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George Floyd ucciso, Usa in fiamme: dilagano le proteste, anche le Star in strada

01/06/2020 15:49 - Aggiornamento 01/06/2020 16:18

Sempre più accese le proteste negli Stati Uniti per la morte dell’afroamericano George Floyd per mano della polizia di Minneapolis. L’ennesimo atto di violenza nei confronti degli afroamericani da parte di coloro che dovrebbero proteggere la popolazione. La morte di George Floyd è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Le prime proteste hanno portato all’arresto dei poliziotti coinvolti nell’omicidio, ma non è bastato a placare gli animi. Il razzismo dilaga negli Stati Uniti e come dicono diversi cartelli “enough is enough”. Più di 30 Stati americani sono in rivolta e a queste proteste si sono uniti volti noti del mondo dello spettacolo come la modella Emily Ratajkowski e il cantante Machine Gun Kelly.

>>Leggi anche: Madonna si scatena contro l’uccisione dell’afroamericano George Floyd: “Fuck the Police”

george floyd proteste usa

George Floyd, la protesta negli USA

Non si protesta solo per la morte di George Floyd, ma per i continui soprusi della polizia nei confronti degli afroamericani. Oggi, 1 giugno 2020, in America le persone sono scese in strada e sono al sesto giorno di protesta, nonostante l’emergenza sanitaria sotto controllo ma non ancora superata. In California è stato imposto un coprifuoco, ma non è servito a nulla. Nessuno ha intenzione di tornare a casa. Machine Gun Kelly è in strada da due giorni con il cartello “Il silenzio è tradimento”.

Emily Ratajkowski ci mostra le immagini della protesta pacifica che sta avvenendo a Santa Monica, ma attraverso un post racconta come gli atti di violenza immotivata dei poliziotti: “Distruggere un auto della polizia è paragonabile a un poliziotto che colpisce le persone con un manganello o spara proiettili di gomma sui piedi dei protestanti e usa gas lacrimogeni? Questo dovrebbe essere un paese libero che permette di protestare”. Questo è solo uno dei tanti esempi che la modella racconta.

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La situazione di emergenza

Le foto che arrivano in questi giorni dai social sono molto toccanti. Da una parte vediamo migliaia di persone che superano il razzismo e uniti chiedono solo di essere ascoltati “Black Lives Matter”, le vite degli afroamericani contano. Questo è il grido di battaglia su cui si basa tutto. In mezzo alla rivolta ci sono comunque focolai più accessi ed episodi violenti, segno della grande esasperazione che sta vivendo la popolazione americana. Tra le voci che hanno avuto più risonanza in questi giorni di protesta dopo l’omicidio di George Floyd c’è quella di Tamika Mallory, attivista originaria di Harlem da sempre impegnata nel movimento Black Lives Matter e per la causa femminista, anche come ex presidentessa della Women’s March.

Il discorso di Tamika Mallory

Se i palazzi bruciano,” ha spiegato Mallory riferendosi ai disordini, “è perché questa città, questo stato, preferisce preservare una mentalità da supremazia bianca piuttosto che aiutare ad arrestare quattro poliziotti che hanno ucciso un nero. Non parliamo di casi isolati, di poliziotti buoni contro poliziotti cattivi. Parliamo di Ahmaud Arbery, ucciso da bianchi in mezzo a una strada, di Breonna Taylor, uccisa nella sua stessa casa. I palazzi non bruciano solo per nostro fratello, George Floyd. Bruciano perché la gente qui in Minnesota sta dicendo a New York, alla California, al resto del paese: adesso basta“. L’attivista Tamika è stata definita come la nuova Martin Luther King e il suo discorso ha toccato moltissime persone.

C’è modo di fermare tutto questo. Arrestando gli agenti. Non solo qui a Minneapolis, ma in tutte le città americane dove i neri vengono uccisi. Però,” ha concluso, “non parlateci di razzie e saccheggi. Siete voi i saccheggiatori. L’America ha saccheggiato i neri! L’America ha saccheggiato i nativi americani, è questo che fate. L’abbiamo imparato da voi. La violenza l’abbiamo imparata da voi”. Leggi anche –> George Floyd, proteste a Minneapolis: un negoziante uccide un saccheggiatore