Il tema delle reazioni avverse ai vaccini anti-Covid è diventato una specie di tabù in Italia. Mentre i dati ufficiali dicono che anche nel periodo della vaccinazione di massa non sono state che poche centinaia, i racconti che vengono da chi le ha vissute in prima persona e i “segni” crescono a dismisura. Così come le iniziative legali delle vittime, l’informazione resta confinata in canali ristretti, spesso “indipendenti” e salvo qualche rara eccezione lontana dai grandi media. E’ giusto che sia così?
Non possiamo non osservare la differenza di trattamento che i principali media hanno riservato ai postumi del Covid. Giusto parlarne, ad emergenza finita, come giusto sarebbe dedicare spazio anche alle conseguenze della prima campagna di vaccinazione di massa con vaccini sperimentali applicata a livello globale. Invece siamo qui a lottare ogni giorno per far emergere notizie importanti, evitare di essere accomunati a dietrologi e diffusori di fake news dai tanti censori che durante la pandemia hanno trovato legittimazione anche grazie alla miope politica informativa delle istituzioni sanitarie.
In questo articolo non parliamo di dati, tema su cui torneremo molto presto, ma di informazione. L’occasione è la presentazione per la prima volta in una sala cinematografica in Romagna, di un’importante lavoro di inchiesta basato su storie reali di vittime delle reazioni avverse ai vaccini anti Covid.
“Invisibili”, il documentario sulle reazioni avverse di Paolo Cassina finalmente nei cinema
“Invisibili”, documentario realizzato dal giornalista Paolo Cassina in collaborazione con Alessandro Amori, offre una fotografia impressionante di quello che è successo e sta succedendo ancora con le reazioni avverse ai vaccini. Ho avuto occasione di vedere il filmato in una sala cinematografica in Romagna, a Gambettola, al multisala “Abbondanza”. Si tratta di un evento piuttosto raro al momento. La diffusione del filmato, che è stato realizzato nel 2022, all’inizio era stata limitata ai canali “carbonari” su Telegram e a pagine e gruppi Facebook che seguono la tematica dei vaccini, oltre che sul sito web della casa di produzione, Playmastermovie. Il documentario è stato reso disponibile su YouTube solo nel marzo 2023, evitando per il momento censure. Già questo, come detto, è un elemento importante per capire come sia stato trattato finora il tema delle reazioni avverse ai vaccini.
Ecco perché l’arrivo di quest’opera nelle sale cinematografiche è una notizia molto positiva, come osserva l’avvocato Alberto Poli, tra i promotori della proiezione in Romagna. “La proiezione nei cinema permette di raggiungere un pubblico più ampio e diverso rispetto a quello web”, mi ha fatto notare Poli nell’invitarmi alla proiezione a Gambettola, seguita poi da un breve dibattito cui ha partecipato anche lo storico e analista geopolitico Paolo Sensini.
La regia del documentario “Invisibili” è di Paolo Cassina, specializzato in documentari e inchieste giornalistiche, vincitore nel 2014 del Premio Ilaria Alpi e nel 2017 del Premio Guido Vergani, con la collaborazione di Alessandro Amori e le musiche di Nicola Bottos. Il film denuncia è stato prodotto da Playmastermovie, società fondata nel 2016 Alessandro Amori. E’ bene segnalare che la Playmastermovie considerando il documentario un bene collettivo ha rinunciato ai diritti sullo stesso per renderlo fruibile il più possibile.
Il cuore del filmato, che potete vedere su Youtube o anche direttamente qui al termine del testo dell’articolo, sono le storie delle vittime di reazioni avverse: parestesie, gravi disturbi neurologici, pericarditi. Ogni storia è narrata dalla voce dei protagonisti, senza commenti, ma con i contributi scientifici di alcuni professionisti tra cui i medici Alberto Donzelli (specialista in igiene e medicina preventiva) e Antonio De Palma (pediatra e specializzato in medicina naturale), l’avvocato Roberto Martina (Avvocati Liberi) e la psicologa e psicoterapeuta Bruna Maccarrone. E’ uno spaccato impressionante e vivido di quello che è accaduto dopo la campagna di vaccinazione anti Covid in Italia.
E’ la dimostrazione di come questo tema sia ancora un tabù e di come purtroppo le vittime siano abbandonate a loro stesse dalle istituzioni sanitarie. “Per questo motivo abbiamo deciso di realizzare un documentario che vuole portare l’attenzione sulla reale gravità di questi casi attraverso le voci dei danneggiati ma anche dei professionisti del mondo della sanità e della magistratura”, dichiarano gli autori nel presentare “Invisibili”.
Il momento più toccante e anche quello che più fa arrabbiare è la storia di un ragazzo di soli 19 anni, Runa Cody, rientrato da Londra in Italia per trascorrere le feste di Natale 2021 con la famiglia materna. La madre Doina ha “donato” il cuore del suo ragazzo per permettere il lavoro scientifico di ricerca di possibili correlazioni alla vaccinazione. A seguito di denuncia presso la procura della Repubblica di Civitavecchia il Pm oltre a disporre l’autopsia, aveva aperto un fascicolo a carico di ignoti con l’ipotesi di omicidio colposo. L’indagine, tuttavia, è stata archiviata il 23 marzo 2023 dal Gip di Civitavecchia con la seguente motivazione: si esclude correlazione tra morte del giovane e vaccino perché “all’epoca (31 dicembre 2021, ndr) non c’era letteratura scientifica sufficiente”.
Altre proiezioni in arrivo
“Stiamo organizzando altre proiezioni”, fa sapere l’avvocato Alberto Poli. “Nelle prossime settimane Invisibili sarà presentato a Treviso e in altre città venete, ma ci saranno altri appuntamenti in tutta Italia”. E’ una buona, anzi ottima notizia. Vedere una sala di provincia piena il lunedì sera, di un pubblico di diverse fasce di età, significa che l’obiettivo di raggiungere una platea più vasta è stato raggiunto. “Invisibili” ha già avuto oltre 200 proiezioni, tutte organizzate dal basso, ma lo scopo dei promotori tra cui Poli è quello di far crescere esponenzialmente questo numero.
L’informazione indipendente non può essere confinata sul web, strumento certo accessibile ormai a tutti ma non per raggiungere determinati contenuti, purtroppo esiliati dei grandi media e snobbati anche da chi – a parole – dichiara di voler fare informazione alternativa al “mainstream”. L’obiettivo è ottenere risposta alle tante domande rimaste inevase, avere verità e giustizia per le vittime e per le tante persone ammalate e abbandonate a sé stesse in seguito alle reazioni avverse. “In quest’ottica – sottolinea l’avvocato Alberto Poli – è preziosissimo il lavoro di associazioni come Libra di Montebelluna, per il miglioramento continuo e progressivo della qualità della vita, anche e soprattutto chi ha subito un danno grave alla propria salute”.