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Indietro Savoia! La querelle per riavere i gioielli della Corona: un tesoro di oltre 6mila brillanti

06/02/2024 11:58
gioielli savoia banca d'italia

La morte di Vittorio Emanuele di Savoia, pretendente al trono d’Italia che non c’è più, ha prodotto risvolti, ampiamente prevedibili, circa l’annosa questione dei gioielli “depositati” da Umberto II nel caveau della Banca d’Italia. Un valore complessivo di svariati milioni di euro, qualcuno li quantifica addirittura in 300 milioni, che ora i Savoia rivogliono indietro. Vediamo a che punto è questo “braccio di ferro” dall’eminente valore simbolico. (Continua a leggere dopo la foto)
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Foto: i principi Maria Beatrice e Vittorio Emanuele nel 1962

Beni della Corona o gioielli di famiglia?

Si tratta di un tesoro di 6.732 brillanti e 2 mila perle, di diverse misure, montati su collier, orecchini, diademi e spille varie, ma distinzione è tra beni di famiglia e beni della Corona: va da sé che, in quest’ultimo caso, essendo decaduta la monarchia, i beni della Corona debbano essere incamerati dallo Stato, come avvenuto per alcune residenze dei Savoia. Emanuele Filiberto e le zie, però, sostengono come la gran parte dei gioielli e dei preziosissimi monili rientrino nel patrimonio privato della dinastia fondata da Umberto Biancamano intorno all’anno Mille. Fu Luigi Einaudi, all’epoca governatore della Banca d’Italia, prima di diventare presidente della Repubblica, a incontrare il Re di maggio prima dell’esilio. “Desidero siano depositate presso la Banca d’Italia per essere consegnate poi a chi di diritto”, disse Umberto II. E proprio su questo “a chi di diritto” da quasi ottant’anni si arrovellano gli esperti. I gioielli furono confiscati tre giorni dopo la nascita della Repubblica, sancita con il referendum del 2 giugno del 1946. A chi appartengono veramente di diritto, quindi, agli eredi dei Savoia o all’Italia? (Continua a leggere dopo la foto)
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A chi di diritto…” Già, ma a chi?

Dei possedimenti del defunto principe, dunque, non facevano parte i discussi gioielli, confiscati ai Savoia in seguito alla fine della monarchia e oggi di proprietà dello Stato italiano. L’ultimo atto di questa vicenda finì con un no della Consulta. Una richiesta di restituzione dei gioielli custoditi in via Nazionale era già stata avanzata il 29 novembre del 2021. Emanuele Filiberto di Savoia, nipote di Umberto II, interpellato sulla vicenda disse: “Mio nonno scrisse ‘a chi di diritto’, e ad avere quel diritto sono gli eredi. I gioielli sono di casa Savoia e ci dovrebbe essere una restituzione, poi, come ho sempre ripetuto, andrebbero esposti in Italia perché fanno parte della storia italiana”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Foto: il principe Emanuele Filiberto con la primogenita, Vittoria di Savoia

L’inventario e la stima dei gioielli

Falcone Lucifero dei marchesi di Aprigliano, ministro della Real Casa nei due anni di luogotenenza e regno di Umberto di Savoia, scrisse nei suoi diari: “Vedo le Gioie della Corona per la prima volta, sono davvero meravigliose e valgono più di un miliardo”, come riporta Vogue Italia. Si ritiene che il valore sia oggi di 300 milioni di euro, come detto, secondo le rivalutazioni Istat. Eppure, secondo il gioielliere Gianni Bulgari, che visionò i gioielli nel 1976, il valore sarebbe di molto inferiore. Ad ogni modo, nella Banca d’Italia non sono conservati tutti i gioielli dei Savoia, prova ne è che nel 2007 e nel 2021 sono state organizzate due super-aste dagli eredi con alcuni dei pezzi più preziosi tra cui la famosa tiara di Musy in perle naturali e diamanti del valore di oltre un milione di euro.


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