È oggi il fatidico giorno, quello del Green Pass obbligatorio sul lavoro. Nessuno slittamento, alcun ripensamento. Il presidente del Consiglio Mario Draghi non si è lasciato intimorire dai malumori, non ha ceduto neppure alle richieste dei portuali e di quanti lavorano nel trasporto merci. E non perché non sia consapevole dei rischi che una tale linea dura comporti: l’attenzione del Viminale è massima per lo spettro di blocchi e proteste a macchia di leopardo nel Paese. Una circolare del dipartimento di Pubblica Sicurezza non esclude, infatti, che l’avvio del “nuovo provvedimento possa costituire il pretesto per un ulteriore inasprimento dei toni della contestazione”. Il capo della polizia Lamberto Giannini, nell’avviso inviato a questori e prefetti, parla di possibili “azioni improntate all’illegalità” a “danno di obiettivi esposti” al rischio, ma ”anche con possibili episodi di contrapposizione fra gruppi aderenti a opposti estremismi”.
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No tamponi gratis o calmierati, Draghi tira dritto: ecco quando il Green Pass sul lavoro sarà cancellato
È una posizione molto netta quella del premier Mario Draghi. Ancora una volta l’economista pare disposto a fare «tutto il necessario» per portare a compimento il compito per il quale è stato chiamato a Palazzo Chigi: accelerazione della campagna vaccinale e rilancio dell’economia. “Le cose vanno fatte perché si devono fare, non per avere un risultato immediato anche quando sono impopolari”, aveva detto qualche settimana fa nel suo intervento all’Intitolazione dell’Aula Magna della Bologna Business School a Beniamino Andreatta. Non cerca il consenso, tira dritto per la sua strada. Da qui l’accusa di Paolo Uggè, presidente di Conftrasporto-Confcommercio, che a «Rainews 24» ha dichiarato: «Occorre da parte di chi governa il paese, più ascolto, più umiltà e più capacità di comprendere i problemi reali».
Le ipotesi al vaglio del governo: oggi il Cdm
Draghi però ha deciso di non accogliere alcun rinvio sull’obbligo di Green pass nei luoghi di lavoro, e scartare l’ipotesi di tamponi gratuiti perché giudicata politicamente sbagliata. Una scelta quest’ultima, in linea con Confindustria, dietro cui si nasconde probabilmente una ragione di tipo logistico. Per lo Stato la spesa sarebbe di almeno 500 milioni di euro al mese. Da escludere per ora anche l’opzione dei prezzi calmierati. Come scrive Marco Galluzzo su «Il Corriere della Sera» “l’ipotesi più concreta è che il governo intervenga allargando il credito d’imposta per le imprese che decidano di pagare i tamponi per i propri dipendenti. Il credito è oggi al 30%, potrebbe essere ampliato almeno sino al 50%. In ogni caso nessuna decisione è stata ancora presa”.
Draghi Green Pass sul lavoro, fino a quando? Il retroscena
Le prossime settimane saranno calde per il governo, un test per capire quali dovranno essere le future mosse. Dall’incontro con Salvini dell’altro ieri è emerso, stando ad alcuni retroscena, che Draghi potrebbe fare una concessione legata ad una soglia chiave di vaccinazione, intorno al 90% della popolazione. In sostanza, se a metà novembre, con il piano del generale Figliuolo ci si avvicinasse davvero al 90%, allora si potrebbe aprire una riflessione sull’obbligo del Green pass sul posto di lavoro. E sarebbe una svolta significativa per tutti, ma è un discorso che si potrà fare solo tra qualche giorno. Intanto il premier ha convocato per oggi il Consiglio dei ministri con all’ordine del giorno la legge di bilancio, il decreto fiscale e quello sulla sicurezza sul lavoro, di cui Draghi ha parlato anche con i sindacati. Provvedimenti che, senza dubbio, scuoteranno la maggioranza, divisa su alcuni temi. Il premier lo sa bene, basterebbe a mo’ di esempio il discorso sui tamponi gratuiti sui cui insiste Salvini, ma che invece Letta ha etichettato come una sorta di «condono per gli evasori». Leggi anche l’articolo —> Salvini-Draghi, retroscena sull’incontro: “L’unica concessione sull’obbligo del Green Pass”