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Dichiarato morto, ma “resuscita” un attimo prima dell’espianto. Come è possibile?

21/10/2024 14:27 - Aggiornamento 21/10/2024 14:32

“È morto”, ma si risveglia durante l’espianto: una vicenda incredibile – Una storia surreale, agghiacciante ma a lieto fine, arriva dagli Stati Uniti, dove un uomo dichiarato in morte cerebrale ha mostrato segni di vita mentre veniva preparato per l’espianto degli organi. L’episodio, che ha suscitato scalpore, ha visto protagonista Anthony Thomas “TJ” Hoover II, 36 anni, ricoverato presso l’ospedale Baptist Health di Richmond, Kentucky. L’uomo, vittima di un arresto cardiaco dovuto a un’overdose, era stato dichiarato cerebralmente morto e, essendo donatore, era stato predisposto per l’espianto degli organi. Ma qualcosa di inaspettato è accaduto. Esaminiamo i fatti.

dichiarato morto si risveglia

Il risveglio in sala operatoria… Un attimo prima dell’espianto

Durante una procedura preparatoria chiamata cateterismo cardiaco, Hoover ha cominciato a dare segnali di vita: i suoi occhi si muovevano freneticamente e il corpo ha iniziato a dimenarsi. La dottoressa Natasha Miller, specialista nella conservazione degli organi, ha raccontato al NPR che l’uomo piangeva visibilmente, lasciando lo staff in completo shock. Inizialmente, i medici hanno pensato che si trattasse di spasmi post mortem, ma quando i movimenti sono diventati inequivocabili, due medici hanno deciso di interrompere immediatamente la procedura. Questo incredibile evento ha spinto le autorità sanitarie a indagare a fondo. L’amministrazione Biden ha avviato una revisione del sistema di donazione degli organi per garantire maggiore trasparenza e responsabilità nelle procedure. Episodi simili, seppur estremamente rari, non sono del tutto sconosciuti. Il chirurgo specializzato in trapianti Robert Cannon ha rivelato al Congresso degli Stati Uniti di aver assistito a casi in cui pazienti, dati per morti, hanno iniziato a respirare autonomamente durante l’espianto degli organi. (Continua a leggere dopo la foto)

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Morte cerebrale”: come può accadere un simile errore?

Il concetto di morte cerebrale implica la cessazione irreversibile di tutte le funzioni del cervello, inclusa l’attività elettrica, ma i margini di errore, seppur minimi, esistono. Un paziente in coma irreversibile può mostrare segni vitali temporanei, come movimenti involontari, che possono essere scambiati per attività post-mortem. Tuttavia, nel caso di Hoover, il cuore ha ripreso a battere autonomamente, confondendo i medici. Secondo il Ministero della Salute, la morte cerebrale viene accertata dopo almeno sei ore di totale assenza di attività cerebrale e cardiaca, attraverso strumenti come l’elettroencefalogramma. Ciò che è accaduto a Hoover solleva dunque domande su possibili errori diagnostici e su come il sistema di donazione degli organi possa migliorare per prevenire simili tragedie. (Continua a leggere dopo la foto)

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Un uomo che “torna in vita”: cosa ci insegna questo caso

Dopo il drammatico risveglio in sala operatoria, TJ Hoover è stato dimesso dall’ospedale e oggi, tre anni dopo l’accaduto, vive con sua sorella, che ne è la tutrice. Sebbene soffra di problemi legati al linguaggio, alla deambulazione e alla memoria, è ancora vivo. La sorella di Hoover ha espresso la sua frustrazione in un’intervista al NPR, affermando: “Mi sento tradita. Era stato dichiarato cerebralmente morto, ma poi si è svegliato. È come se stessero giocando a fare Dio”, secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano. Il caso di Anthony Thomas Hoover II ha spinto a riflettere sulla complessità della morte cerebrale e sull’importanza di una diagnosi accurata prima di procedere con il prelievo degli organi. Sebbene eventi come questo siano estremamente rari, sollevano interrogativi cruciali sul sistema medico e sulla gestione della donazione degli organi. Le indagini sul caso sono ancora in corso, e l’episodio rimane uno dei più sconcertanti nel mondo della medicina moderna.

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