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“Fratelli tutti”, cosa dice la nuova enciclica di Papa Francesco

04/10/2020 19:10 - Aggiornamento 04/10/2020 19:24

“Fratelli tutti” è il titolo della terza enciclica di Papa Francesco. Un testo sulla fraternità e l’amicizia sociale rivolta a “tutte le persone di buona volontà al di là delle convinzioni religiose” per una riflessione aperta. Dopo la Lumen fidei del 2013, iniziata da Benedetto XVI è scritta a quattro mani, l’enciclica sociale Laudato si’ del 2015, ecco dunque il testo che approfondisce il Documento sulla fratellanza umana firmato ad Abu Dhabi nel 2019. La nuova enciclica di Papa Francesco, non a caso pubblicata oggi nel giorno in cui si festeggia San Francesco d’Assisi, è stata subito resa disponibile sul sito ufficiale del Vaticano: ripercorriamone i passaggi salienti. (segue dopo la foto)

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“Fratelli tutti”, un’enciclica di Bergoglio ispirata ancora una volta da San Francesco

Quali sono i grandi ideali e le vie concretamente percorribili per chi vuole costruire un mondo più giusto e fraterno nelle relazioni quotidiane, nel sociale, nella politica, nelle istituzioni? E’ la domanda a cui intende rispondere ‘Fratelli tutti’: il Papa la definisce una “enciclica sociale” che prende il titolo dalle ‘Ammonizioni’ di San Francesco d’Assisi, che usava quelle parole “per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo”.

“Questo Santo dell’amore fraterno della semplicità e della gioia – scrive Bergoglio parlando di San Francesco –  che mi ha ispirato a scrivere l’Enciclica Laudato si’, nuovamente mi motiva a dedicare questa nuova Enciclica alla fraternità e all’amicizia sociale. Infatti San Francesco, che si sentiva fratello del sole, del mare e del vento, sapeva di essere ancora più unito a quelli che erano della sua stessa carne. Dappertutto seminò pace e camminò accanto ai poveri, agli abbandonati, ai malati, agli scartati, agli ultimi”.

La fraternità e l’amicizia sociale questioni centrali nel papato di Bergoglio

“Le questioni legate alla fraternità e all’amicizia sociale – scrive Papa Francesco nella nuova enciclica – sono sempre state tra le mie preoccupazioni. Negli ultimi anni ho fatto riferimento ad esse più volte e in diversi luoghi. Ho voluto raccogliere in questa Enciclica molti di tali interventi collocandoli in un contesto più ampio di riflessione. Inoltre, se nella redazione della Laudato si’ ho avuto una fonte di ispirazione nel mio fratello Bartolomeo, il Patriarca ortodosso che ha proposto con molta forza la cura del creato, in questo caso mi sono sentito stimolato in modo speciale dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, con il quale mi sono incontrato ad Abu Dhabi per ricordare che Dio «ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro». Non si è trattato di un mero atto diplomatico, afferma Papa Francesco ricordando l’incontro di Abu Dhabi, “bensì di una riflessione compiuta nel dialogo e di un impegno congiunto. Questa Enciclica raccoglie e sviluppa grandi temi esposti in quel Documento che abbiamo firmato insieme. E qui ho anche recepito, con il mio linguaggio, numerosi documenti e lettere che ho ricevuto da tante persone e gruppi di tutto il mondo”.

Il disinteresse per il bene comune rende il mondo più fragile

“Aprirsi al mondo –  scrive il Papa – è un’espressione che oggi è stata fatta propria dall’economia e dalla finanza. Si riferisce esclusivamente all’apertura agli interessi stranieri o alla libertà dei poteri economici di investire senza vincoli né complicazioni in tutti i Paesi. I conflitti locali e il disinteresse per il bene comune vengono strumentalizzati dall’economia globale per imporre un modello culturale unico. Tale cultura unifica il mondo ma divide le persone e le nazioni, perché «la società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli».[9] Siamo più soli che mai in questo mondo massificato che privilegia gli interessi individuali e indebolisce la dimensione comunitaria dell’esistenza. Aumentano piuttosto i mercati, dove le persone svolgono il ruolo di consumatori o di spettatori. L’avanzare di questo globalismo favorisce normalmente l’identità dei più forti che proteggono sé stessi, ma cerca di dissolvere le identità delle regioni più deboli e povere, rendendole più vulnerabili e dipendenti. In tal modo la politica diventa sempre più fragile di fronte ai poteri economici transnazionali che applicano il divide et impera”.

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“Fratelli tutti”, Bergoglio: “Prendersi cura del mondo vuol dire prendersi cura di noi stessi

“Il modo migliore per dominare e avanzare senza limiti – scrive Papa Francesco nella nuova enciclica – è seminare la mancanza di speranza e suscitare la sfiducia costante, benché mascherata con la difesa di alcuni valori. Oggi in molti Paesi si utilizza il meccanismo politico di esasperare, esacerbare e polarizzare. Con varie modalità si nega ad altri il diritto di esistere e di pensare, e a tale scopo si ricorre alla strategia di ridicolizzarli, di insinuare sospetti su di loro, di accerchiarli. Non si accoglie la loro parte di verità, i loro valori, e in questo modo la società si impoverisce e si riduce alla prepotenza del più forte. La politica così non è più una sana discussione su progetti a lungo termine per lo sviluppo di tutti e del bene comune, bensì solo ricette effimere di marketing che trovano nella distruzione dell’altro la risorsa più efficace. In questo gioco meschino delle squalificazioni, il dibattito viene manipolato per mantenerlo allo stato di controversia e contrapposizione”.

“In questo scontro di interessi che ci pone tutti contro tutti – prosegue Bergoglio – dove vincere viene ad essere sinonimo di distruggere, com’è possibile alzare la testa per riconoscere il vicino o mettersi accanto a chi è caduto lungo la strada? Un progetto con grandi obiettivi per lo sviluppo di tutta l’umanità oggi suona come un delirio. Aumentano le distanze tra noi, e il cammino duro e lento verso un mondo unito e più giusto subisce un nuovo e drastico arretramento”.

“Prendersi cura del mondo che ci circonda e ci sostiene significa prendersi cura di noi stessi. Ma abbiamo bisogno di costituirci in un “noi” che abita la Casa comune. Tale cura non interessa ai poteri economici che hanno bisogno di entrate veloci. Spesso le voci che si levano a difesa dell’ambiente sono messe a tacere o ridicolizzate, ammantando di razionalità quelli che sono solo interessi particolari. In questa cultura che stiamo producendo, vuota, protesa all’immediato e priva di un progetto comune, è prevedibile che, di fronte all’esaurimento di alcune risorse, si vada creando uno scenario favorevole per nuove guerre, mascherate con nobili rivendicazioni”. >> Leggi il testo completo dell’enciclica “Fratelli tutti”