni esponenti di Italia Viva. Il ministro Elena Bonetti ha annunciato: «Non posso tacere di fronte alla decisione incomprensibile di non concedere la possibilità di celebrare funzioni religiose. Da ministra non mancherà la mia voce ferma». E Conte? Tira dritto per la sua strada, perché «un caimano nero» non sta mai sul dorso, né in acqua né a terra, per scelta. Lo fa solo per combattere un nemico, per difendersi. Si possono discutere le modalità, entrare nel merito di alcune decisioni, dissentire, ma chècche se ne dica il Covid-19 non è ancora stato vinto. leggi anche l’articolo —> Italia fase 2, Burioni: «Occhio a distanze e aria condizionata»