Aggiornamento: la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso de legali di Ruotolo contro la sentenza d’appello per il duplice omicidio dei due fidanzati Teresa e Trifone, uccisi a colpi di pistola la sera del 17 marzo 2015 a Pordenone. Ricorso giudicato “inammissibile”, seguito dalla conferma della condanna all’ergastolo per l’ex militare. La sentenza è dunque definitiva.
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Omicidio Teresa e Trifone, oggi ultimo atto in Corte di Cassazione del processo a carico di Giosuè Ruotolo. L’ex militare 31enne di Somma Vesuviana, già condannato all’ergastolo in primo grado e poi in Corte d’assise d’appello di Trieste, si professa innocente. Accusato di avere assassinato a colpi di pistola i fidanzati, Teresa Costanza e Trifone Ragone, la sera del 17 marzo 2015 nel parcheggio del palazzetto dello sport Crisafulli di Pordenone, rischia oggi di vedersi confermata la condanna al carcere a vita anche dalla Suprema Corte.
Processo Ruotolo: ultimo atto in Cassazione
Oggi mercoledì 13 gennaio 2021, saranno in aula gli avvocati Giuseppe Esposito e Roberto Rigoni Stern per rappresentare l’imputato in carcere dal 6 marzo 2016. Saranno affiancati dal Principe del Foro, l’avvocato cassazionista Franco Carlo Coppi, 82 anni. Tenteranno il tutto per tutto per ottenere l’annullo con rinvio della sentenza d’Appello e scongiurare il peggio: la conferma del carcere a vita per Ruotolo. I familiari di Teresa e Trifone sono rappresentati dagli avvocati Antonio Cozza, Daniele Fabrizi, Serena Gasperini, Nicodemo Gentile, Carla Sgarito e Giacomo Triolo.
Era martedì 17 marzo 2015, poco prima delle 20. Le indagini hanno dimostrato che in quegli istanti anche Ruotolo si trovava in quel parcheggio. Il militare inizialmente disse di trovarsi a casa in quei minuti, in realtà era lì. Lo rivelò solo dopo essere stato smascherato dalle telecamere di videosorveglianza. “Ero andato in palestra per allenarmi ma sono andato via perché non ho trovato un parcheggio”, disse. Poi ammise di essere andato anche nel poco distante parco di San Valentino “per fare un po’ di corsa ma sono andato via subito perché faceva troppo freddo”. In fondo al laghetto di quel parco, mesi dopo, venne trovata la pistola con cui i fidanzati furono assassinati.
Giosuè e i motivi del rancore covato nei confronti del commilitone Trifone Ragone
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Giosuè Ruotolo avrebbe ucciso Trifone per gelosia e rancore covato da tempo nei suoi confronti. Avrebbe tolto la vita anche alla fidanzata Teresa Costanza in quanto ‘testimone scomoda’ dei dissapori intercorsi tra loro.
Dalle indagini è infatti emerso che Trifone era venuto a sapere che la persona che da settimane insultava e molestava via chat la sua fidanzata Teresa, era proprio Giosuè, il suo ex inquilino nonché commilitone. Lui aveva creato dal pc che usava nell’ufficio della caserma di Cordenons dove prestava servizio, il falso profilo Facebook ‘Anonimo Anonimo’, attraverso il quale fingeva di essere una donna, amante di Trifone, che insidiava con ogni tipo di ingiuria Teresa Costanza per indurla a lasciare Ragone.
Durante un chiarimento tra i due ex commilitoni, Trifone malmenò Ruotolo e lo minacciò di denuncia. Intimidazione che per l’accusa preoccupò molto l’oggi imputato, che temeva che una querela avrebbe compromesso per sempre la sua carriera nella Guardia di Finanza. In questo clima di odio e sete di vendetta, Giosuè Ruotolo avrebbe nei mesi maturato la malsana idea di uccidere Trifone e con lui la fidanzata, testimone dei fatti accaduti. Questo il movente del delitto secondo l’accusa. Potrebbe interessarti anche —> Omicidio Teresa e Trifone, Giosuè: il passo falso durante telefonata alla ex fidanzata