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Biden dice che non c’è un’escalation della guerra in Medio Oriente, ma è davvero così?

03/02/2024 13:30 - Aggiornamento 04/02/2024 18:21
joe biden

Ultime notizie esteri, guerra in Medio Oriente, oggi tutti i principali media occidentali non fanno che parlare degli attacchi Usa in Siria e Giordania in risposta all’uccisione di tre militari americani avvenuta proprio al confine tra i due paesi. E delle conseguenti dichiarazioni del Presidente americano Joe Biden, in visita ai familiari delle vittime in compagnia della first lady Jill. “Non c’è un’escalation della guerra in Medio Oriente”, ha detto Biden ai cronisti alla Dover Air Force Base nel Delaware. Ma le cose stanno davvero così? Facciamo un punto dettagliato della situazione.

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guerrra in medio oriente bombardamento americano in siria 2 febbraio 2024

Guerra in Medio Oriente, gli attacchi americani in risposta all’uccisione dei tre militari in Giordania

Gli Stati Uniti nella giornata di ieri hanno colpito in Siria ed Iraq obiettivi delle milizie filo-iraniane considerate responsabili dell’uccisione, nei giorni scorsi, di tre militari statunitensi al confine tra Giordania e Siria. I raid, che hanno visto anche l’impiego dei bombardieri strategici B-1, erano attesi da giorni e proseguiranno ancora rappresentando di fatto l’escalation della guerra in Medio Oriente negata da Joe Biden. “La nostra risposta continuerà nei tempi e nei modi che decideremo”, ha detto lo stesso numero uno della Casa Bianca in visita ai familiari dei militari americani uccisi.

 “Gli Stati Uniti hanno colpito unità iraniane d’elite e milizie alleate di Teheran in raid effettuati in Siria e Iraq:”, ha annunciato il Comando centrale militare americano, il Centcom, in un post su X, senza fornire il numero dei morti e sottolineando che le forze armate di Washington continueranno a colpire i miliziani filo-iraniani ancora per giorni. Il New York Times afferma che nei raid sono rimasti uccisi “almeno 18 membri di gruppi sostenuti dall’Iran” e che il ministero della Difesa siriano ha parlato di vittime “civili e militari”.

Gli attacchi sono stati condotti dall’Usaf con le sue punte di diamante, i bombardieri strategici B-1B “Lancer” in grado di colpire a lungo raggio anche con armi balistiche e munizioni guidate di precisione. Gli attacchi di venerdì 2 febbraio 2024 (notte tra venerdì e sabato in Italia) non hanno colpito alcun obiettivo all’interno dell’Iran. Sia la Casa Bianca che Teheran hanno chiarito nei giorni scorsi che non vogliono un conflitto diretto, ma l’escalation della guerra in Medio Oriente è un dato di fatto nonostante le parole controverse di Joe Biden. Infatti, ad ulteriore dimostrazione della capacità militare americana di colpire praticamente ovunque, i bombardieri strategici B-1 che hanno bombardato i miliziani filo-iraniani in Siria sono volutamente partiti dal territorio americano: sono decollati infatti decollati dalla base Usaf di Dyess, in Texas, per poi colpire dopo 9000 km di volo. La scelta di far partire i bombardieri dal suolo americano è stata motivata dal Centcom con la necessità di mantenere liberi i velivoli schierati dall’Usaf nelle basi del golfo per ulteriori attacchi. Tuttavia, ai più attenti a Teheran, il messaggio deve essere arrivato forte e chiaro.

