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Deputati, sindaci e volti noti della tv: chi ha intascato il bonus Inps da 600 euro

10/08/2020 10:29 - Aggiornamento 10/08/2020 11:59

Ad accorgersene è stato l’ufficio Inps che si occupa di individuare frodi. Ad alcuni deputati lo stipendio di 12mila euro evidentemente non basta. Deputati, sindaci e alcuni volti della televisione italiana hanno sentito il bisogno di percepire il bonus di 600 euro che il governo, per far fronte all’emergenza Covid, ha introdotto per le partite Iva che a marzo e aprile si sono trovate in estrema difficoltà economica causa lockdown. Tra i parlamentari troviamo tre della Lega, uno del Movimento 5 Stelle e uno di Italia Viva. Atteggiamento irrispettoso verso gli italiani che hanno davvero sono sul baratro del fallimento.

Deputati bonus 600 euro

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Deputati bonus 600 euro, la lista della vergogna

Un atteggiamento vergognoso quello dei deputati che si sono indebitamente intascati il bonus 600 euro dell’Inps. I loro nomi non sono ancora noti, su Twitter intanto spopola l’hashtag #fuoriINomi da quando il quotidiano “La Repubblica” ha pubblicato la notizia. Il comportamento è stato condannato da tutti i partiti. Matteo Salvini dice: «Sospensione immediata. L’ha permesso il decreto del governo e Inps ha dato i soldi. In qualunque Paese tutti si dimetterebbero». Emergono ulteriori dettagli, a richiedere il bonus Inps non stati solo i cinque deputati, ma anche altri governatori di regione, sindaci, consiglieri e assessori.

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Deputati bonus 600 euro, per ottenerlo bastava una mail

Oltre a diversi impiegati regionali e comunali, il bonus 600 euro è stato percepito anche da professionisti come notai ed ingegneri pur non avendone bisogno. Per ottenerlo era necessario mandare una mail all’Inps con il numero della Partita Iva senza limiti di reddito o fatturato. La manovra, costata al governo 6 miliardi di euro, ha soddisfatto la richiesta di 4 milioni di cittadini. L’unica limitazione era che il richiedente non percepisse altri sussidi come la disoccupazione, il reddito di cittadinanza o quello di emergenza. Dunque nessuna truffa nella “lista della vergogna”, solo uno “schiaffo” a chi realmente ne aveva bisogno.