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Regeni, secondo l’Egitto l’assassino è ancora ignoto: “Prove insufficienti”

01/12/2020 09:10 - Aggiornamento 25/01/2021 11:54

Ancora niente giustizia per Giulio Regeni. La Procura di Roma è pronta a continuare e a chiudere le indagini sull’assassinio del ricercatore italiano ucciso in Egitto nel 2016. Ma secondo il procuratore generale egiziano, le prove sono insufficienti. I genitori di Giulio: “Ennesimo schiaffo in faccia”.

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Il procuratore egiziano “avanza riserve”

Il procuratore italiano Michele Prestipino, in videoconferenza con il procuratore generale dell’Egitto Hamada al Sawi, ha annunciato che la procura italiana è pronta a chiudere le indagini. Queste sono a carico dei cinque individui appartenenti ai servizi segreti egiziani, accusati del sequestro di Giulio Regeni. “Il procuratore generale egiziano avanza riserve sulla solidità del quadro probatorio, che ritiene costituito da prove insufficienti per sostenere l’accusa in giudizio. In ogni caso la procura generale d’Egitto rispetta le decisioni che verranno assunte, nella sua autonomia, dalla procura della Repubblica di Roma”. Questo è quanto viene comunicato in una nota congiunta.

A quasi cinque anni di distanza dall’assassinio del ricercatore italiano, secondo l’Egitto il colpevole è ancora ignoto. “Abbiamo raccolto prove sufficienti nei confronti di una banda criminale accusata di furto aggravato degli effetti di Regeni che sono stati rinvenuti nell’abitazione di uno dei membri della banda criminale”. Questo è quanto  comunica Hamada al Sawi.

I genitori di Giulio Regeni: “Ennesimo incontro infruttuoso”

I genitori di Giulio Regeni si dicono profondamente offesi dall’ennesimo incontro vano tra le due procure. Il procuratore egiziano, infatti, fa prova di sfrontatezza nell’avanzare riserve sulle indagini italiane. Mentre continua a rifilare alla procura di Roma e alla famiglia di Regeni il “vecchio sanguinario depistaggio dei 5 rapinatori che costò la vita a degli innocenti fatti spacciare per gli assassini di Giulio”. “Prendiamo atto dell’ennesimo incontro infruttuoso tra le due procure. Le strade tra le due procure non sono mai state cosi divise. In questi anni abbiamo subito ferite e oltraggi di ogni genere da parte egiziana, ci hanno sequestrato, torturato e ucciso un figlio, hanno gettato fango e discredito su di lui, hanno mentito, oltraggiato e ingannato non solo noi ma l’intero Paese”. Lo affermano in una nota Paola e Claudio Regeni e l’avvocato Alessandra Ballerini.

“Da un lato apprezziamo – prosegue la nota – la risoluta determinazione dei nostri procuratori che hanno saputo concludere le indagini. Senza farsi fiaccare ne’ confondere dai numerosi tentativi di depistaggio, dalle interminabili dilazioni e dalle mancate risposte egiziane. D’altra parte non possiamo che stigmatizzare una volta di più la costante e plateale assenza di collaborazione da parte del regime. Il regime continua a non rispondere alla rogatoria del 29 aprile 2019. E non ha neppure voluto fornire l’elezione di domicilio dei 5 funzionari della National Security iscritti nel registro degli indagati due anni fa”.

giulio regeni

Giulio Regeni, i genitori: “Serve un segnale di dignità”

I genitori di Giulio Regeni ritengono la risposta di al Sawi “l’ennesimo schiaffo in faccia” da parte del governo egiziano, di cui l’Italia dovrebbe prendere atto, richiamando l’ambasciatore. I dubbi avanzati dalla procura egiziana sull’operato di magistrati e investigatori, secondo Paola e Claudio Regeni, sono “una assoluta mancanza di rispetto nei confronti non solo della nostra magistratura ma anche della nostra intelligenza”. Per i genitori del ricercatore italiano “serve un segnale di dignità. Perché nessun paese possa infliggere tutto il male del mondo ad un cittadino e restare non solo impunito ma pure amico. Lo dobbiamo a Giulio e a tutti i Giuli e le Giulie in attesa ancora di verità e giustizia”. >> Tutte le news di UrbanPost