Gianluigi Paragone è tornato ad attaccare Mario Draghi, partendo da una dichiarazione ben precisa del presidente del consiglio all’ultima conferenza stampa: “Il lavoro me lo so trovare anche da solo”. Il tono stizzito dell’ex governatore di Bankitalia per il fondatore di Italexit troverebbe giustificazione nel mancato approdo al Quirinale. Nel suo editoriale su «Il Tempo», Paragone scrive che dal Colle Draghi avrebbe facilmente potuto guidare “la sala macchina senza doversi misurare in cabine di regia e consigli di ministri, i luoghi dove i partiti addensano le loro richieste”.
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Paragone torna ad attaccare Draghi: “Pnrr? Tutte fandonie, lui qui solo per un motivo”
“L’altro giorno il Governatore dell’Italia Mario Draghi ha fatto sapere di non essere disponibile a fare il premier oltre questa legislatura perché lui ‘un lavoro se lo sa trovare da solo’. La frase è parecchio emblematica dell’uomo. L’indisponibilità al ruolo di presidente del Consiglio (che per quel che mi riguarda ben salutiamo, sia chiaro) ammette una volta di più la vera aspirazione dell’ex Capo di Bankitalia e della Bce, ovvero la salita al Colle come Capo dello Stato”. Questo l’attacco del pezzo di Gianluigi Paragone su «Il Tempo». A detta sua da lì “Draghi avrebbe voluto vestire i panni del Presidente della Repubblica al fine di ‘piegare’ una repubblica parlamentare in una repubblica di tipo semipresidenziale. Gli è andata male, anche se forse si tratta solo di un mero rinvio”. Dietro la frase “un lavoro so anche trovarmelo da solo” ci sarebbe per Paragone una specie di anticipazione: “Il lavoro di Draghi è sempre stato dentro il grande gioco finanziario, come dimostra la scarsissima dimestichezza di SuperMario verso l’economia reale. ‘Trovarsi un lavoro’ significa ritornare alla casa madre, cioè in una di quelle potenti banche d’affari o strutture finanziarie che fanno girare le dinamiche della globalizzazione: tornerebbe lì dopo aver ben ingabbiato l’Italia e la sua ricchezza dentro la trappola del Pnrr”. Il giornalista si è lasciato andare poi ad una sua interpretazione. Il fondatore di Italexit sembra insistere con la tesi del complotto ai danni del Paese.
“La morale di queste emergenze è accrescere il divario tra le élite e il popolo”
“A quasi tutti gli italiani è stata raccontata la favoletta dei tanti soldi che arriverebbero dall’Europa grazie al piano di resilienza: fandonie. Quei soldi non atterreranno mai nell’economia reale, ma serviranno di contro a intrappolare nelle maglie del debito gli italiani. I soldi del Pnrr avranno lo stesso terminale che ebbero le privatizzazioni e le liberalizzazioni, ossia le multinazionali, le banche d’affari e le solite famiglie del capitalismo straccione italiano. Cittadini e piccole imprese resteranno fuori. Insomma il Pnrr è il meccanismo con cui vengono a impossessarsi di una delle più performanti economie mondiali. Draghi è qui per questo: consegnarci alla Finanza”, queste le considerazioni di Paragone. Poi le conclusioni sentenziose: “La morale di queste emergenze è accrescere il divario tra le élite e il popolo: dalla crisi finanziaria a questa sanitaria, il club dei ricchi ha fatto affari d’oro. Sarà così anche con quella climatica. Con la complicità delle grandi banche d’affari fucina dei premier ‘salvatori della patria’”. Leggi anche l’articolo —> L’Ucraina toglie il sonno a Draghi: la mossa dello sceicco per trovare il gas