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Dpcm Giuseppe Conte, “sono acqua fresca”: la motivazione di un Tribunale di Roma

26/12/2020 11:36

“Dpcm” è una parola che sentiamo spesso, la quale ormai è entrata a far parte del nostro linguaggio comune. Da marzo sono stati tantissimi i Dpcm attraverso i quali il Governo ha cercato di limitare i danni e i contagi della pandemia legata alla diffusione del Convid-19. Un insieme di regole che hanno guidato la nostra vita in questi ultimi mesi davvero difficili. Lo scorso 16 dicembre, un Tribunale di Roma durante una causa civile ha scritto che i Dpcm di Giuseppe Conte “sono come l’acqua fresca”. Vediamo il perchè di questa definizione e il motivo della causa.

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Dpcm Giuseppe Conte: per il Tribunale di Roma “sono come l’acqua fresca”

Il 16 dicembre 2020 presso un Tribunale di Roma si è svolta in una causa civile. Un contenzioso in cui è finito un esercizio commerciale da sfrattare per morosità, causa mancato pagamento canoni vista la chiusura per Covid (causa civile nrg 45986/2020). Il giudice del Tribunale, come riportato da Affaritaliani.it, dopo una lunga analisi dei principi base che tengono insieme la comunità e lo Stato italiano, è arrivato alla conclusione che “i Dpcm siano viziati da violazioni per difetto di motivazione. I Dpcm siano in realtà viziati da molteplici profili di illegittimità e, come tali, caducabili”, cioè non producono effetti reali e concreti dal punto di vista giurisprudenziale, della legge. Dunque con l’espressione “sono acqua fresca” ci si riferirebbe al fatto che i Dpcm “non sono di natura normativa, ma hanno una natura amministrativa”.

Giuseppe Conte

I Dpcm della fase 2

Anche i Dpcm che disciplinano la fase 2 hanno lo stesso problema, ovvero non hanno una natura normativa. Come riportato da Affaritaliani.it, il giudice della causa civili di Roma, entrando nei particolari, ha spiegato: «Hanno imposto una rinnovazione della limitazione dei diritti di libertà che avrebbe invece richiesto un ulteriore passaggio in Parlamento diverso rispetto a quello che si è avuto per la conversione del decreto ‘Io resto a casa’ e del ‘Cura Italia’. Si tratta per tanto di provvedimenti contrastanti con gli articoli che vanno dal 13 al 22 della Costituzione e con la disciplina dell’art 77 Cost., come rilevato da autorevole dottrina costituzionale». Poi, i Dpcm hanno anche il problema che per essere validi, come atti amministrativi, “devono essere motivati, ai sensi dell’articolo 3 della legge 241/1990”, spiega sempre il Tribunale. Infine, il giudice ha concluso così la causa: «Ritardo tale da non consentire l’attivazione di una tutela giurisdizionale». >> Altre News