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Eurispes, il 15,6% degli italiani nega che la Shoah sia esistita

30/01/2020 19:53

“Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore, stando in casa andando per la via, coricandovi alzandovi. Ripetetele ai vostri figli”. Primo Levi ce lo ha raccontato, cosa succedeva nei campi di concentramento. E non è stato l’unico: ancora oggi Liliana Segre è una testimonianza vivente della drammaticità della Shoah, di uno dei periodi più bui della storia, dell’umanità. Eppure in Italia, nel 2020, è aumento il numero di cittadini secondo i quali lo sterminio degli ebrei per mano dei nazisti non è mai avvenuto. Secondo il rapporto di Eurospes, infatti, il 15,6% gli italiani nega che l’Olocausto sia mai esistito.

Eurispes, il 15,6% degli italiani nega la Shoah

“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”, diceva ancora Primo Levi in “Se questo è un uomo”, il memoriale nel quale racconta l’esperienza disumana vissuta nel campo di concentramento di Monowitz, nelle vicinanze di Auschwitz, dove è stato deportato dai nazisti in quanto ebreo. Con un’empatia disarmante, Levi tramite una poesia ha raccontato la disumanità e la disumanizzazione del nazismo. Una poesia che è diventata il simbolo della necessità di ricordare, affinché tutti conoscano l’Olocausto, perché nessuno osi dimenticare le atrocità della guerra, dei campi di concentramento, dello sterminio.

E invece, il numero di revisionisti in Italia è cresciuto dal 2,7% del 2004 al 15,6% del 2020. Così come è in aumento, seppur molto ridotto, il numero di coloro che ne ridimensionano la portata (dall’11,1% al 16,1%). Nel capitolo sull’antisemitismo del Rapporto Italia di Eurispes, infatti, si legge: “Rispetto all’affermazione che l’Olocausto degli ebrei non è mai accaduto , la quota di accordo si attesta al 15,6% (con un 4,5% addirittura molto d’accordo ed un 11,1% abbastanza), a fronte dell’84,4% non concorde (il 67,3% per niente, il 17,1% poco)”.

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Eurispes, secondo il 61,7% gli episodi di antisemitismo non sono un problema

Secondo un italiano su sette, quindi, lo Shoah non è mai esistita. Questi dati vado a braccetto con la diffidenza e l’intolleranza verso gli stranieri diffusa nella Penisola, che spesso giustifica episodi di razzismo e antisemitismo. Questi ultimi, in particolare, sono normalmente considerati casi isolati e quindi non indice di un reale problema di antisemitismo secondo addirittura il 61,7%. Al tempo stesso, il 60,6% li considera il risultato di un linguaggio ampiamente diffuso di legittimazione all’odio e alla violenza. Solamente per il 47,5% del campione gli atti di antisemitismo avvenuti in Italia sono il segnale di una pericolosa recrudescenza del fenomeno. Per il 37,2%, invece, sono semplicemente “bravate” messe in atto per provocazione o… per scherzo.

Analizzando la collocazione politica attribuita a questa convinzione, Eurispes sottolinea che “la credenza che la Shoah non abbia mai avuto luogo vede il picco di intervistati “molto” d’accordo tra chi si riconosce politicamente nel Movimento 5 Stelle (8,2%), concordi complessivamente nel 18,2% dei casi; la più alta percentuale di soggetti concordi (abbastanza o molto) si registra però tra gli elettori di centrosinistra (23,5%). I revisionisti risultano più numerosi della media a sinistra- per il 23,3% l’Olocausto degli ebrei è avvenuto realmente, ma ha prodotto meno vittime di quanto si afferma di solito- e al centro (23%), meno a destra (8,8%)”.

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Eurispes, per il 16,1% l’Olocausto ha prodotto meno vittime di quanto sostenuto

“L’affermazione secondo cui l’Olocausto non avrebbe prodotto così tante vittime come viene sostenuto– continua il rapporto- trova una percentuale di accordo solo lievemente superiore: 16,1% (il 5,5% è molto d’accordo), mentre il disaccordo raggiunge l’83,8% (con il 64,9% per niente d’accordo ed il 18,9% poco d’accordo)”. Un altro 16%, dunque, che si somma a coloro che negano il tentato sterminio della comunità ebraica. In questo contesto continua a persistere l’immagine negativa della comunità ebraica e nel suo ruolo nel mondo: l’affermazione secondo la quale gli ebrei controllerebbero il potere economico e finanziario, non convince più la maggior parte degli italiani (76%), ma ancora si mantiene un 24% di coloro che lo sostengono. L’indagine è stata fatta su un campione di 1000 soggetti, scelti in proporzione alla società italiana.

Il quadro presentato da Eurispes analizza anche il ruolo degli stranieri in Italia: quattro italiani su dieci definiscono il proprio rapporto con gli immigrati “normale”, quasi uno su cinque parla di reciproca indifferenza, il 14,4% di reciproca disponibilità. Il 10,1%, invece, definisce gli immigrati ostili, l’8,1% li trova insopportabili e il 7,7% afferma di temerli. Tutto questo emerge dal “Rapporto Italia”, nel quale viene sottolineato anche che secondo il 45,7% degli italiani un atteggiamento di diffidenza nei confronti degli immigrati è “giustificabile, ma solo in alcuni casi”: Per quasi un quarto (23,8%) guardare con diffidenza gli immigrati è “pericoloso”, per il 17,1% (+6,7% rispetto al 2010) è “condivisibile”, per il 13,4% è “riprovevole” (-4,3% rispetto al 2010).

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Il 35,2% crede che gli immigrati rubino il lavoro agli italiani

Negli ultimi dieci anni in Italia è cresciuta la convinzione che gli stranieri tolgano il lavoro agli italiani, passando dal 24,8% al 35,2%; allo stesso modo è aumentata la percentuale di chi vede negli immigrati una minaccia all’identità culturale nazionale (dal 29,9% al 33%), mentre a manifestare il timore di una aumento delle malattie è passato dal 35,6% al 38,3%. Per la maggioranza del campione (77,2%), comunque, gli immigrati nel nostro Paese vengono sfruttati dai datori di lavoro italiani. Non da meno, negli ultimi dieci anni è scesa di 17 punti l’idea che gli stranieri portino un arricchimento culturale: dal 59,1% al 42%; analogamente, diminuisce la convinzione che gli immigrati contribuiscano alla crescita economica del Paese dal 60,4% al 46,9%. Questo, anche se in realtà “I lavoratori immigrati in Italia producono il 9% del Pil, circa 139 miliardi di euro annui”.

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