In una lunga e toccante intervista Luana Amati, fidanzata di Giovanni Custodero, racconta la vita insieme all’ex calciatore del Fasano morto lo scorso 12 gennaio dopo aver chiesto la sedazione profonda. Non risparmia nemmeno gli ultimi attimi insieme Luana, che confessa: «Non ne poteva più di soffrire. Se fosse stata legale, Giovanni avrebbe chiesto l’eutanasia». Una battaglia lunga quattro anni contro un sarcoma osseo, in cui Luana è sempre stata accanto al suo “guerriero”. «Sapete qual è il ricordo più pazzo? – ha raccontato la ragazza, giovanissima, a Repubblica – Giovanni e io lanciati con una carrucola tra due montagne, in Basilicata, per fare il volo dell’angelo. Volavamo felici, mano nella mano, sicuri di aver sconfitto la malattia», ricorda la fidanzata di Custodero al quale avevano già amputato la gamba.
Giovanni Custodero, la fidanzata: «Diceva che il vero coraggio era guardarsi negli occhi»
«Dopo il primo ricovero Giovanni me lo chiese: ho il tumore, sei sicura di voler restare con me? Domanda assurda, lui era il mio amore», ha confidato Luana raccontando poi il primo incontro con Giovanni in un ristorante di Savelletri dove faceva il cameriere: «Mi avevano colpito la sua spensieratezza e l’allegria. Sorridi che il mondo sorriderà a te, era il suo motto. Il mare, il sole, il cibo buono, il calcio, l’amore. Giovanni era così. Diceva che il vero coraggio era guardarsi negli occhi». Coraggio che non è mancato a Custodero nemmeno quando, all’inizio di dicembre, gli dissero che non c’era più nulla da fare. «Ha deciso di comunicare a tutte le persone più care lo stato della sua malattia e la volontà di morire. Non ne poteva più di soffrire. Se fosse stata legale, Giovanni avrebbe chiesto l’eutanasia», esortando la sorella Mariana a portare avanti, in suo nome, la battaglia per l’eutanasia legale.
«Durante la sedazione, ogni tanto apriva gli occhi e mi mandava un bacio»
«Non facevamo altro che salutarci. – prosegue Luana ricordando gli ultimi tempi accanto all’ex calciatore – Ci siamo isolati, lontani dai social e con i telefoni spenti, per non buttare via nemmeno l’ombra del tempo. Giovanni ha voluto accanto a sé gli amici più cari, per ognuno una battuta, un ricordo, un abbraccio. A Capodanno abbiamo cenato e brindato nella sua stanza. E lui a incitarci di non avere paura». E ancora: «Quando Giovanni mi ha detto di voler morire, mi sono stesa accanto a lui. Mi girava la testa. Siamo stati ore in silenzio. Poi, però, mi ha spronato: ‘Luana, vai e spacca tutto, realizzati, vivi’».
La battaglia di Custodero, condivisa sui social, era di ‘conforto’ ai tanti malati che lo seguivano: «Chi aveva bisogno di conforto andava da Giovanni. – spiega Luana – E lui utilizzava il raccolto delle donazioni per portare allegria e giocattoli ai bambini dei reparti oncologici». Poi l’ultimissimo ricordo: «Durante la sedazione, ogni tanto apriva gli occhi e mi mandava un bacio. Il giorno in cui è morto, nel dormiveglia, mi ha abbracciato con una forza pazzesca, pensavo che i miei capelli lo soffocassero. Poi piano piano mi ha lasciato e ho capito che non c’era più».
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