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Green Pass, professore non vaccinato: «Non faccio la cavia né voglio pagare i tamponi»

02/09/2021 12:21 - Aggiornamento 02/09/2021 12:28

Green Pass scuola«Vorrei vederci più chiaro e non fare la cavia». Così Valentino Di Carlo, 41 anni, insegnante precario, che lavora nella provincia di Lecco, in un’intervista concessa oggi a Rory Cappelli per “Repubblica”. Il professore ha spiegato di non avere alcuna intenzione oggi di vaccinarsi contro il Covid-19 e di non possedere il Green Pass, necessario per entrare in aula.

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Green Pass, professore non vaccinato: «Non faccio la cavia né voglio pagare i tamponi»

È laureato in Scienze Politiche, Scienze Filosofiche e Lettere Moderne. Le sue perplessità sono quelle che si leggono di continuo sui social: «Vorrei intanto che fosse chiaro: io non sono contro i vaccini. Il punto non è vaccino no o vaccino sì, io sono a favore dei vaccini: quello che rasenta l’incostituzionalità è il fatto che si obblighi il lavoratore ad accedere al luogo di lavoro soltanto con il Green Pass», ha detto Di Carlo. E ancora: «Che poi sia utile vaccinare in questo momento storico per calmierare il contagio, lo capisco: però non mi si può chiedere un foglio per entrare al posto di lavoro. La mia scelta è una scelta attendista: massima fiducia nella scienza, ma sicuramente l’evoluzione del lavoro fatto dagli scienziati sul vaccino ha bisogno ancora di qualche limatura», ha spiegato il 41enne.

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«Siamo alla follia», lo sfogo nell’intervista a “Repubblica”

La chiacchierata con “Repubblica” ha fatto emergere non solo i dubbi sui vaccini, ma anche i problemi di ordine pratico che il mancato possesso del Green Pass comporta. Di Carlo, docente non di ruolo, deve fare i conti col denaro e i costi dei test da fare se non ci si vuole vaccinare. «Sì, ma non capisco perché l’ipotesi di effettuare tamponi salivari e faringei gratuiti non viene presa in considerazione per tutelare chi è vaccinato e tutelare anche chi intende andare a lavorare senza dover necessariamente esibire la vaccinazione e il Green Pass, anche perché la vaccinazione non esclude la diffusione della malattia. E poi non c’è un minimo di collaborazione: è stato anche detto che i tamponi devono essere pagati dai docenti, siamo alla follia, soprattutto per i precari: il tampone costa adesso 15 euro, ne devo fare tre a settimana, per un totale di 45 euro a settimana. E solo per poter entrare nel posto di lavoro. Siamo l’unica categoria trattata così. Perché?», lo sfogo del professore non vaccinato. Leggi anche l’articolo —> Green Pass obbligatorio divide maggioranza: la Lega vota contro, ma Draghi non indietreggia

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