Cosa ha detto Joe Biden a proposito della guerra in Medio Oriente

Guerra in Medio Oriente, il Presidente Usa Joe Biden ha fatto visita ai familiari dei tre militari americani uccisi nei giorni scorsi al confine tra Siria e Giordania le cui salme sono rientrate alla Dover Air Force Base nel Delaware. “I tre militari americani che abbiamo perso erano patrioti nel senso più alto del termine. E il loro ultimo sacrificio non sarà mai dimenticato dalla nostra nazione – aveva dichiarato il Presidente Usa in una nota ufficiale all’indomani dell’uccisione dei militari americani in Giordania. “Insieme, manterremo il sacro obbligo che abbiamo nei confronti delle loro famiglie. Ci sforzeremo di essere degni del loro onore e valore. Porteremo avanti il ​​loro impegno nella lotta al terrorismo. E non abbiate dubbi: chiederemo conto a tutti i responsabili nel momento e nel modo da noi scelti”. E così è stato.

Oggi Biden ha aggiunto diversi carichi pesanti al suo discorso, pur cercando di minimizzare affermando che la risposta a queste uccisioni deliberate di militari americani non sarebbe un’escalation della guerra in Medio Oriente. Gli Stati Uniti “non vogliono il conflitto in Medio Oriente o in qualsiasi altra parte del mondo. Ma – ha detto – tutti coloro che vogliono farci del male sappiano questo: se fate del male a un americano, reagiremo”.

Guerra in Medio Oriente Joe Biden rende omaggio ai militari americani uccisi in Siria 2 febbraio 2024

La questione Houthi e lo “scacco matto” nel Mar Rosso

Ma i fronti della guerra in Medio Oriente sono più d’uno, non si combatte solo tra Gaza, Libano meridionale, Siria, Giordania e Iraq, Il nuovo fronte aperto nel Mar Rosso dai “ribelli” Houthi filo-iraniani dello Yemen, è una ferita forse ancora più profonda per le implicazioni sul commercio globale: potrebbe rappresentare un vero e proprio “scacco matto” alla strategia americana nel’area. I ribelli Houthi sono una delle due principali fazioni che controllano il territorio nel mezzo della guerra civile in corso nello Yemen, in cui si scontrano gli interessi delle due potenze regionali contrapposte (Arabia Saudita e Iran, insomma). Attualmente gli Houthi controllano la costa occidentale del paese, compresa la capitale Sana’a, e quindi l’affaccio sul Mar Rosso.

Gli Houthi hanno portato a segno decine di attacchi a navi commerciali nel Mar Rosso, in corrispondenza dello stretto passaggio tra questo e il Golfo di Gibuti, costringendo prima Usa e Gran Bretagna, quindi poi anche l’Unione Europea (Italia inclusa, la cui fregata Martinengo prenderà presto il comando della missione “Aspides”), all’invio di navi militari per garantire l’incolumità del proprio naviglio merci e la tutela dell’importantissima rotta commerciale.

Ma perché gli Houthi attaccano le navi da trasporto occidentali nel Mar Rosso? Secondo gli analisti dell’intelligence militare americana lo fanno su espressa indicazione dell’Iran, per aprire appunto un nuovo fronte in grado di destabilizzare l’intervento degli Usa nei conflitti mediorientali. Altri osservatori, invece, sono di tutt’altra opinione. “Hanno una relazione e il sostegno dell’Iran, ma non sono un diretto rappresentante degli interessi iraniani. Hanno i loro interessi definiti a livello locale e quindi penso che le loro azioni negli ultimi due mesi lo abbiano riflesso”, sostiene Stacey Philbrick Yadav, professore di Relazioni internazionali allo Hobart and William Smith Colleges in una recente intervista a Time Magazine.

In realtà, secondo altri analisti, agli Houthi interesserebbe di più destabilizzare gli “odiati Sauditi” nel momento in cui cercano di normalizzare i propri rapporti con Israele e di ritagliarsi un ruolo determinante nello scongiurare un’escalation della guerra in Medio Oriente e in particolare del conflitto tra Gerusalemme e Gaza. E in questo gli attacchi verso le navi occidentali sarebbero un’arma potentissima, anche mediatica, per far guadagnare consensi al campo opposto, quello filo-Hamas. Agli Houthi e al loro ruolo nella guerra in Medio Oriente dedicheremo nei prossimi giorni un approfondimento esclusivo.

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