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Immunità innata, scoperta anche contro Omicron: come funziona

05/02/2022 12:35 - Aggiornamento 05/02/2022 12:40

Immunità innata contro il Covid, di che si tratta? Sull’«Adnkronos Salute» l’intervista a due scienziate italiane, Garlanda e Vicenzi, che con un team internazionale stanno studiando la molecola ‘antenata anticorpi’ che sembra proteggere da Omicron e da altre varianti. Si tratta di un qualcosa che è in grado di riconoscere e bloccare la proteina Spike di ogni tipo di mutazione di Sars-CoV-2. Una scoperta di cui si è parlato anche sulle pagine di ‘Nature Immunology’.

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Immunità innata, scoperta anche contro Omicron

Cecilia Garlanda, responsabile del Laboratorio di Immunopatologia sperimentale di Humanitas, ed Elisa Vicenzi, responsabile dell’Unità di ricerca in Patogenesi virale e Biosicurezza dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano, hanno parlato dell’esito dei loro studi all’«Adnkronos Salute». “È stato bello incontrarsi e mettere insieme le nostre competenze. Con noi altri gruppi a livello internazionale, ognuno dei quali ha potuto contribuire per un pezzo della storia. L’immunità innata è composta da cellule e molecole solubili che hanno un’azione contro microrganismi di origine batterica, virale e fungina. Ci proteggono in maniera spontanea. Nel senso che è una forma di immunità che non ha bisogno di essere educata. A differenza dell’immunità adattativa che invece agisce tramite linfociti e anticorpi. Noi ci siamo focalizzati sui componenti solubili dell’immunità innata, che sono come degli antenati degli anticorpi come tipo di attività biologica, per valutare quale di queste molecole riconoscesse le proteine del virus Sars-CoV-2 ed eventualmente avesse un’azione antivirale”, ha spiegato Cecilia Garlanda.

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Come funziona: la sfida di due studiose italiane

“Mbl (Mannose Binding Lectin, la molecola testata) è attiva contro tutte le varianti che abbiamo testato finora, inclusa Omicron, proprio perché lega una porzione della proteina Spike che non va a ingaggiare direttamente il recettore, ma una parte in cui sono presenti gli zuccheri”, ha detto Elisa Vincenzi. Questa molecola, ha aggiunto Garlanda, “è stata già in passato utilizzata come potenziale farmaco a livello sperimentale in pazienti con la fibrosi cistica che sviluppano infezioni polmonari da batteri. E il fatto di essere già stata usata nei pazienti semplifica molto lo sviluppo futuro di Mbl, che potrebbe essere usata come oggi vengono utilizzati gli anticorpi monoclonali nei pazienti Covid”.

La stessa Garlanda ha voluto poi subito chiarire: “La gente talvolta percepisce che l’immunità innata c’è e quindi deduce che non abbiamo bisogno del vaccino. Ma invece la resistenza alle infezioni comporta molteplici meccanismi e una collaborazione tra cellule, tra mediatori. Quindi non si può dimenticare l’importanza del braccio evolutivo più importante, che è quello dell’immunità adattativa”.

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Immunità innata Covid, l’intento delle esperte è sviluppare la molecola come fosse un farmaco

La ricerca ha portato alla luce dei risultati importanti: “Abbiamo anche visto che il gene che codifica per Mbl ha diverse varianti genetiche. Quindi abbiamo valutato se queste varianti genetiche fossero associate a forme più o meno severe di Covid e abbiamo scoperto effettivamente che le varianti che comportano bassi livelli di produzione di questa molecola sono associate a forme più gravi. Il che suggerisce che Mbl è davvero importante nella difesa da questa infezione e che queste varianti genetiche potrebbero spiegare almeno in parte le differenze di suscettibilità all’infezione che si osservano nella popolazione”, ha detto la Garlanda.

L’intento delle scienziate è di sviluppare tale molecola come fosse un farmaco. “Il vantaggio di questa proteina è che potrebbe avere uno spettro d’azione più ampio, essendo meno specifica rispetto ad esempio a un monoclonale”, ha sottolineato la Vicenzi. “C’è sempre un’imprevedibilità di base, ma è cruciale avere gli strumenti per poter orientarsi velocemente e affrontare la nuova sfida in maniera rapida. E questo è possibile solo se abbiamo l’esperienza e gli strumenti necessari”, ha concluso la responsabile dell’Unità di ricerca in Patogenesi virale e Biosicurezza dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano. Leggi anche l’articolo —> Obbligo vaccinale e Green Pass: arriva bocciatura del Consiglio d’Europa