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Laura Ziliani uccisa per soldi, la nonna di Silvia e Paola aveva intuito tutto: le sue rivelazioni agli inquirenti

25/09/2021 18:37 - Aggiornamento 25/09/2021 18:51

Laura Ziliani uccisa per soldi, questa la sconvolgente verità emersa dalle lunghe e serrate indagini condotte dalla procura di Brescia. Accusate dello spietato delitto, due delle tre figlie della 55enne ex vigilessa di Temù, arrestate ieri mattina a Brescia. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, insieme a Mirto Miani (anche lui tratto in arresto) fidanzato della maggiore, avrebbero ordito un piano diabolico per uccidere la donna ed appropriarsi del suo patrimonio immobiliare. Lo confermerebbe una serie di indizi, in primis intercettazioni compromettenti ed inequivocabili.

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Laura Ziliani: il sinistro presagio della madre si è rivelato esatto

Da quando Laura era scomparsa, lo scorso 8 maggio, la sua anziana madre si era rifiutata di rilasciare interviste. Tuttavia quelle poche parole trapelate ai microfoni dei giornalisti avevano lasciato intendere qualcosa di decisamente sinistro.

La nonna di Silvia e Paola Zani, sentita dai Carabinieri nel corso delle indagini, senza reticenza alcuna avrebbe con le sue parole contribuito ad alimentare i sospetti sulle nipoti. «Io non credo che mia figlia si sia smarrita nel bosco, continuo ad avere il dubbio che nemmeno sia uscita dalla sua abitazione la mattina dell’8 maggio, è il mio cuore di mamma che me lo dice». Cattivo presagio, il suo, purtroppo rivelatosi esatto. Perché sulla scorta degli elementi investigativi raccolti, anche la magistratura inquirente è arrivata alle sue medesime conclusioni.

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Le figlie dell’ex vigilessa e l’ossessione per i soldi: il movente economico dietro lo spietato delitto

Lo scorso 17 giugno, la madre di Laura Ziliani aveva riferito i carabinieri di un violento litigio tra la figlia e il fidanzato di sua nipote, Mirto, «scaturito dalle sue sgradite ingerenze nella gestione del patrimonio familiare». «Ho sempre avuto l’impressione che tutti, sia Mirto che le mie nipoti, siano troppo attaccati al denaro» per poi aggiungere che, quando ancora il corpo di sua figlia non era stato ritrovato, «Mirto attualmente gestisce gli averi della famiglia come se fossero i suoi».

Sospetti anche sullo strano comportamento delle nipoti: «Non sono praticamente mai riuscita a discutere con loro della vicenda, sono sfuggenti. Anche ora, ad un mese dalla scomparsa, non riesco ad avere notizie sulle ricerche». L’anziana donna aveva altresì confermato che i rapporti tra sua figlia e Mirto Milani erano tesi per questioni economiche.

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Le ingerenze di Mirto nella vita privata di Laura Ziliani

«Laura era stata accusata da Mirto di spendere troppi soldi per la ristrutturazione degli appartamenti, me lo riferì perché era basita dal fatto che lui potesse intromettersi in maniera così invasiva in situazioni finanziarie che non lo riguardavano.». E ancora: «Ho saputo che ha rimproverato Silvia perché voleva regalarmi una vecchia lavatrice che non usavano».

Una forte personalità, quella di Mirto, che agli inquirenti avrebbe confermato di essere il fidanzato di Silvia e l’amante segreto della sorella Paola nonché sua cognata. L’ipotesi è che sia stato lui il ‘regista’ della trappola mortale, seguita da un maldestro depistaggio, tesa a Laura Ziliani. (Continua a leggere dopo la foto)

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Silvia e Paola Zani, rispettivamente impiegata e studentessa di Economia sono accusate di un crimine terribile. Poi c’è Mirto Milani, 27 anni, originario di Lecco ma residente a Roncola San Bernardo (Bergamo), laureato in psicologia e iscritto al Conservatorio di Milano. Sono loro i tre indagati per l’omicidio della ex vigilessa: gli esami tossicologici hanno confermato la presenza nel corpo della vittima di importanti quantità di benzodiazepine (un ansiolitico), sostanza «potenzialmente idonea a comprometterne la capacità di difesa». L’ipotesi è che Laura sia stata stordita, poi uccisa. Forse soffocata.

Un «trio criminale», lo ha descritto il Gip di Brescia, che avrebbe dimostrato una sconcertante «efficienza criminale» e «freddezza non comune» al solo scopo di «appropriarsi in via esclusiva del patrimonio familiare».