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Loredana Bertè, Sanremo 2020: «Niente Premio Mia Martini a chi promuove violenza»

24/01/2020 15:51 - Aggiornamento 24/01/2020 16:09

Che Festival di Sanremo sarebbe se alla vigilia non ci fossero polemiche un giorno sì e l’altro pure? La kermesse canora di Amadeus, prima ancora dell’inizio, è partita all’insegna dei contrasti: la questione della lista ufficiale degli artisti in gara, poi la presenza per alcuni ‘ingombrante’ della “sovranista” Rita Pavone. E ancora le dichiarazioni in conferenza stampa del padrone di casa sulla valletta Francesca Sofia Novello, fidanzata di Valentino Rossi, etichettate dai più come sessiste. La goccia di un vaso di per sé già colmo è però la partecipazione di Junior Cally, rapper mascherato, autore di testi sessisti e volgari. Sulla presenza di questi si è espressa con fermezza pochi minuti fa su Facebook Loredana Bertè, sorella di Mia Martini, artista scomparsa a cui è dedicato il Premio della Critica del Festival della Canzone Italiana. 

Loredana Bertè

Loredana Bertè, Sanremo 2020: «Niente Premio Mia Martini a chi promuove violenza»

Rabbia, desiderio di riscatto, povertà, violenza sono gli ingredienti delle canzoni di Junior Cally, all’anagrafe di Antonio Signore. Nel mirino di esponenti di Destra, come di Sinistra, alcuni brani del cantante, ad esempio Gioia, il cui testo recita così: «Lei si chiama Gioia, beve poi ingoia. Balla mezza nuda, dopo te la da. Si chiama Gioia, perché fa la tr*ia, sì, per la gioia di mamma e papà’…Questa non sa cosa dice. Porca tro*a, quanto ca**o chiacchera? L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa. C’ho rivestito la mascherà. ‘state buoni, a queste donne alzo minigonne..». Sulla partecipazione di Junior Cally, contestata in una lettera firmata da 29 deputate indirizzata alla vigilanza Rai, è intervenuto nei giorni scorsi anche lo stesso presidente Marcello Foa: «Il Festival dovrebbe promuovere il rispetto della donna e la bellezza dell’amore. La credibilità di chi canta deve rientrare fra i criteri di selezione!». 

Loredana Bertè Junior Cally

«Mia sorella non credo che avrebbe mai voluto che il suo nome venisse associato a certi “soggetti”»

Sulla scia di tali polemiche è arrivato qualche minuto fa l’accorato appello di Loredana Bertè, che ha affidato ai social il suo lungo sfogo: «Chiedo ai giornalisti della Sala Stampa dell’Ariston di escludere, a priori, una possibile candidatura al “Premio della critica Mia Martini” di qualsiasi artista che promuova attraverso i suoi testi violenza fisica o verbale verso le donne o misoginia in generale. Mia sorella è stata per anni vittima di bullismo “verbale” e non credo che avrebbe mai voluto che il suo nome venisse associato a certi “soggetti” che andrebbero SQUALIFICATI (come avvenuto di recente e giustamente in un’altra trasmissione di successo) per istigazione alla violenza sulle donne e per il pessimo messaggio che arriva ai giovanissimi. Grazie». Il post è stato accompagnato dagli hashtag: #noalsessismo #noallaviolenzacontroledonne #noallamisoginia #sanremo2020 #festivaldisanremo2020 #redronnie. Cosa si farà per correre ai ripari? 

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