Alle 20:30 di oggi, 31 dicembre 2025, Sergio Mattarella si è rivolto agli italiani con il tradizionale discorso di fine anno, trasmesso a reti televisive unificate. Un appuntamento istituzionale che accompagna il Paese dal dopoguerra e che, anche quest’anno, assume un significato particolare.
Quello di stasera è l’undicesimo messaggio di fine anno per l’attuale Presidente della Repubblica, il quarto dopo la rielezione del 2022.
Il focus del discorso: giovani, partecipazione e responsabilità
Un appello alla pace, un richiamo alla responsabilità collettiva e un messaggio rivolto in modo particolare ai giovani. È questo il cuore del discorso di fine anno pronunciato dal presidente della Repubblica Mattarella, trasmesso in diretta a reti unificate dal Quirinale nella serata del 31 dicembre.
Il capo dello Stato ha aperto il suo intervento riconoscendo la complessità dell’anno che si sta chiudendo, definendolo “non facile” e sottolineando come le speranze degli italiani siano oggi più che mai legate al ritorno della pace, in Europa e nel mondo.
Mattarella, il video del discorso di fine anno 2025
“Un anno non facile, ma la speranza resta”
Mattarella ha ricordato come il 2025 sia stato segnato da conflitti, crisi umanitarie e tensioni internazionali che continuano a produrre sofferenze profonde. Di fronte a questo scenario, il presidente ha ribadito che la pace non è un concetto astratto, ma un’esigenza concreta che riguarda la vita quotidiana di milioni di persone.
“La nostra aspettativa è anzitutto rivolta alla pace”, ha affermato, richiamando il sentimento diffuso di inquietudine che attraversa le società contemporanee e che impone una riflessione seria sul futuro.
La devastazione di Gaza, i neonati che muoiono assiderati, le case distrutte e le città lasciate senza energia. È da qui che prende avvio il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con parole tra le più dure pronunciate negli ultimi anni dal Colle.
Mattarella affianca la tragedia di Gaza a quella dell’Ucraina, richiamando le immagini delle centrali di energia colpite, delle abitazioni devastate dai bombardamenti, dei bambini, degli anziani, delle donne e degli uomini costretti ad affrontare il gelo dell’inverno senza riscaldamento né elettricità.
Scenari che, sottolinea il Capo dello Stato, rendono «sempre più alto il desiderio di pace» e allo stesso tempo sempre più incomprensibile e ripugnante il rifiuto di chi la nega, perché si sente più forte.
Gaza e Ucraina: il freddo come arma contro i civili
Nel suo intervento Mattarella non usa giri di parole. Colpire infrastrutture energetiche, lasciare intere popolazioni senza luce e riscaldamento, esporre i più fragili al freddo estremo significa trasformare il gelo in un’arma contro i civili.
Il riferimento ai neonati che muoiono assiderati a Gaza è uno dei passaggi più drammatici del discorso. Un’immagine che richiama la responsabilità morale della comunità internazionale e che mette al centro le vittime innocenti dei conflitti.
Negare la pace non è forza, è regressione
Per Mattarella, negare la pace non è segno di forza ma di arretramento civile. La pace, spiega, non è resa né debolezza, ma un modo di pensare e di vivere insieme agli altri.
Un modo di vivere fondato sul rispetto, sulla rinuncia a imporre la propria volontà, i propri interessi e il proprio dominio. Una mentalità che riguarda i rapporti tra Stati, ma anche la vita quotidiana delle comunità e dei singoli cittadini.
La pace comincia dalla vita quotidiana
Il Presidente insiste su un punto chiave: la pace non si costruisce solo nei vertici internazionali o nei trattati diplomatici. Inizia dalla dimensione nazionale e dalla quotidianità, dal modo in cui ci si rapporta agli altri, dalle parole che si scelgono, dal rispetto delle differenze.
Per questo Mattarella richiama l’invito di Papa Leone XIV a disarmare le parole, respingere l’odio, la violenza e la contrapposizione, praticando il dialogo e la riconciliazione.
Il linguaggio come primo terreno di scontro
Secondo il Capo dello Stato, quando ogni circostanza diventa pretesto per scontri verbali violenti e accuse reciproche, in cui non conta il fondamento ma solo la forza polemica, non si esprime una mentalità di pace.
Al contrario, si scavano solchi che rendono più fragile la convivenza civile e più lontana qualsiasi possibilità di dialogo.
Contro il fatalismo dell’impotenza
Di fronte alla domanda «cosa posso fare?», Mattarella invita a rimuovere il senso fatalistico di impotenza che rischia di opprimere ciascuno. La libertà e la pace, ricorda, sono nell’atto fondativo della Repubblica.
La Costituzione nasce dalla volontà di costruire il futuro insieme, attraverso il dialogo, e rappresenta ancora oggi la bussola per affrontare le crisi del presente.
Ottant’anni di Repubblica: una storia condivisa
Nel 2026 ricorreranno gli ottant’anni della Repubblica. Mattarella propone di guardare a questo anniversario come a un album di famiglia, composto da fotogrammi che raccontano la crescita democratica del Paese.
Il primo è quello delle donne al voto per la prima volta, simbolo di un’unità popolare che ha dato alla Repubblica un carattere democratico indelebile. Poi l’Assemblea Costituente, capace di trovare una sintesi alta nonostante contrasti profondi.
Dallo Stato sociale alla dignità del lavoro
Nel mosaico repubblicano trovano spazio le grandi riforme che hanno cambiato il volto dell’Italia: la riforma agraria, il piano casa, lo Statuto dei lavoratori, il Servizio sanitario nazionale.
Conquiste che pongono al centro la dignità delle persone, la sicurezza sul lavoro, l’equità delle retribuzioni e l’universalità delle cure.
Le ferite della violenza e la risposta delle istituzioni
Mattarella non rimuove le pagine più buie: il terrorismo, le stragi, le vittime innocenti. Anni definiti “la notte della Repubblica”, superati grazie alla forza delle istituzioni e all’unità politica e sociale del Paese.
Resta centrale il ricordo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, simboli della legalità e della lotta alla mafia, il cui esempio continua a parlare alle nuove generazioni.
Giovani, pace e responsabilità
Il messaggio si chiude con un appello diretto ai giovani, spesso descritti come distaccati o diffidenti. Mattarella ribalta questa narrazione: li invita a essere esigenti, coraggiosi, protagonisti del proprio futuro.
Perché la Repubblica, ricorda il Presidente, non è un’entità astratta: siamo noi, ciascuno di noi. E la pace, come la democrazia, va costruita ogni giorno.
Discorso di Mattarella 2025: dove rivederlo
Il discorso sarà disponibile anche in streaming attraverso le piattaforme RaiPlay, MediasetPlay, SkyTg24 e sul canale YouTube ufficiale del Quirinale.
