A 80 anni dalla sua nascita, Google omaggia oggi con un doodle Krzysztof Kieślowski, regista e sceneggiatore polacco stimato nel mondo del cinema e considerato dai più tra i massimi rappresentanti del cinema d’autore. Morto molto giovane, all’età di soli 55 anni, in seguito ad un attacco di cuore, ha avuto una vita difficile. Tra i suoi film più famosi “Tre colori: Rosso” (1994), che ha ricevuto tre nomination agli Oscar, tra cui quella per la miglior regia.
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Doodle Google oggi Krzysztof Kieślowski: chi era il regista amato da Kubrick
Kieślowski nacque a Varsavia, in Polonia, nel 1941, e sin dalla tenera età mostrò una forte passione per la narrazione e la letteratura. A causa della malattia del padre, affetto da tubercolosi, la famiglia fu costretta a spostarsi continuamente: «Avevo dodici anni e ci eravamo già trasferiti ben diciannove volte, da un paesino all’altro, da un sanatorio all’altro, seguendo mio padre nelle sue cure. Con quei continui cambiamenti di ambiente, di scuole, di amicizie ci trovavamo ad affrontare situazioni sempre nuove. Una cosa che sarebbe diventata norma». Aveva solo 16 anni il regista quando il papà si spense: «Direi che con noi la sorte non è stata troppo benevola. Pressati dall’assillo finanziario dovevamo continuamente scegliere, non tra il bene e il male, ma come accade di solito nella vita, tra due mali, quello minore e quello maggiore». Kieślowski si dedicò agli studi diplomandosi in tecniche teatrali e specializzandosi nella realizzazione di scenari.
«Ma chi pensava al cinema? Io volevo fare il regista teatrale»
Nel 1969 la laurea alla Scuola di Cinema di Łódź. A proposito della sua arte Kieslowski dichiarò: «Ma chi pensava al cinema? Io volevo fare il regista teatrale. Si era a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta, l’epoca d’oro del nostro teatro: splendide scenografie, ottimi interpreti, buoni testi. Certo in quel periodo anche il livello del cinema era elevato, ma mi interessava di meno. Tanto più che la mia scuola di tecniche teatrali era straordinaria, come i suoi insegnanti, che non si soffermavano tanto sul modo di dipingere gli scenari (tecnica in cui del resto sono diplomato) o di cucire parrucche, quanto sulla “magia” del teatro, sul suo mistero. Ci spiegavano che nel rapporto tra l’attore e il teatro c’era qualcosa di straordinario, a cui noi tecnici davamo un contributo essenziale. Eravamo molto fieri di essere partecipi di quella magia. Ma per accedere ai corsi superiori di regia teatrale occorreva la laurea. Per una questione di affinità, decisi di conseguirla alla Scuola Superiore di Cinema di Łódź. Intanto finiva l’epoca d’oro del teatro. Quello che un tempo mi era parso straordinario esaurì il suo fascino». Nei suoi primi film, come il documentario del 1971 sullo sciopero dei lavoratori nei cantieri navali intitolato “Workers ’71”, il regista denuncia i problemi della realtà coeva. Una rappresentazione sincera della Polonia di quegli anni.
Krzysztof Kieślowski avrebbe compiuto 80 anni
Molto ammirato dal grande Stanley Kubrick che di lui disse: «Sono sempre restìo a sottolineare una caratteristica specifica del lavoro di un grande regista, perché ciò tende inevitabilmente a semplificarne e sminuirne il lavoro. Ma riguardo a questa sceneggiatura (Decalogo N.d.R.), di Krzysztof Kieślowski e del suo coautore, Krzysztof Piesiewicz, non dovrebbe essere fuori luogo osservare che essi hanno la rarissima capacità di drammatizzare le loro idee piuttosto che raccontarle solamente. Esemplificando i concetti attraverso l’azione drammatica della storia essi acquisiscono il potere aggiuntivo di permettere al pubblico di scoprire quello che sta realmente accadendo piuttosto che semplicemente raccontarglielo. Lo fanno con tale abbagliante abilità, che non riesci a percepire il sopraggiungere dei concetti narrativi e a materializzarli prima che questi non abbiano già raggiunto da tempo il profondo del tuo cuore». Leggi anche l’articolo —> La vera storia di San Francesco d’Assisi: perché si spogliò di ogni bene materiale