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Yara Bossetti, il pool di Marita Comi punta sul furgone: può ancora ‘raccontare’ qualcosa?

30/11/2020 19:12 - Aggiornamento 30/11/2020 19:19

Yara Massimo Bossetti, il pool di Marita Comi continua il suo lavoro ed insiste nel voler trovare nuovi elementi che portino alla riapertura del caso. L’attenzione dei media è al momento puntata sul furgone del muratore di Mapello. Perché proprio il secondo team investigativo vuol fare nuovi accertamenti sul mezzo.

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Le telecamere di sorveglianza e il furgone di Bossetti

Video sgranati di telecamere di sicurezza ripresero passare ripetutamente (fino a pochi minuti prima della scomparsa della 13enne) un furgone bianco cassonato proprio nella zona in cui di Yara si persero le tracce. Insieme alla prova genetica quelle immagini hanno pesato come un macigno sull’allora imputato Bossetti in tutti e tre i gradi i giudizio. Yara fu vista per l’ultima volta in vita dal padre di una sua amica alle 18:42. Un sistema di intercettazione altamente sofisticato in dotazione agli inquirenti, in grado di rivelare se un cellulare è spento o acceso e di localizzarne il segnale, registrò l’ultima attività del suo dispositivo. Il telefono di Yara agganciò la cella di via Natta a Mapello alle 18.49, quando ricevette un sms dall’amica. Poi, per l’ultima volta la cella di via Ruggeri a Brembate alle 18:55. Dopo divenne irraggiungibile.

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Il furgone passò davanti alle telecamere della Polynt, una ditta di Via caduti dell’Areonautica a Brembate. Poi, proprio davanti al centro sportivo da cui Yara uscì la sera del 26 novembre 2010, in via Locatelli, c’era un’altra telecamera di un distributore di benzina il cui video di sorveglianza immortalò passare il medesimo mezzo. Di nuovo, lo stesso autocarro in quegli stessi istanti transitò in via Rampinelli, dove si trova l’abitazione dei Gambirasio e dove la 13enne era diretta a piedi. Per la giustizia italiana trattasi dell’autocarro Yeco Daily cassonato all’epoca dei fatti in uso a Massimo Bossetti.

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Il pool di Marita Comi punta sul furgone per dimostrare l’innocenza di Bossetti

Il pool di Marita Comi punta proprio sul furgone di Bossetti: è in programma una analisi antropometrica finalizzata a confrontare l’autocarro con le immagini riprese dalle telecamere della ditta Polynt, situata a 300 metri della palestra di Brembate. Il pool di consulenti, da circa un anno è al lavoro sul possibile smantellamento della prova del Dna, coinvolgendo anche esperti in New Jersey e in Canada.

Per la Procura di Bergamo che condusse le indagini e tre processi, quello dei filmati è lo stesso mezzo a bordo del quale secondo le sentenze il muratore di Mapello si sarebbe aggirato a caccia della sua vittima. Proprio quel furgone oggi, a dieci anni di distanza dai fatti, diventa il ‘fulcro’ di una nuova inchiesta sul caso Bossetti. Il secondo pool investigativo incaricato da Marita Comi di svolgere nuove indagini in favore del marito, affinché riesca a far emergere elementi nuovi che possano portare alla revisione del processo, lo ha infatti acquistato. Sull’autocarro saranno quindi eseguiti nuovi accertamenti. Dopo tutto questo tempo è risultato essere ancora funzionante. Le macchie di ruggine, alcune delle quali prese in considerazione dagli inquirenti per la comparazione con i furgoni dei video, si sono allargate ma la sua struttura è intatta.

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Il furgone di Bossetti può ancora ‘raccontare’ qualcosa?

Sui suoi sedili, il 26 novembre 2010, secondo a Procura si è seduta Yara, ignara del suo terribile destino. Per anni quel furgone è stato al centro di un’aspra diatriba tra accusa e difesa. Gli avvocati di Bossetti hanno infatti sempre contestato la ricostruzione degli inquirenti e i giudici, secondo cui il furgone di Massimo Bossetti è lo stesso ripreso dalle telecamere di sicurezza succitate nei dintorni della palestra e della casa di Yara. All’epoca il Ris di Parma esaminò meticolosamente il furgone del carpentiere bergamasco, e lo smontò completamente. Dal cruscotto ai sedili, dal paraurti al volante. Furono anche ritagliate porzioni di tappezzeria dei sedili per confrontarle con le fibre rinvenute sui vestiti della piccola Yara.

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Dieci anni dopo l’omicidio della giovane ginnasta di Brembate quel furgone può ‘raccontare’ ancora qualcosa? I consulenti di Marita Comi avrebbero deciso di effettuare un test proprio per verificarlo. Vogliono riportare il furgone davanti alle telecamere della Polynt per dimostrare che non può essere lo stesso mezzo delle immagini finite agli atti dell’inchiesta. Immagini che hanno contribuito a inchiodare Bossetti. (Immagini tratte da Quarto Grado) Potrebbe interessarti anche —> Caso Yara inchiesta: tutte le prove che hanno portato all’incriminazione e condanna di Massimo Bossetti