Come far sì che i bambini rispettino le distanze di sicurezza? Questa domanda se la stanno ponendo non solo i genitori, ma soprattutto gli insegnanti e i dirigenti delle scuole che non vedono l’ora di riaprire gli istituti e riunire i bimbi. Ovviamente, per poterlo fare bisognerà garantire tutte le sicurezza del caso, in attesa del via libera governativo. Un asilo di Castellanza, in provincia di Varese, per riuscirci, ha proposto di utilizzare dei braccialetti speciali per la fase 2.
Fase 2, un braccialetto per controllare le distanze tra i bambini
L’idea è quella di mettere un braccialetto al polso di ogni bimbo, in grado di rilevare le distanze tra i compagni. Come? In caso i bambini dovessero avvicinarsi, il braccialetto si dovrebbe illuminare e dovrebbe vibrare, così da indicare se non vengono rispettate le distanze di sicurezza. Questa iniziativa, che arriva da un asilo di Castellanza, permetterebbe di riaprire l’istituto ai più piccoli, mantenendo anche i protocolli di sicurezza. Per questo la scuola ha deciso di dotarsi del sistema, in attesa della riapertura ufficiale da parte del governo di tutti gli istituti.
La procedura sarebbe molto semplice: nei piccoli braccialetti, della dimensione di un orologio, verrebbe inserita la distanza minima di un metro da maniere tra un bambino e l’altro, quindi tra un braccialetto e l’altro. In questo modo, se dovessero avvicinarsi, il dispositivo dovrebbe iniziare a vibrare e a illuminarsi, attivando un allarme. La scuola “Eugenio Cantoni” di Castellanza ne ha già acquistati 200 da un’azienda italiana che li produce, e si dichiara pronta a usarli non appena arriverà il via libera per la riapertura. “L’iniziativa sarà sviluppata e spiegata come se fosse un gioco, evitando qualsiasi rischio di ansie per le misure anti-contagio. Lo scopo per i bimbi sarà appunto quello di non far illuminare i propri braccialetti”, ha spiegato Fabio Morandi, preside della scuola intervistato dall’Ansa.
D’alessandro (pedagogista): “Viola i diritti di crescita dei bambini”
Non tutti però si sono dichiarati a favore della proposta. Sebbene a spiegare tutte le modalità di questo dispositivo, descritto ai bimbi come un gioco, saranno delle psicologhe e delle pedagogiste, sono sorti alcuni dubbi. Secondo alcuni, infatti, questo progetto porta con sé il rischio di ripercussioni sui bambini nella fascia d’età compresa tra i 4 e i 6 anni. Cinzia D’Alessadro, coordinatrice pedagogica e presidente del comitato EduChiAmo, ha spiegato a Fanpage.it le sue perplessità. “Un dispositivo del genere viola i diritti di crescita del bambini perché condiziona la libertà del bambino di poter incontrare l’altro e lo fa incutendo paura. Così impediamo ai piccoli di attuare il gioco libero con gli altri che è fondamentale per lo sviluppo tutti i processi di crescita psicofisici ed emozionali”.
Quello che sottolinea l’esperta, infatti, è l’importanza di riprendere il contatto con i propri coetanei in assoluta libertà. “Farlo con questi dispositivi è mostruoso, sembra un film di fantascienza. Inoltre il nostro ruolo di educatori viene praticamente ridimensionato a quello di secondini che controllano”, aggiunge. E’ lecito pensare al ritorno a scuola nella fase 2, ma servono delle proposte valide per farlo. “Devono essere organizzati turni fissi con piccoli gruppi fissi, questo è l’unico modo per tornare a scuola, in altro modo è assolutamente sbagliato in questo modo si danneggiano in modo permanente i più piccoli nell’età che va dai 3 ai 6 anni che è fondamentale nella loro formazione. Pensare di vietare loro la socializzazione è dannoso: a questo punto è meglio tenerle le chiuse le scuole”, conclude D’Alessandro.>>Tutte le notizie di UrbanPost