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Festa del papà, perché in Toscana si dice babbo? Ecco quale dei due termini è nato prima

19/03/2022 11:53 - Aggiornamento 19/03/2022 11:57

Festa del Papà, perché in Toscana si dice “babbo”? Nell’Inferno di Dante, all’inizio del canto XXXII il poeta è in cerca di parole adatte a descrivere il fondo dell’Universo. Usa così questi versi: “Ché non è impresa da pigliare a gabbo / discriver fondo a tutto l’universo, / né da lingua che chiami mamma o babbo”. Nell’opera “De vulgari eloquentia” Dante però condanna fermamente l’uso delle parole “mamma” e “babbo”, definendole come termini puerili. Ma è nato prima “babbo” o “papà”? I toscani sono tra i pochi a usare la parola “babbo”, ma non gli unici.

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Festa del papà, perché in Toscana si dice babbo? Ecco quale dei due termini è nato prima

Il termine “babbo” è diffuso nella stessa  accezione anche in Romagna, Umbria, Marche, Sardegna e nel Lazio settentrionale. L’ha spiegato qualche tempo fa la dottoressa Matilde Paoli, della redazione della consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca a «La Nazione»: “Niente di più naturale: “babbo”, così come “papà” e “mamma”, è una delle prime parole che un bambino pronuncia. I termini affettivi per “padre” e “madre” hanno questo tipo di origine: forse non molto interessante per un erudito, ma certamente molto bello”. Sono “due forme tipiche del primissimo linguaggio infantile, costituite dalla ripetizione di una sillaba, perlopiù formata dalla vocale a e da una consonante bilabiale (p, b, m), i suoni più facili da produrre per i bambini”, ha precisato la dottoressa Paoli. L’espressione “papà” è un vecchissimo francesismo, usato tradizionalmente anche nel nord Italia, invece, “babbo” risulta una espressione autoctona, praticamente locale.

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Le considerazioni dell’esperta

La querelle tra “papà” e “babbo” affonda le sue radici nell’Ottocento. La primissima diffusione del termine “papà”, ha chiarito sempre la Paoli, è diventata nel tempo una sorta di questione sociale, dove “i ricchi preferivano “papà”, al contrario le persone del popolo, quindi più genuine, prediligevano “babbo”, soprattutto in Toscana. E di fatto, ancora oggi si dice “figlio di papà”, mentre “figlio di babbo” non funziona proprio. Lo stesso Pascoli si opponeva a questa discussione, in quanto “papà” è una parola da bambino al pari di “babbo”, ed è assurdo fare una censura su questi termini”. È curioso ricordare come nei secoli passati nessuna delle edizioni del vocabolario registrasse la voce papà o pappà, mentre nel “Lessico dell’infima e corrotta italianità” redatto da Pietro Fanfani e Costantino Arlìa nel 1877, il termine veniva addirittura criticato, come una “voce francese ricevuta in cambio della più cara ed affettuosa di Babbo”. Leggi anche l’articolo —> Festa del papà, le frasi di auguri più belle e le migliori citazioni d’autore

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