Italia fase 2. Il virologo Roberto Burioni, sul suo sito di divulgazione scientifica Medical Facts torna a parlare della difficile convivenza con il virus che dovremo affrontare ancora per diversi mesi. “La distanza e l’attenzione ai flussi d’aria saranno i due elementi ai quali ci dovremo affidare per la protezione contro l’infezione quando tenteremo di riprendere la nostra vita normale”, afferma il virologo. Poi parla di un episodio accaduto in Cina, dove ha preso il via l’epidemia da Covid-19, con protagonista negativa l’aria condizionata.
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Italia fase 2: la Cina insegna
Un articolo pubblicato su Medical Facts parte da un caso di contagio avvenuto in Cina in un ristorante di Guangzhou, ex Canton, per spiegare “come alcuni semplici dettagli possano fare la differenza” quando inizieremo gradualmente a tornare dalla normalità. Pensiamo in particolare al 1° giugno, data prevista per la riapertura dei bar e dei ristoranti.
“E’ il 23 gennaio e una famiglia parte da Wuhan, dov’è cominciata l’epidemia, per andare a Guangzhou”, racconta Burioni. “Tutti stanno bene e il giorno dopo vanno a pranzo in un bel ristorante”, sedendosi in una sala di 145 metri quadrati dove ci sono altri 14 tavoli per un totale di 83 commensali e 8 camerieri. La sera stessa uno dei familiari si sente male, va all’ospedale e riceve la diagnosi: Covid-19. “Le autorità si muovono immediatamente, identificano tutte le persone che erano presenti nella sala” del ristorante “e le mettono in isolamento. Nei giorni successivi alcune persone sedute nello stesso tavolo del malato si ammalano”, però se ne ammalano anche altre
di due famiglie diverse, sedute nei due tavoli vicini e “lontane più di un metro dal paziente infettato”.
La vicinanza prolungata è il vero pericolo e l’aria condizionata lo amplifica
Gli epidemiologi cinesi hanno stimato che una delle due famiglie è stata al ristorante contemporaneamente a quella ‘untrice’ per 53 minuti, l’altra per 73. Non solo. “La sala viene esaminata con attenzione e ci si accorge che i getti dei condizionatori creano forti correnti d’aria”. Ed “ecco il motivo per cui la trasmissione è avvenuta a distanza superiore di un metro”. Le goccioline di saliva del commensale che si sarebbe ammalato “sono state sospinte dal getto del condizionatore e sono arrivate più lontano. Certo c’è voluto molto tempo, un’ora o più”. Quindi “verrebbe da dire che per essere
contagiati ci vuole una vicinanza prolungata e magari l’aiuto di una corrente d’aria”.
Italia fase 2: perché il distanziamento sociale è decisivo
Ebbene, per Burioni “nel momento in cui ci accingiamo a riaprire ristoranti, bar e uffici dobbiamo ben tenere presente quanto è successo, che non ha solo aspetti negativi. E’ vero che persone dei tavoli vicini, colpiti dalla corrente d’aria generata dal condizionatore, sono state infettate a distanze maggiori”. E “questo deve portare a particolare cautela nella disposizione dei tavoli e nel loro distanziamento – suggerisce il virologo – specie in presenza di forti correnti d’aria dovute a condizionatori, ventilatori
o qualunque altra cosa.
Però è vera anche un’altra cosa. In quella sala hanno pranzato insieme al paziente 82 persone. 9 sono state infettate (a riprova che un singolo paziente può essere molto contagioso), ma gli altri 72 commensali e soprattutto gli 8 camerieri, che certamente hanno servito anche il paziente infetto, non hanno contratto il virus”. >> Tutte le news sul Coronavirus