«Credo non se lo aspettasse nessuno. Avevamo un carico alle spalle molto gravoso, prendevamo il posto il lunedì sera del mitico Commissario Montalbano, giravamo in Sicilia come lui, non nascondo che c’era un carico di responsabilità che ci gravava». Così Claudio Gioè ai microfoni de “I Lunatici”, su Rai Radio2, commentando la serie di successo di Raiuno, che lo ha visto protagonista. Ci sarà “Màkari 2”? L’attore non si è sbilanciato, ma sembra quasi scontata.
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Ci sarà la seconda stagione di “Màkari”? L’intervista di Claudio Gioè a “I Lunatici”
«Non so niente, ho ricevuto tanti complimenti, ci siamo felicitati con la produzione, ma ufficialmente o ufficiosamente non mi hanno comunicato nulla. Non ho notizie fresche», ha dichiarato Claudio Gioè, protagonista di“Màkari”, fiction ambientata in Sicilia, dedicata alle vicende di Saverio Lamanna, scrittore per vocazione e detective per caso. La serie tv, prodotta dalla Palomar di Carlo Degli Esposti, con il supporto della Trapani Film Commission, diretta da Michele Soavi, ha appassionato il pubblico. I telespettatori sono rimasti particolarmente colpiti anche dai luoghi: “Màkari” è stata girata lo scorso anno tra San Vito Lo Capo, la Riserva Naturale Orientata de ‘Lo Zingaro’ a Scopello (TP), Trapani e Palermo.
La popolarità con “I cento passi”
«L’affetto del pubblico ci ha riempito di gioia e ci ha fatto tirare un sospiro di sollievo. Cosa c’è di me nel personaggio di Saverio Lamanna? È stato importante entrare nel mondo di Gaetano Savatteri, leggendone romanzi e racconti. È stato emozionante, parliamo di un palermitano che ha più o meno la mia età, che decide di tornare in Sicilia dopo un lungo periodo di lavoro a Roma. Una cosa che ha coinciso con la mia biografia recente. Sono tornato da due anni a Palermo dopo ventisette anni vissuti a Roma», ha raccontato Claudio Gioè.
Qualche parola infine sulla popolarità raggiunta: «Il momento in cui hanno iniziato a riconoscermi per strada? Con ‘I cento passi’ ho avuto un inizio di riconoscibilità. Avevo 24 anni, mi ricordo che a Venezia fu presentato il film e lì è stato un bellissimo momento. Poi la grande popolarità mi è arrivata con ‘Il capo dei capi’, che fece ascolti straordinari. Quegli ascolti hanno portato con se tutta una serie di cose, tra cui anche una dose di popolarità. Ma ero già grandicello, avevo 33 anni, tanti anni di gavetta alle spalle, tanti anni in cui non avevo lavorato. Dopo ‘I cento passi’ ebbi una grossa delusione, pensavo che fare il proprio lavoro bene potesse aprirti possibilità in questo mondo del cinema, poi ho capito che non bastava, ci sono tutta una serie di cose, di incontri fortuiti, di coincidenze che devi cercare di prendere al volo, che poco c’entrano col tuo talento e la tua passione. Anche se io ho sempre cercato di farmi guidare da questo. Dalla passione», ha confidato l’attore. Leggi anche l’articolo —> Màkari, Ignazio Boschetto firma la sigla della fiction in una Sicilia “terra di diavoli e santi”