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Mario Bozzoli: il suo operaio cambia versione e inguaia il nipote Giacomo

06/11/2020 17:05 - Aggiornamento 06/11/2020 17:24

Caso Mario Bozzoli news: colpo di scena nel giallo di Marcheno. Emergono infatti in queste ore dettagliate indiscrezioni sul perché nei giorni scorsi sia ulteriormente slittata l’udienza preliminare in cui il Gip avrebbe dovuto decidere se rinviare o meno a giudizio il nipote dell’imprenditore scomparso. Giacomo Bozzoli è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e distruzione di cadavere ma continua a professarsi estraneo ai fatti.

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L’operaio di Mario Bozzoli cambia versione e fa cadere l’alibi di Giacomo

Sarebbero infatti emerse “nuove prove” contro Giacomo Bozzoli, l’unico ad essere indiziato per il delitto dopo il proscioglimento di suo fratello e consocio, Alex, e dei due operai presenti in fonderia nel momento in cui dell’imprenditore 50enne si perse ogni traccia, la sera dell’8 ottobre 2015. Ebbene, uno dei due operai sentito di recente dalla magistratura come persona informata sui fatti, avrebbe modificato la sua versione iniziale, fornendo un dettaglio temporale di non poco conto che stravolgerebbe l’impianto difensivo del nipote di Mario Bozzoli.

Si tratta del senegalese Akwase Aboagye detto “Abu”, il quale nella immediatezza dei fatti e in veste di indagato dichiarò invece di avere visto Mario Bozzoli l’ultima volta quella sera alle 19.30. Giacomo Bozzoli venne ripreso mentre si allontanava dalla Fonderia intorno alle 19:27. Una ricostruzione, questa, che scagionava Giacomo. Abu, risentito di recente come persona informata dei fatti, ha appunto modificato la sua ricostruzione, anticipando il suo incontro con Mario di circa 15 minuti.  Esattamente tre minuti dopo, alle 19:15, la telefonata che Mario fece alla moglie per informarla che aveva finito di lavorare e che di lì a poco sarebbe rientrato a casa. “Mi cambio e arrivo”, le disse. Quella sera sarebbero dovuti andare a cena fuori.

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Mario Bozzoli: sarebbe stato ucciso dal nipote nello spogliatoio della fonderia

Il settimanale Giallo a tal riguardo pubblica nel numero in edicola di questa settimana il virgolettato della deposizione dell’operaio in questione: “Ero sul muletto a spazzare il piazzale della fonderia quando ho visto Mario andare verso lo spogliatoio. Non erano le 19:30 come ho sempre sostenuto, ma circa un quarto d’ora prima, ricordo di aver guardato l’orologio”. Secondo la Procura Mario Bozzoli non si sarebbe mai cambiato d’abito in quello spogliatoio. Perché i suoi indumenti sono stati trovati ancora lì, e perché presumibilmente ad attenderlo nella stanza ci sarebbe stato proprio il nipote Giacomo al fine di ucciderlo e sbarazzarsi del corpo in tutta fretta. Colpito di sorpresa e fatto sparire secondo un piano studiato fin nei minimi dettagli. La recente, clamorosa, dichiarazione di Abu smonterebbe quindi l’alibi di Giacomo Bozzoli.

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Giacomo Bozzoli tradito da una App installata nel suo smartphone

A rafforzare questa convinzione degli inquirenti la App iHealth, installata nel cellulare di Giacomo. Nel frangente temporale in oggetto – precisamente fra le 19 e le 19:18 dell’8 ottobre 2015 – l’applicazione è risultata essere inattiva. Non registrò alcuna attività. Dalle analisi telefoniche e tecniche sullo smartphone, è emerso infatti che nello spogliatoio di Mario Bozzoli non c’è campo. Per questo motivo, secondo l’accusa, la succitata App non avrebbe funzionato. Giacomo sarebbe stato proprio lì, intento a tendere la trappola mortale all’odiato zio.

L’indagine ha altresì fatto emergere un altro importante elemento: sempre in quei minuti Giacomo ricevette due telefonate dalla moglie alle quali non rispose. Gli squilli a vuoto memorizzati nel registro chiamate lo proverebbero. Una assenza di attività telefonica che per la Procura si veste di valore probatorio a carico dell’indagato. Si aggiunga inoltre che dopo le 19:18, quando secondo gli inquirenti Mario Bozzoli era stato ormai ucciso, la App in questione avrebbe ripreso a funzionare regolarmente. Potrebbe interessarti anche  —> Mario Bozzoli scomparso, la moglie rompe il silenzio: fu la prima a sospettare del nipote