Un leggero accenno di barba, i capelli corti, il viso pulito di un ventenne qualsiasi: il killer di Nizza sembrava essere un giovane come tanti altri, un signor nessuno. Nato in Tunisia il 29 marzo del 1999, Brahim Aoussaoui (o Auoissa, secondo altre fonti) pare sia giunto in Francia tramite l’Italia. Secondo quanto ricostruito fino adesso, infatti, sarebbe approdato a Lampedusa lo scorso 20 settembre. In Italia sembra essere rimasto solamente venti giorni, il tempo di fare la quarantena e poi, zaino in spalla, avrebbe raggiunto la Francia per mettere in atto il suo piano terroristico.
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Killer di Nizza, la ricostruzione del suo arrivo
Sconosciuto alle forze della polizia, all’intelligence, così come alle autorità tunisine: Brahim non si era mai fatto notare. Fino a ieri. Lui, il suo zaino con dentro il Corano e un coltello con la lama di 17 centimetri per mettere in atto il suo piano jihadista. Le prime indiscrezioni a riguardo sono arrivate dal deputato francese Eric Ciotti, il quale ha chiesto al presidente Macron di serrare le frontiere per i migranti in arrivo dall’Italia. Poco dopo l’ipotesi è stata confermata sia dall’intelligence francese che dagli apparati di sicurezza italiani: il killer è arrivato in Francia attraverso l’Italia. E’ approdato a Lampedusa il 20 settembre, ha rispettato la quarantena obbligatoria e poi, appena ha potuto, ha attraversato il confine.
Lo stesso giorno a Lampedusa sono arrivati 26 barconi in 24 ore, tutti colmi di migranti. Un numero sufficiente per mandare in tilt il sistema: non c’è abbastanza posto negli hotspot. A causa del sovraffollamento, gli 805 nuovi arrivati il 23 settembre vengono caricati sulla nave quarantena Rhapsody. Tra l’8 e il 9 di ottobre, poi, vengono sbarcati a Bari. Intanto, però, erano iniziate le verifiche su tutti, si erano aperti i fascicoli per immigrazione clandestina. Brahim viene registrato, fotosegnalato, vengono fatte ricerche sul suo conto. Non emerge nulla, nessuna segnalazione, anche perché “altrimenti sarebbe stato rapidamente espulso, come avvenuto per altri soggetti”, ha sottolineato un investigatore.
Nessun altro tentativo di ingresso in Italia, precedenti penali o segnalazioni: collegato al nome di Brahim non c’era nulla. A Bari il 21enne non viene trasferito in un Centro per il rimpatrio, ma riceve un decreto di respingimento, firmato dal prefetto e accompagnato da un ordine del questore ad abbandonare l’Italia entro 7 giorni. Era il 9 ottobre: da quel momento si sono perse le sue tracce.
Il viaggio del killer di Nizza, dall’Italia alla Francia
Cos’è successo tra il 9 e il 29 ottobre rimane ancora da scoprire. L’intelligence francese, quella tunisina e quella italiana stanno collaborando per tentare di capire come sia riuscito a spostarsi in questi venti giorni, se si è avvicinato a un gruppo jihadista in Francia o se è partito dalla Tunisia con un progetto ben chiaro. Stando a quanto riportato dall’Onu, dalla Tunisia sarebbero partiti circa 6mila jihadisti solo negli ultimi anni, tutti con destinazione Europa. Era il 2011 quando a Lampedusa sbarcò Anis Amri, l’autore della strage al mercatino di Natale 2016 a Berlino.
Sicuramente, Brahim era a Nizza da almeno quattro giorni. “L’uomo che ha assassinato le tre persone non era mai stato segnalato dalle autorità tunisine, al contrario di altri, e non era neanche segnalato sotto il profilo della sicurezza nei canali di intelligence”, hanno sottolineato dal Viminale. “Non è schedato come terrorista”, ha confermato anche Mohsen Dali, il sostituto procuratore a Tunisi, nonostante non escluda che ci siano delle “organizzazioni all’origine dell’accaduto”.
Lo scontro politico
“Se è vero, Conte e Lamorgese hanno la responsabilità morale dell’attentato e la ministra deve dimettersi”, ha subito dichiarato Matteo Salvini, attaccando il governo e chiedendo dei chiarimenti in Parlamento. Allo stesso modo si è schierata Giorgia Meloni, che a sua volta ha domandato delle spiegazioni perchè “la notizia gravissima ci esporrebbe all’isolamento”. Dall’esecutivo, invece, ha replicato il viceministro dell’interno dem Matteo Mauri, il quale ha parlato di una “accusa strumentale e assurda“, ricordando anche il Caso Amri: “Il centrosinistra non si sognò nemmeno di incolpare la destra e la Lega, ma al governo nel 2011 quando quel terrorista arrivò in Italia c’erano loro”. >>Tutte le notizie di UrbanPost