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Governo Draghi: cosa può funzionare e cosa no nel nuovo esecutivo

14/02/2021 15:18 - Aggiornamento 14/02/2021 17:19

I ministri del nuovo governo Draghi hanno prestato giuramento ieri 13 febbraio. La squadra formata da Super Mario è rigorosamente europeista e pronta a spendere per la ripartenza del Paese. Certo, c’era fermento di novità nell’aria e alcune facce note ritornate al governo hanno deluso le aspettative. A luglio inizierà il semestre bianco, che garantisce che non ci saranno elezioni fino all’anno prossimo. E se tutto va come deve andare, questo governo potrebbe anche eleggere il nuovo presidente della Repubblica.

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Draghi ministri governo: punti di forza

Da un esecutivo con a capo Mario Draghi non ci si poteva aspettare la presenza di qualche ministro euro-scettico. Non si tratta di una novità: le porte del governo Draghi sono aperte a Bruxelles. E di conseguenza quelle di Bruxelles possono spalancarsi a Roma: dopo le elezioni tedesche di settembre che sanciranno la fine dell’era Merkel a Berlino, Mario Draghi diventerà il primo per esperienza tra i leader dell’Unione Europea. Il suo peso in UE è una delle prime ragioni per cui Mario Draghi era accolto a braccia aperte a Palazzo Chigi.

Tra i punti di forza dell’esecutivo Il Corriere della Sera include il “fattore manager”: ci sono tecnici al governo, sì, ma non teorici. A differenza di altri governi tecnici visti in passato, tra gli esperti chiamati da Draghi vi sono persone che sono state a capo di aziende di spicco e importanti organizzazioni. Colao, Cingolani e Giovannini, ma anche il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che ha guidato un assessorato regionale.

Al ministero dello Sviluppo è andato Giorgetti, della Lega, mentre al Lavoro c’è Orlando, del Pd. Non è detto che le differenze ideologiche tra i due gruppi andrà a costituire un ostacolo ai lavori in Parlamento: tra Lega e Pd ci sono diverse convergenze per quanto riguarda lavoro, industria, licenziamenti e crescita. Che ci siano le prerogative per la nascita di un asse dei produttori?

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Le insidie

D’altro canto, come anticipato, più di qualche italiano è stato deluso nel rivedere certi volti noti (il trio di Forza Italia). Ci si attendeva una squadra con molti più tecnici, mentre ci sono ben 15 ministri politici. Draghi aveva fatto presagire un governo all’insegna della parità di genere, ma le donne sono solo 8. E se ci si aspettava una rottura con il Conte bis, Lamorgese e Speranza rappresentano la continuità. Continua poi il caos all’interno del M5s, la cui fazione anti-Draghi chiede di ripetere il voto su Rousseau. Non troppo contento Silvio Berlusconi, che sebbene abbia tre ministri al governo, non è contento del trattamento ricevuto da Draghi. Il Cavaliere aveva consigliato a Draghi ben altri nomi, ma l’ex presidente della Bce ha scelto quelli più distanti da Salvini e dalle sue posizioni sovraniste.

Per ultima, ma non per importanza, l’insidia più grande, che non passerà di certo in secondo piano. La pandemia non è ancora sotto controllo, e per quanto la campagna di vaccinazione stia procedendo, non lo sta facendo con la velocità sperata. Senza contare l’enorme zona grigia sul tema varianti e vaccini. La ripartenza promessa da Mario Draghi non può, purtroppo, prescindere dall’andamento della pandemia. >> Tutte le news