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Luis Sepúlveda morto per Coronavirus: «I suoi polmoni minati dalla dittatura di Pinochet»

17/04/2020 11:50 - Aggiornamento 17/04/2020 11:58

«Se ne è andato per sempre e lascia un vuoto immenso, incommensurabile. Non mi viene in mente nessun altro scrittore che abbia le sue capacità di difendere la memoria attraverso una letteratura che non è apparentemente militante, ma schierata come lo era lui. Aveva una capacità di narrare che ti portava per mano con il cuore in situazioni delle più diverse e delle più lontane», così Pino Cacucci, scrittore e sceneggiatore tra i più apprezzati in Sud America e non solo, parla dell’amico fraterno di Luis Sepúlveda, morto per Coronavirus ieri giovedì 16 aprile.

Luis Sepúlveda

Luis Sepúlveda morto per Coronavirus: «I suoi polmoni minati dalla dittatura di Pinochet»

In un’intervista telefonica all’HuffPost con la voce rotta dall’emozione Cacucci ha ricordato “Il cileno errante”, come lo aveva ribattezzato proprio lui in un capitolo del suo libro “Camminando”. Era il 1996 Sepúlveda, già famoso in tutto il mondo per aver pubblicato best seller come “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” e “La storia della gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, parlava a Cacucci del suo trascorso da guardia del corpo di Salvador Allende e da prigioniero del generale Pinochet, ma anche della sua esperienza come combattente in Nicaragua. «Ad un certo punto, con il suo mezzo sorriso picaro, mi disse: ‘Dannato te, mi stai diventando il mio dottor Freud. Queste cose non le avevo mai raccontate a nessuno e me le stai tirando fuori tu’. Si riferiva alle torture subite e alla detenzione in un buco sotto terra», spiega il 64enne.

Luis Sepúlveda

«La dittatura cilena voleva farlo fuori, però non lo uccisero subito, lo lasciarono marcire lentamente…»

Lo stesso Cacucci è convinto che le torture abbiano inciso, in qualche modo, sulla morte di Sepúlveda: «Se oggi Lucio (come lo chiama lui) è stato preda di questo Coronavirus, è anche perché i suoi polmoni furono minati dalla dittatura di Pinochet. La dittatura cilena voleva farlo fuori, però non lo uccisero subito, lo lasciarono marcire lentamente. Per sua fortuna, aveva già pubblicato una raccolta di racconti. Amnesty International della Svezia e della Germania cominciarono a fare una campagna molto ferrata chiedendo dove fosse finito il giovane scrittore cileno torturato. Furono la sua salvezza. La dittatura si tolse questo peso e a calci lo caricarono su un aereo, prima nei Paesi scandinavi e poi in Germania dove avrebbe poi avrebbe avuto la cittadinanza. Era cittadino tedesco», ha raccontato lo scrittore 64enne.

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L’amicizia fraterna tra Cacucci e Sepúlveda: «Era speciale. Lui aveva una cordialità unica…»

L’amicizia tra Cacucci e Sepúlveda risale a diversi anni: «Credo che la prima volta che ci siamo conosciuti sia stata negli anni Ottanta, lì dove lui è andato poi a vivere, a Gijón, nelle Asturie, in una grande casa. Allora, però, non viveva lì, ma in Germania. C’era uno dei tanti festival letterari in cui ci si frequentava con tutta una banda di scrittrici e scrittori che diventava poi una banda di amici. Ricordo che ci fu un’intesa immediata, la cosiddetta amicizia ‘a prima vista’, per via delle tante passioni in comune che avevamo». All’HuffPost Pino Cacucci consegna un prezioso ritratto dell’uomo che Luis Sepúlveda è stato: «Era speciale. Aveva una generosità che spaziava in tutti gli ambiti della vita, una cordialità unica. Amava avere le persone care e lontane vicino tutte le volte he poteva. Memorabili le grigliate a casa sua, in quella casa delle Asturie che amava molto perché era grande, aveva un grande giardino, e poi perché era in un posto dove c’era il fresco e la pioggia che amava». «Vola solo chi osa farlo»  è una delle sue citazioni più celebri «Una frase perfetta per uno come lui. Sì, nel suo caso è stato proprio così. Lo ha fatto per tutta la sua vita. Continuerà ad essere un esempio per tutti noi», ha ribadito con forza Cacucci.

Luis Sepúlveda

Luis Sepúlveda morto per Coronavirus: «Era un grande combattente. Come scrittore non ha eredi…»

Sepúlveda, maestro dell’arte del narrare: «Colpiva la sua immediatezza, la sua capacità di narrare in maniera molto immediata attraverso le passioni. ‘Prima si vive e poi si scrive’ amava ripetere. La sua scrittura era vita vissuta, non era mai apparentemente autobiografica, eppure era il sunto, l’essenza di tutte le esperienze vissute molto profonde, forti di amore e guerra, di guerriglia e di tanto amore per un’umanità vilipesa e bistrattata, un’umanità che vediamo ogni giorno» – ha spiegato Cacucci – «Era un grande combattente per la difesa degli equilibri della difesa della natura, un ecologista convinto e nemico del neoliberismo. Tutta la sua vita l’ha spesa per difendere questi principi». leggi anche l’articolo —> Luis Sepúlveda frasi, le più belle citazioni dai suoi libri